«Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra», ha scritto su Twitter Laura Pausini, ma la sua spiegazione non è bastata a placare la bufera e non le ha impedito di diventare trending topic nelle ultime ore. La cantante è al centro di una polemica da quando, ospite al programma spagnolo "El Hormiguero" si è rifiutata di cantare "Bella ciao" assieme ai conduttori, sostenendo che la canzone «è troppo politica».

«Canto quello che penso della vita da 30 anni», ha scritto Pausini in risposta a un articolo piuttosto critico pubblicato dalla testata spagnola 20minutos, «che il fascismo sia una vergogna assoluta sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non inventate ciò che non sono».

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Nel video, che è circolato molto online, si vede Pausini che partecipa a un gioco assieme al pubblico: le chiedono di cantare dei brani che riportino nel testo, almeno una volta, la parola "corazón". La cantante romagnola sceglie prima alcune canzoni in spagnolo e poi passa alla musica italiana intonando Cuore Matto di Little Tony. Dato che nessuno la conosce, il conduttore Pablo Motos inizia a cantare Bella Ciao famosa in tutto il mondo e riportata in auge negli ultimi anni proprio in Spagna dalla serie tv Netflix La casa di carta. La reazione di Pausini, però, è immediata, fa segno di no con il dito e dichiara che è una canzone troppo schierata: «Io non voglio cantare canzoni politiche».

Da quando la clip è finita sui social, non sono mancate le critiche, sia in Spagna che in Italia e Pausini è stata accusata di vedere l'antifascismo come divisivo. Nonostante le sue origini non siano del tutto chiarite (c'è chi sostiene che non sia nemmeno mai stata cantata durante la Seconda Guerra Mondiale), "Bella ciao" è considerata a livello mondiale un inno alla resistenza e alla libertà, ormai fatta propria dai rivoluzionari di diverse epoche storiche. È vero che c'è chi la ritiene una canzone di sinistra: Matteo Salvini, proprio per questo, si è congratulato con la scelta di Pausini su Twitter.

La Storia, però, racconta qualcosa di diverso. "Bella Ciao" non nasce come canzone comunista, ma come inno dei partigiani che appartenevano a diverse formazioni, di diversi schieramenti politici. Anche il testo non fa mai riferimento al comunismo, ma parla d'amore, di un partigiano la cui terra è stata occupata da un esercito invasore. Per questo, negli ultimi anni, è stata usata dagli indipendentisti curdi siriani che combattevano contro l’ISIS, dai cileni durante le sollevazioni contro il presidente Sebastián Piñera, in Iraq contro il primo ministro Adel Abdul Mahdi e durante varie manifestazioni in Turchia e Libano.

Ne esistono moltissime versioni e più di 40 traduzioni, compresa una in ucraino. È una canzone con una storia in grado di parlare ancora ai popoli oppressi di tutto il mondo, che ci ricorda che antifascismo significa, in primis, libertà e democrazia.