L'attesa è finita. Come ogni anno Amadeus invita i giornalisti di Milano e Roma all’ascolto in anteprima dei brani in gara al Festival di Sanremo. Mai come quest’anno è evidente che la differenza in classifica la farà l’esibizione sul palco. Il livello generale è alto, ci sono tante “belle” canzoni, tante hit radiofoniche, con canzoni destinate a martellarci il cervello per giorni e giorni, forse mesi, una su tutti “Un ragazzo, una ragazza” dei The Kolors. Amadeus conferma per il quinto anno consecutivo la sua voglia di trovare canzoni che possano durare: «Le radio per me sono molto importanti, vengo dalla radio, e il successo di un brano sta nel sentirlo suonare dopo tanto tempo. Non faccio mai una composizione a tavolino, non conto le ballad o gli uptempo, vado molto a sensazione. A composizione fatta mi rendo conto che sono di più gli uptempo, come in questo caso. Per un mio pensiero musicale sono quelli che probabilmente prediligo, ma il pubblico televisivo sceglie i suoi tormentoni».

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Tantissimo urban, tantissimo ritmo, la selezione punta alla modernità e alla Gen Z e, mentre si compone una playlist che ci farà ballare, spiccano le ballad, da Irama che squarta il petto cantando per chi non c’è più a Alessandra Amoroso che arriva per la prima volta all’Ariston mostrando le cadute. In generale si canta l’amore: l’amore finito di Sangiovanni, l’amore felice di Gazzelle, l'amore adulto dei Negramaro. Ci sono le relazioni al centro, ci si mette a nudo mostrando emozioni e fragilità: «Il pubblico oggi ha una velocità di ascolto che è quintuplicata rispetto a qualche anno fa. C’è tanta musica, ma si percepisce cosa funziona di più. Quest’anno voglio che i brani in gara si sentano il più possibile», continua il direttore artistico, spiegando perché anche nella seconda e terza serata chi non canterà sarà sul palco presenterà gli artisti in gara, entrando in scena sulle note del suo brano.

Ci è piaciuto Mahmood, il più sperimentale. Ci è piaciuto Dargen D'Amico, il più sociale. Ma soprattutto ci sono piaciute le donne e ci piacerebbe ancora di più vederne vincere una, non succede dal 2014: portano messaggi di rivalsa come Big Mama, di libertà come Fiorella Mannoia, di crescita come Rose Villan o amore per se stessi come Loredana Berté, di voglia di essere presenti alle proprie emozioni come Angelina Mango e di amore che toglie il fiato come Emma, lasciando ad Annalisa il ruolo di indossare la sua ennesima hit. Quello che però vale per tutti i cantanti di questa settantaquattresima è la sincerità, passando dalle proprie storie personali alla messa in scena di temi universali. Critica sociale, coraggio e voglia di farcela, donne, depressione, gioia, ecco cosa abbiamo ascoltato e cosa ci è piaciuto di più.

Alessandra Amoroso "Fino a qui"

La cantante salentina arriva per la prima volta in gara al Festival con una ballad emozionante che parla di cadute, di notti infinite in cui ci si sente smarriti. Canta la fragilità e i momenti di buio, con Takagi e Ketra alla produzione. Intensa.

«Un’altra notte di pioggia. Scivola come una goccia. Non sanno che sto male, forse nemmeno gli importa».


Alfa "Vai"

La solarità di Andrea Filippi arriva anche a Sanremo. Sull’onda lunga di “Belissimissima<3” Alfa canta il suo inno alla voglia di farcela. Ognuno di noi può creare il proprio destino. È voglia di vivere. È smettere di guardarsi indietro. È ottimismo.

«Io voglio solo vivere sia piangere che ridere il cielo sarà il limite».


Angelina Mang
o "La noia"

Canta la noia, canta il bisogno di ritrovare le emozioni, anche le più tristi, per ritrovare le gioie più grandi. Quel che conta è vivere davvero, trovando il proprio modo di uscire dall'immobilità. Con un sound che fa ballare, Angelina mostra sul finale la sua capacità vocale. Travolgente.

«Vivo senza soffrire non c’è croce più grande».


Annalisa
"Sinceramente"

Annalisa sforna l’ennesima hit, non si contano più. Ritmo che entra subito in testa, la voce è limpida, il ritmo potente, l'energia contagiosa. Emozioni sul piatto, la cantautrice ligure sceglie di essere di nuovo libera. Di mostrarsi, triste o felice, semplicemente di essere. Martellante.

«Sinceramente quando quando quando quando piango anche se a volte mi nascondo non mi sogno di tagliarmi le vene».


