Su TikTok ha oltre tre milioni di follower. Circa un altro milione su Instagram. Eppure, nel posizionare lo smartphone per la videocall, chiede se l’audio si sente bene, se la distanza è giusta. Una battuta in dialetto romano. La spontaneità di Cecilia Cantarano arriva subito, diretta, accomodante. Dice quello pensa, e lo dice in modalità amica: hai la sensazione di conoscerla da sempre, anche se è la prima volta che la vedi. Non è un caso che in pochi anni (lei ne ha appena compiuti 22) abbia costruito una community così ampia. E non è un caso neppure che sia stata scelta come global ambassador della nuova collezione di gioielli Pandora ME ispirata ai festival estivi, per esprimere sé stessi senza filtri. «Sono fatta così, cerco di raccontare la vita vera. Perché il maggiore problema dei social è proprio creare un'aspettativa troppo alta», racconta. «Certo, i contenuti puoi un pochino imbellettarli, ma non puoi far pensare a nessuno che la sua vita sia sbagliata».



Il libero sfogo della propria personalità è uno dei punti di contatto tra te e i gioielli Pandora ME.


«È un progetto al quale sono molto legata emotivamente: a tratti sono insicura, essere stata scelta per un progetto così grande mi ha aiutato molto. È stata un’esperienza incredibile, fin dallo shooting in Messico. Davvero pazzesco».



Il tema della collezione rimanda ai festival estivi: se dico estate, cosa ti viene in mente?

«La Grecia, ci vado fin da quando ero piccola insieme ai miei genitori. Sono il tipo di persona che sta al mare tutta la stagione: la città d’estate la vivo poco, e non sono appassionata della montagna. Quindi mi divido tra mare feat. amici, mare feat. famiglia e mare feat. fidanzato».

ibiza, spain   may 26 cecilia cantarano attends "pandora me festival" celebrating the new collection at can mulo on may 26, 2022 in ibiza, spain photo by xavi torrentgetty images for pandorapinterest
Xavi Torrent



E se dico festival, qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?


«Da piccola ero una fan di Giorgia, perché la ascoltava mia mamma. Così un giorno, quando avevo 12 anni, decise di portarmi a un suo concerto, peccato però che i biglietti fossero finiti. Allora mi portò a quello di Noemi, per me era il primo: nonostante non conoscessi neanche una canzone, piansi dall’inizio alla fine. Ero felicissima e mi resi conto quanto la musica mi riempiva il cuore: rimasi fuori ad aspettarla due ore per dirglielo, adesso il bello è che siamo amiche».


Quando si dice le «connessioni», che è un’altra parola chiave di Pandora ME. Per il lavoro che fai, non ti pesa essere sempre connessa con gli altri?


«Se uno fa questo lavoro, significa che gli piace raccontare la propria vita, essere in costante rapporto con gli altri. A volte può essere un peso, ma un peso buono, che non ti schiaccia: sai di avere una responsabilità, che basta una parola sbagliata per essere cancellati. E poi ci sono periodi in cui vorresti stare solo, se stacchi sai che crei squilibri sui profili: però la vivi come una professione. Come qualsiasi altro professionista va a lavorare pure nei momenti in cui si sente giù».

E oggi come ti senti? Tra tutti i colori di Pandora ME, ti chiedo di sceglierne uno che ti rappresenta.


«La mia vita è molto colorata, non è facile scegliere (ride, nda). Credo però che la tonalità preponderante sia il giallo: la sento più mia perché tramette solarità, allegria, determinazione. Nell’ultimo periodo si sta un po’ scurendo, ci sono dei blu, ma sono convinta che facciano semplicemente parte del percorso di crescita».



A proposito di sincerità e di vita vera, appunto.

«Sto montando un vlog che si chiama proprio vita vera, in cui mi faccio vedere anche quando mi arrabbio, piango. Racconto la realtà, senza filtri, più possibile per come è. Tra l’altro a me piace parlare anche di body positive, che è un argomento a cui tengo molto perché ci sono passata pure io».

In che senso?


