Fili di colore e forme stravaganti diventano i gioielli (gioiosi) della stagione attraverso il sodalizio creativo fra la designer Bea Bongiasca e il brand di moda Philosophy di Lorenzo Serafini. Fra orecchini, anelli, bracciali a tema fiore e in palette rossa e lilla, ne abbiamo parlato con la Bongiasca, sognando di indossare i suoi monili arcobaleno questo e ogni inverno.

Quali sono le ispirazioni della collezione?

«L'ispirazione è una sinergia tra i due marchi e le loro diverse estetiche che si fondono in questa capsule. Abbiamo scelto di lavorare con i nostri gioielli più rappresentativi e di mescolarli con i colori più iconici di Philosophy. Questa unione rende i gioielli il perfetto mélange di entrambi i brand. Anche la campagna per la capsule è stata un lavoro di squadra in cui abbiamo unito le nostre visioni per creare immagini che esprimessero entrambe le nostre creatività».

Tre parole per descrivere questi nuovi gioielli

«Colorati, pop e divertenti».

Com’è cambiato il tuo lavoro nel condividere il processo creativo con un brand con un heritage come quello di Philosophy?

«Si tratta di un lavoro di squadra con un'azienda prolifica che ha molto da cui possiamo imparare. È inoltre fantastico poter collaborare con un designer come Lorenzo, che non solo ha un grande talento, ma è anche una delle persone più simpatiche che si possano incontrare».

Ci sono state delle sfide e se sì quali?

«Tutti i nostri team non vedevano l'ora di fare questa capsule insieme, il che ha reso possibile lavorare in modo costruttivo, così che anche se c'erano delle sfide (di solito, il tempo è la più grande per le persone che hanno molte idee e sogni) abbiamo trovato delle soluzioni».

Com’è cambiato il tuo processo creativo rispetto agli esordi del tuo brand?

«Non è tanto il processo creativo, quanto piuttosto il fatto che ora devo pensare al quadro generale quando progetto una collezione. Devo pensare al merchandising, ai colori che saranno di tendenza e a tutti questi fattori più "commerciali", diciamo che quando ho iniziato non consideravo o non capivo così bene. Si potrebbe dire che c'è molta più riflessione rispetto alla pura creatività, anche se quest'ultima è ancora la parte più importante del processo».

Cosa rende i tuoi gioielli diversi?

«I gioielli sono molto personali, quelli che disegno sono strettamente legati a chi sono io come persona. Come designer, la mia estetica e quella del marchio sono un tutt'uno e quindi credo (spero) che le persone che mi conoscono direbbero che sono una persona divertente, colorata e felice, ed è quello che spero possano trasmettere anche i miei gioielli. Inoltre, in un mondo in cui ci sono già così tanti gioielli belli e tradizionali, volevo creare qualcosa di diverso che potesse piacere anche ai millennial come me».

Sei una donna a capo della propria azienda, quali sono le sfide e i punti di forza di questo ruolo?

«Come donna, non credo che cambi nulla in termini di sfide e punti di forza, se non che come punto di forza indosso sempre i miei gioielli, quindi credo di essere una costante testimonianza del mio lavoro. A parte questo, avviare una propria azienda comporta molti ostacoli e sfide che solo la vera passione, la perseveranza e il tempo possono aiutarti a non rinunciare ai propri sogni».

Chi ti immagini indossare i tuoi gioielli?

«Quello che dico sempre è che il mio sogno è vedere degli sconosciuti che camminano per strada, per esempio in un altro Paese, e che non hanno alcun legame con me, indossare i miei gioielli. A parte questo, immagino che le persone che li indossano siano più trend setter che follower, perché sono diversi dalla maggior parte dei gioielli, quindi credo che in questo senso non siano di gusto per tutti, soprattutto i fan del colore».

Cosa vedi nel tuo futuro da designer di gioielli?

«Mi piacerebbe aprire altre boutique monomarca, come quella di Milano, in altri Paesi, perché credo che sia così rappresentativo del marchio che non c'è modo migliore per comunicare i nostri gioielli al mondo».