BigMama
"La rabbia non ti basta"

Marianna Mammone canta le lacrime del passato, di una cantautrice che ha dovuto affrontare tanto dolore e ha trovato nella scrittura la sua catarsi. Qui si prende le rivincita in un uptempo orecchiabile che racconta la rabbia che ha offuscato tutto, la voglia di buttare luce sul buio. Impossibile rimanere fermi.

«È facile distruggere i più fragili, colpire e poi affondare chi è solo».


Dargen D'Amico
"Onda alta"

I migranti, le guerre, l’onda che travolge, i bambini sotto le bombe, Dargen fa venire i brividi, a tutto ritmo, puntando l’attenzione su quello a cui tutti dovremmo pensare. Non son solo canzonette. Si può parlare d’amore anche così, aprendo gli occhi. Profonda.

«Se la guerra è dei bambini la colpa è di tutti quanti».


Diodato
"Ti muovi"

Diodato canta Diodato. Canta l’amore finito, nella sua forma più delicata, canta quello che ci si aspetta dal cantautore che nel 2020 ha vinto il Festival con "Fai Rumore". Torna con una ballad che non entra in competizione con il suo brano precedente, ma regala allo stesso modo emozione. Poetica.

«E ancora ti muovi, qui dentro ti muovi. Cerchi l’ultima parte di me che crede ancora sia possibile».


Emma
"Apnea"

È bella la svolta urban pop di Emma Marrone, iniziata con il suo ultimo album "Souvenir", che qui mescola la modernità dei suoni elettronici a un’atmosfera anni ’70, mettendo in scena una nuova versione di sé, per cantare l’amore che lascia senza fiato, in una storia in bilico. Per ballare.

«Non mi piace niente ma tu mi togli il respiro APNEA».


Fiorella Mannoia
"Mariposa"

Atmosfera latina, Fiorella Mannoia canta la storia di una donna che le rappresenta tutte e porta il suo "Una nessuna centomila" sul palco dell’Ariston, dando forza a tutte quelle figure femminili che hanno bisogno di una voce. Donne forti, donne fragili, donne profonde, donne nascoste dietro a un velo. Ammaliante, elegante, canta la libertà. Femminile.

«Sono le quinte di un palcoscenico. Una città, un impero, una metà, sono l’intero».


Fred De Palma "Il cielo non ci vuole"

Fred De Palma canta la fine di una storia piena di sofferenza ma che è impossibile dimenticare. Canta le lacrime che possono sparire, a cassa dritta su melodia orecchiabile, racconta di un amore che fa male, puntando alle radio con ritmo. Radiofonica.

«Ma tu promettimi che staremo bene anche all’inferno. Il cielo non ci vuole».


Gazzelle
"Tutto qui"

Il cantautore romano che ha fatto sua la canzone d’amore triste, a Sanremo canta un amore felice, portando il suo stile e le sue insicurezze, perché anche quando va tutto bene la paura di perdere tutto è dietro l’angolo. Flavio Pardini impara ad apprezzare l’amore ed è bello vedere che si può stare bene. Serena.

«Vorrei guardare il passato con te, addosso al muro col proiettore».


Geolier
"I p' me, tu p' te"

Una produzione curatissima per il brano di Geolier che porta la Napoli più moderna di fronte alla platea di Sanremo, conquistando di default. Tra suoni elettronici e parole in lingua napoletana, racconta una relazione finita e l’estraneità di chi faceva parte del tuo mondo, ma che oggi non riconosci più. Potente.

«E stev pnzann a tutte le cose che ho fatto E tutto quello che ho perso, non posso fare nient’altro i p’me tu p’te».


Ghali
"Casa mia"

Il rapper milanese canta la critica alla società con i telefoni in mano, il nostro Truman Show, puntando al bisogno di stare bene, di rimettere l’attenzione su un mondo da vivere senza divisioni, senza differenze. Non esistono “casa mia e casa tua”, canta. Il cielo è uguale per tutti. Riflessiva.

«La strada non porta a casa. Se la tua casa non sai qual è».


Il Tre
"Fragili"

L’amore che fa male, una storia che finisce, la paura di lasciarsi andare per chi non è abituato ad affidarsi a qualcuno, imparando a chiedere scusa. Il Tre canta la sua canzone d’amore e presenta al pubblico di Sanremo la sua capacità di rappare velocemente, mostrando tutta la sua fragilità. Stilosa.

«E so che non è facile, volersi bene stare in catene».


Il Volo
"Capolavoro"

Il pianoforte, la canzone d’amore classica, il capolavoro che solo l’amore può creare. Il colpo di fulmine si trasforma in un ritornello dove le voci si incontrano e riempiono il palco, portando il trio in un territorio più pop, che non delude i fan.

«Cadi dal cielo come un capolavoro, prima di te non c'era niente di buono».-


Irama
"Tu no"

Quanto ci piace Irama quando canta il dolore. Canta l’abisso, la mancanza, canta il bisogno di ricordare qualcuno che non tornerà più. Lo fa con la sua voce profonda e tutta l’emotività che è in grado di trasmettere. È una ballad che emoziona, preparate i fazzoletti.

