Erin Doom è un fenomeno editoriale che ha pochi corrispettivi, almeno in Italia. Fabbricante di Lacrime, il suo romanzo d'esordio, nel 2021 è stato scovato dalla casa editrice Magazzini Salani sulla piattaforma di social reading Wattpad, dove Doom - che in realtà si chiama Matilde e mantiene stretto il riserbo intorno alla sua vita privata - pubblicava a puntate e con grande successo la sua storia. Dopo il lancio editoriale, Fabbricante è diventato un cult generazionale trainato dal Booktok e amatissimo dai lettori under 18: nel 2022 è stato il titolo più letto in Italia e ad oggi ha venduto oltre 650 mila copie tradotte in decine di lingue. Sempre per Salani, Doom ha pubblicato Nel modo in cui cade la neve e Stigma, primo volume di una trilogia. Il 4 aprile, su Netflix, è arrivato l'adattamento filmico del Fabbricante di Lacrime in cui Nica e Rigel, protagonisti del romanzo, sono interpretati da Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni. «Sto vedendo il libro correre veloce e mi sembra di non riuscire più a stargli dietro. Il film supererà una barriera, raggiungerà un pubblico diverso, anche internazionale. Ho dentro una serie di emozioni molto umane, dall'ansia all'entusiasmo. Fa paura lasciare andare la mia creatura», ci ha raccontato l'autrice parlando della pellicola qualche giorno prima dell'esordio sulla piattaforma. Con lei abbiamo fatto due chiacchiere sul successo che ti travolge, sul potere dell'anonimato in un'epoca di FOMO social e sulle passioni che ti trovano e non ti lasciano più andare.

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Erin Doom alla prima milanese del film Netflix Fabbricante di Lacrime con Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni

Oggi sei una scrittrice a tempo pieno, ma che lettrice sei?

«Ho sempre letto cose molto diverse da quelle che scrivo. Ho sempre amato il fantasy e il distopico, i miei libri preferiti da ragazzina erano Harry Potter, Fahrenheit 451, 1984 di Orwell. Sono generi che mi coinvolgono, mi hanno sempre fatto sentire parte della storia. Da bambina viaggiavo tantissimo con l'immaginazione, cercavo anche nella realtà quell'atmosfera onirica, a volte anche un po' angosciante, che ritrovavo tra le pagine di un libro. Il romance è la perfetta fusione tra la voglia di perdersi in mondi lontani e la mia parte più sognante».

A proposito di sogni, quello che ti è successo col Fabbricante di Lacrime lo è davvero. Com'è iniziata?

«Non ero una bambina che amava scrivere però ho sempre dipinto e disegnato, la mia vena artistica ha sempre trovato il modo di uscire in altre forme. Ero già alla fine del liceo quando la scrittura mi ha trovato. Ed è stata una cosa inaspettata. Nessuno, neanche in famiglia, sapeva che io scrivessi, nessuno mi avrebbe associato alla scrittura o avrebbe detto che era una cosa da me. Certe cose, non importa che età abbiamo o in che fase siamo della vita, a un certo punto ti trovano. E io da lì ho scoperto una passione incredibile».

Inizialmente hai scelto il totale anonimato, impresa complessa per chi diventa un fenomeno virale. Nei momenti in cui nessuno sapeva che l’autrice del Fabbricante eri tu, cosa ti è mancato maggiormente?

«Al momento dell’esplosione c’era una grande attenzione sul libro, una enorme sovraesposizione. E questo ha confermato il mio desiderio di rimanere in disparte. Ho usato l'anonimato come salvagente per evitare di essere travolta da un mondo che intorno a me correva veloce. Il successo è strano, all'inizio non riuscivo a capire che era reale perché non lo toccavo con mano. Riuscivo a percepire che il libro stava diventando importante ma faticavo a capire l’entità di quello che accadeva. Non mi pento di essere rimasta più indietro rispetto al romanzo, temo che il successo mi avrebbe spaventata. Solo a maggio 2023 ho avuto l'esigenza di dire 'Io esisto' (con il reveal da Fabio Fazio a Che Tempo Che fa, ndr): ci tenevo a dire ai lettori che ero reale, che il Fabbricante lo aveva scritto una persona in carne e ossa: il mio anonimato ha generato varie teorie sul fatto che non esistessi, che dietro ci fosse un collettivo di ghostwriter».

E quando ti hanno detto che sarebbe diventato un film, cosa hai provato?

«Non riuscivo a realizzare quello che stava succedendo e quando è arrivata la proposta non avevo capito fosse reale: all’epoca era tutto lontano, tenevo bene i piedi per terra, sono rimasta a lungo molto realista. Adesso mi sento in preda è un’emozione destabilizzante: come autore mi sento in ansia e spero tanto che il film possa essere apprezzato dai lettori che sono affezionatissimi alla storia di Nica e Rigel. Per me il Fabbricante è come un figlio, è difficile ed emozionante vederlo volare con le sue ali».

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Carlotta Coppo
Erin Doom

Il Fabbricante di lacrime appartiene a un genere editoriale che spesso viene bistrattato, se non addirittura deriso, ovvero il romance. Che pure sta vivendo una rinascita incredibile, anche grazie al BookTok. Che ne pensi?

«Credo che sia un genere molto frainteso, sminuito e visto con molta superficialità da sempre. Al suo interno però ci sono una miriade di sottogeneri che trattano temi anche delicati e importanti, di grande attualità. Eppure viene associato solo alle donne, alla frivolezza, alle narrazioni di poco conto. In realtà i numeri ci dicono che il romance oggi cominciano a leggerlo anche gli uomini. E che è un genere amatissimo, basta guardare le classifiche dei libri più venduti. Non possiamo considerarlo solo un genere di nicchia, ha un peso specifico. E non solo per i ragazzi».