Anna nei suoi vent’anni di pantaloni in vinile e sguardo di cristallo dice che è sempre stata una bambina, una ragazza, che per diventare se stessa non ha mai fatto passi indietro. «Costasse quel che costasse, contro tutto e tutti». Anna dal suo esordio con “Bando”(2020), unico pezzo italiano a entrare nella colonna sonora di una saga cult come Fast & Furious, all’essere con “Vetri neri” l’artista più ascoltata delle classifiche (2023), è «molto fragile e però anche forte». Il garbo di un foulard di seta alla Jackie Kennedy ma sapere come tirare fuori i denti, quando e se ce ne fosse stato o ce ne fosse bisogno. «Volevano chiamarmi Anna Maria, come la bisnonna. Son nata alla fine Anna. E Anna sono: perché cercare un nome d’arte quando il mio è incisivo, dritto, palindromo che si può leggere al contrario? Semplifico: figlia di genitori ansiosi, ho passato la vita a cercare di calmare le loro preoccupazioni. Avendocele dentro. Sono io la premurosa che guida il gruppo, quella dai miti consigli: “Stiamo buoni qui. Meglio non andarci, lì”». Vale per tutto. Tranne per quando è sul palco. E per alcune voci di questo vocabolario.

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Cosmopolitan

AMORE «Io adoro essere amata. Penso che è proprio il bene delle persone la cosa di cui mi nutro e che mi tiene viva più di tutto. Mi piace molto e agisco con il verbo “ricambiare”. Credo funzioni».

BADDIE «Non è una parola che ho inventato io, ma è ormai la mia firma e sento di ave creato una bella wave di ragazze che si definiscono “vere baddies” ognuna per un proprio modo d’essere. Baddie per me è una bella ragazza non tanto perché si trucca ma perché aiuta se stessa e le altre. Io lo sono perché mi sono creata da sola. Mai andata bene a scuola, pecora nera in famiglia, con la nonna che m’avrebbe sognata dottoressa, quando persa nemmeno io sapevo di cosa ero capace, non ho mai mollato, e tutto è accaduto naturalmente come se fosse scritto, e sono indipendente da quando ho 16 anni, trovando la strada così presto, trasformando tutto quello che sapevo - la mia passione per la musica - in un lavoro, non rischiando come altri talenti di mancare per una vita quel che ci piace. A parte l’inglese è davvero tutto quello che so. Quindi sono una baddie perché sono determinata, e lo sono stata, sul rap, e non era affatto scontato. Ma posso essere anche dolce».

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Andrea Ariano
Giacca, Ssheena. Shorts pareo, Nike x Jacquemus. Top, Dead Lotus Couture. Anello dall’archivio della stylist.

CORPO «Mai avuto un bel rapporto con il mio fisico. Da ragazzina sempre un po’ in carne, ho sofferto di bullismo e non è stato facile: i maschi mi prendevano in giro, quando avevo una cotta per qualcuno non venivo mai presa seriamente, spesso finivo derisa dentro quel mio sentimento, e soffrivo. Quando poi ho fatto successo, le offese sono cadute dal cielo subito, amplificate: se a scuola ne avevo tre contro, i commenti negativi sono diventati di colpo mille, duemila. Senza che facessi un percorso per dimagrire, né attività fisica per stare meglio nella mia pelle (sarei stata negata) nella pubertà tutto è cambiato, mi sono ritrovata a perdere chili, 15 dal 2020, e ora sto veramente bene. E alle ragazze che mi dicono “Io vorrei essere come te”, rispondo quel che ho capito: finché tu non ti accetti da solo gli altri non lo faranno mai, se tu emani sicurezza, se hai energia, ‘sti cazzi dell’apparenza, l’importante è essere una bella persona, e poi dopo viene tutto il resto. E bisogna imparare a capire che i giudizi degli altri sono riflessi del malessere che loro hanno dentro. Quindi oggi se mi dicono qualcosa sul mio corpo, semplicemente capisco che è per insicurezza, per il bisogno di buttare la propria inquietudine su qualcun altro, fine della storia».

DIREZIONE «Sono una grande fautrice della tunnel vision, ovvero il prefissarsi un punto di arrivo, un posto, un luogo dove voler essere. Guardare solo quello, quasi con dei paraocchi, non badare a niente di ciò che è attorno, non seguire le altre persone, non ascoltare chi ti dice “lascia stare, rallenta, torna indietro”. Perché la verità è che siamo soli al mondo. Ci siamo noi i protagonisti della nostra vita e poi tutti gli altri, eroi della loro storia. Quindi ognuno deve guardare per sé e non dare conto a nessuno, ma semplicemente occuparsi del proprio viaggio, perché è la cosa più importante: si nasce e si muore da soli, in mezzo quindi bisogna essere concentrati. Vale anche per i social che ci bombardano di altre figure con cui sentiamo di doverci paragonare. Attenzione, lo ripeto sempre, a non mischiare, a non perdere di vista l’obiettivo».

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Andrea Ariano
Total look Versace. iPhone 15 rosa, Apple.

EQUILIBRIO «Faticoso. Da mettere a fuoco. Da tenere. Ho 21 anni e un umore altalenante. Spesso mi ritrovo giù, a perderlo senza motivo. Cosa faccio quando succede? Come con una tempesta silenziosa. Aspetto che finisca. Sono affascinata dal concetto che tutto ciò che ci circonda è energia. Prima lo scopri prima capisci che quel che semini, raccogli. Positivo non attrae mai negativo».

GIRLS «Amo le ragazze perché mi ispirano. Abbiamo un modo tutto nostro di stare nelle cose. Sono sempre stata un maschiaccio tra i maschiacci, per questo mi sono fatta spazio in uno spazio loro, il rap, senza mai sentirmi inferiore, femmina nel branco. Essere una tipa è un punto di forza, distintivo. I problemi nascono quando te li fai».

FAKE «Falso. è pretendere d’essere qualcosa che non si è. Tempo buttato».

HIT «Qualcosa che non ti aspetti. Ti scorre nelle vene, ci scrivi su due righe, vai in studio, “ha il ritmo giusto”, ti dici. Ti suona, “wow, il pezzo c’è”, ma poi parte, esonda, vola. E non è più tuo».

L'intervista di Lavinia Farnese continua sul magazine