Quei due fighi di Sara Carbonero e Iker Casillas hanno appena avuto un bebè: il 3 gennaio, "alrededor de las tres de la tarde" (cioè intorno alle tre del pomeriggio), come già recita la pagina Wikipedia spagnola di lei, è nato Martín Casillas Carbonero. O Martín Carbonero Casillas. Non ho mai capito bene come funzioni, ma come forse saprai in Spagna c'è questa meravigliosa e civilissima usanza di dare al figlio il cognome di entrambi i genitori. Anche Sara e Iker, in effetti, non si chiamano solo Carbonero e Casillas, ma Carbonero Arévalo lei, e Casillas Fernández lui. Non ho mai ben capito, dicevo, quale dei due cognomi vada prima e, visto che anche i genitori hanno sempre un doppio cognome, quale dei due decidano di abbandonare e quale invece di dare ai figli. C'è una regola? O è una cosa che si fa per puro piacere/gusto personale? Tipo che ti è sempre piaciuto di più il cognome, che so, di tua mamma, e allora quando ti nasce un figlio decidi di passare al tuo bambino quello lì, e tanti saluti al cognome di tuo padre. O viceversa, naturalmente. Se sai, spiegami.

Diamine, ma allora Martín potrebbe anche chiamarsi Martín Carbonero Fernández? O Martín Fernández Carbonero. Oppure ancora Martín Fernández Arévalo, Martín Arévalo Fernández. O, certo, anche Martín Casillas Arévalo, Martín Arévalo Casillas. Ne ho dimenticato qualcuno? Ho già un cerchio alla testa.

Perché sto parlando di Sara Carbonero e Iker Casillas? Di solito in Italia siamo interessati al gossip spagnolo (famiglia reale compresa) come lo si potrebbe essere alla vita quotidiana del ghiro della Patagonia (esiste?). Cioè poco. Niente. Questi due però hanno attirato la nostra attenzione e sono entrati per sempre nei nostri cuori, almeno in quelli delle femmine, ai Mondiali del 2010. Ti do due appigli, cosicché tu possa ricordarti il come e il quando, e poi andiamo a dettagliare che cosa ci fece andare in pappa il corazón.

I due appigli: si giocava in Sudafrica e la canzone (come si dice? Canzone ufficiale del Mondiale? Colonna sonora del Mondiale?) era Waka Waka di Shakira. Tutto chiaro? Bene. Quell'anno lì vinse la Spagna (se c'è un maschio all'ascolto: perdonaci, siamo donne, non è che certe cose ci siano proprio chiare come il codice di Hammurabi). Iker, in quanto capitano della nazionale spagnola, prima e dopo ogni partita veniva intervistato da Sara Carbonero, giornalista sportiva di Telecinco. Cioè, splendore degli splendori e coincidenza delle coincidenze, la sua ragazza.

La C.S.S.A., Cosa Super Super Adorabile, successe proprio nell'intervista immediatamente successiva alla partita della finale, quella in cui la Spagna vinse appunto il Mondiale. Casillas era felice come una Pasqua, commosso, iniziò a piangere (poco eh, una cosa dignitosa, da maschio emozionato, non una roba tragica stile sorelle Brontë) dicendo che dedicava il premio «alle persone che mi hanno sempre appoggiato, a mio padre, a mio fratello», e poi A LEI, e dicendolo si gettò in avanti per darle un bacio, cogliendo tutti di sorpresa. Sara per prima, che infatti, imbarazzatissima, chiuse il collegamento dicendo al cameraman «Poi questa la tagliamo, vero?»
(Vuoi rivedere il video? Sììì, rivediamolo!)

Quel bacio però divenne subito famosissimo, e ci fece commuovere un po' tutte. Io e le mie amiche avevamo persino messo mi piace a una pagina Facebook intitolata Iker Casillas besando a Sara Carbonero en directo, per farti capire. Quel bacio fu splendido non solo perché svelava a noi non-spagnoli un retroscena, cioè che quei due, per inciso due meraviglie una più bella dell'altra, erano fidanzati, ma anche perché ci spiegava molto di come dovrebbe essere l'amore. Che, come diceva Kirstie Alley in un vecchio film con le gemelle Olsen e Steve Guttenberg, dovrebbe appunto essere «una cosa da non ci mangio non ci dormo tocco le stelle sto per fare goal alla finale dei Mondiali di calcio».

Ecco, Iker un goal non lo poteva fare, essendo il portiere, però ci siamo capiti: l'amore che uno si deve augurare è una cosa più o meno così. Anche se si è meno fighi, anche se si è meno noti, anche se non sei il capitano della nazionale o una giornalista sportiva molto famosa, anche se te non ti riconosce nemmeno il panettiere: che bello che è l'amore quando ti fa venire voglia di gettarti a baciare quella persona lì mentre stai piangendo di felicità, incurante di chi o che cosa ci sia intorno. Che siano le televisioni di tutto il mondo o le vecchiette del paese. Che bello un amore così.
Auguri, ragazzi! Anzi: ¡FELICIDADES!