«So cosa significa ritrovarsi sul letto dopo cena, che ti senti in colpa per aver mangiato e guardi sui social le modelle in vacanza. Molte ragazze ci soffrono, mi scrivono che si sentono insicure: vorrei farle venire tutte qui in casa mia, metterle sedute al tavolino e far loro un bel discorsetto. Purtroppo a casa mia un milione di persone non c’entrano, ma ho questo mezzo di comunicazione per raggiungerle tutte e far passare il messaggio».



Tra i tuoi messaggi c’è anche «non prendersi troppo sul serio», il valore dell’ironia. Quando ti sei resa conto di avere una vena comica?

«È la mia personalità da sempre, neppure la percepisco. Su TikTok mi sono accorta che poteva funzionare quando ho iniziato a commentare i miei diari di bambina: già facevano molto ridere da soli, io li commentavo pure. E la gente che mi incontrava per strada mi chiamava “quella dei diari”. Poi però ad una certa ho finito i diari, e mi sono dovuta reinventare. Ho capito il concetto di rinnovarsi».

Oggi chi sei?


«Fortunatamente ho fatto un percorso in cui il pubblico si è affezionato alla persona, non solo al personaggio che fa cose. Mi vedono come un’amica e questo mi piace molto: non mi interessa fare hype sfruttando il gossip o altri stratagemmi, non sono fissata sul crescere in continuazione come follower, preferisco fidelizzare le persone che già mi seguono. Se mi fidanzo o mi lascio, neanche lo dico».

Ti infastidiscono le domande che toccano la sfera privata?

«In realtà no. Se ti affezioni adì una persona, la percepisci come un’amica, è normale ti incuriosisci e vuoi sapere qualcosa anche del suo privato. Però, come tu ti avvali del diritto di domandare, io mi avvalgo del diritto di non rispondere: se una cosa non la voglio dire, semplicemente non la dico. Mi infastidisce quando qualcuno mi fa una foto in giro e magari esce qualcosa che non avrei voluto far sapere, anche banale. Esempio: dico agli amici che sto in casa e poi qualcuno mi fa una foto in giro».

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Lato negativo della celebrità: non si può mentire agli amici.

«Guarda, la nostra posizione (celebrità social, nda) è abbastanza scomoda: non sei così poco conosciuto che nessuno ti considera, ma non sei neanche così famoso che la gente non si avvicina per non disturbarti quando magari stai mangiando. Noi siamo una perfetta via di mezzo per essere avvicinati ogni momento (ride, nda). Però ti ripeto, a me infastidisce se qualcuno mi fa una foto di nascosto: se qualcuno mi chiede un selfie non ci sono problemi. Non ho mai rifiutato e non lo farò mai, se lavoro è grazie alle persone che mi chiedono un selfie».


Riguardo al tema degli hater, invece, c’è qualche commento che ti ha detto particolarmente fastidio?

«Non ne ho tanti, per fortuna. Un po’ di tempo fa, però, è diventato virale un mio video al programma tv Avanti un altro in cui rispondo a tono al presentatore. In realtà era una situazione tranquillissima, ma sui social il pubblico si è diviso in chi diceva che ero “una ragazza che non si faceva mettere i piedi in testa” e chi mi dava della “maleducata, irrispettosa e arrogante”. Ecco, io ho tanti difetti, ma non questi: era la mia prima esperienza in tv, registrata tre anni prima, mi tremavano le gambe e quella battuta mi è uscita un po’ così. Ma è stata sufficiente per farmi passare per quella che non sono e ci sono rimasta male».



I social possono diventare spietati, e conservano tutto. C’è un contenuto di cui ti penti?

«Forse scriverei i miei singoli in maniera diversa, e li lancerei in maniera diversa. Ma fanno parte del mio percorso, rappresentano me a quell’età e va bene così: oggi li riascolto e sorrido. D’altronde in questi ultimi due anni sono cambiata tantissimo, sono diventata un’ascoltatrice più attenta di musica: prima ero di strette vedute, adesso i miei gusti sono cambiati… In meglio».



Spero tu continui ad ascoltare Giorgia.


«Ovvio, sempre».