Per Ghali è la prima volta in gara a Sanremo. Ci era già stato da superospite nel 2020, e come un superospite entra in gara con i suoi 50 dischi di platino e 16 d'oro. Determinato, emozionato, mostra una presenza scenica da fuoriclasse e canta “Casa Mia” per lanciare un messaggio importante contro le discriminazioni e la chiusura delle frontiere. È anche per questo che ad accompagnarlo per le strade, e dentro al teatro, c’è un alieno. Pupazzone adorabile e sorprendentemente realistico, è metafora di come la diversità sia vista come pericolosa, quando in realtà è solo da accogliere e, in questo caso, abbracciare. Siamo tutti uguali.

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Simone Biavati

Arriva da un anno di grandi cambiamenti: «Ho viaggiato tantissimo, ho visto un sacco di posti nuovi. Ho scritto questo brano in momenti diversi dell’anno». Ha voluto fuggire dai suoi pensieri, da un bombardamento di informazioni che entravano in contrasto con la spensieratezza dei suoni: «"Casa Mia" è come se fosse una parte della mia coscienza, mi immergo nella situazione dei conflitti, dell’odio, ne parlo chiaramente». Chi lo conosce da sempre sa che spesso si stufa di se stesso. Ha avuto bisogno di cambiare, di riprendersi un suo spazio, per arrivare fino a qui: «Ho iniziato a vivere la mia vita, a occuparmi di mia madre a cui voglio mostrare con orgoglio che oggi sono a Sanremo, delle mie cose. Dopo più di sette anni di carriera ho pensato di dovermi fermare, viaggiare, conoscere nuove persone, occuparmi di me stesso. Giappone, La Mecca, Los Angeles. Ho girato venti paesi in un anno. È partito un processo di ritrovamento. E mi sono ritrovato». Ha cambiato team, ha iniziato a collaborare con nuovi collaboratori, ha annunciato il suo concerto a Forum il prossimo 28 ottobre, sapendo che suonerà per tutta l'estate: «Risento la fame di una volta».

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E così è tornato curioso, sperimentando nuove strade, ritrovando la musica come una stanza creativa che gli permette di saltare da un piano all’altro. «È come se ripartissi da zero». La sua è una romantica storia italiana: «Una storia senza precedenti. Dove sono nato, come sono nato, la storia dei miei genitori, di mia madre per venire qui in Italia e garantirmi un futuro migliore, la difficoltà di essere accettato come italiano per avere i documenti anche se sono nato e cresciuto qui. Non basta il passaporto». L’asilo con le suore, le preghiere cristiane prima di mangiare, il quartiere. Ha voglia di puntare i riflettori sui confini e le barriere da abbattere. E anche per questo nella serata delle cover canterà “L’Italiano” di Toto Cutugno con Rat Chopper: «Oltre al fatto che è una canzone molto cara a me, mia madre mio padre. La cantavo sempre da bambino e in Tunisia la conoscono tutti».