«Bastasse solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me».


La Sad
"Autodistruttivo"

Theo. Fiks e Plant portano un brano scritto con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, cantando di infanzie difficili, di chi non ha tempo nei credere dei sogni, di delusioni, ferite, con tutta la voglia di sentirsi vivi dentro al casino della vita. Cantano il bisogno di cambiare e la voglia di farcela, contro a un destino autodistruttivo. Orecchiabile, vanno visti sul palco.

«E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso».


Loredana Berté
"Pazza"

Ventata rock per la regina dell’anticonformismo che canta la difficoltà di farsi amare, i fuochi d’artificio nella testa, il mondo come un manicomio in cui lei è la pazza. Loredana Berté rivendica l’amore per se stessi, soprattutto quando ci si è odiati, con ritornello che entra subito.

«E sono pazza di me sì perché mi sono odiata abbastanza. Prima ti dicono basta sei pazza e poi, poi ti fanno santa».


Mahmood
"Tuta gold"

Quanto ci piace anche Mahmood. Vuole farci ballare, le mani battono a tempo dal primo momento su un brano ultra moderno che conferma la capacità del cantautore che ha già vinto il Festival due volte, la prima con “Soldi”, la seconda con “Brividi” insieme a Blanco, di sperimentare, di portare sul palco qualcosa di diverso ogni volta. Qui tira fuori la sua anima più tribale. Non serve vincere per vincere.

«Soffrire può sembrare un po’ fake se fumi le tue lacrime ad un rave».


Maninni
"Spettacolare"

Alessio Mininni porta la canzone più “sanremese” in senso classico di quest’edizione. Canta un amore felice, che fa stare bene e sentire al sicuro, quando il mondo è distratto e va tutto male. Canta l’amore come porto in cui rifugiarsi e diventa inno degli innamorati su una struttura che fa contenta quella parte di pubblico pop che non sopporta l’autotune. Comfort zone.

«Ma abbracciami abbracciamo che è normale stringerti forte è spettacolare».


Mr.Rain
"Due altalene"

Mattia Balardi torna con un’altra canzone che può diventare inno per i più fragili. Una canzone d’amore da dedicare al proprio alleato, a chi ci sta accanto sempre e comunque. Non ci sono bambini, ma l’effetto diventa simile all'edizione del 2023. Sensibile.

«Griderò griderò il tuo nome fino a perdere la voce, sotto la pioggia sotto la neve, sospesi in aria come due altalene».


Negramaro
"Ricominciamo tutto"

Giulliano & Co portano all’Ariston l’amore adulto. La voglia di tornare a prendersi il proprio spazio, il ricominciare tutto quando la vita ti distrae da te, dove la ribellione di una coppia che vive insieme è non rifare il letto e scappare al mare, tra suoni alla Coldplay e voglia di far suonare la band. Matura.

«E che sia al mare, che sia dove soffia il vento, non mi importa: ricominciamo tutto!».


Renga e Nek
"Pazzo di te"

I due cantanti confermano il loro sodalizio sul palco dell’Ariston cantando l’amore che ti fa piangere e sorridere, l’amore che ti giudica, l’amore fragile, l’amore semplice. Un brano per il pubblico di Sanremo che vuole ritrovare le certezze del passato, dai mantelli di cielo ai ritornelloni.

«Amarsi è semplice. Ma ingovernabile, indispensabile».


Ricchi e Poveri
"Ma non tutta la vita"

C’è qualcosa che rimanda anche a Raffaella Carrà tra queste note, c’è la voglia di ballare il tuca tuca, ma sarà un altro balletto, vai a vedere che i Angelo e Angela arrivano su Tik Tok con un amore sulla pista della discoteca e la voglia di aspettarsi, ma non per tutta la vita. Divertente.

«Anche la più bella rosa diventa appassita va bene ti aspetto ma non tutta la vita».


Rose Villain
"Click boom!"

La paura di provare l’amore, di affidarsi a qualcuno. L’amore come un proiettile, il cuore che fa click boom boom. Vocalità e modernità, Rose canta un brano orecchiabile che dà voce alle insicurezze di una generazione che ha paura di provare l’amore, ma capace di lasciarsi andare.

«Ti ho fatta entrare nel mio disordine. Senza di te non ho niente da perdere».


Sangiovanni "
Finiscimi"

Giovanni Pietro Damian scrive una lettera d’amore alla sua ex. Si mette a nudo, mostra le sue fragilità, la sua incapacità di gestire le emozioni. Sangiovanni mostra i suoi errori e, a modo suo, chiede scusa, prendendosi ogni colpa, con tanta nostalgia. Emotiva. (Un abbraccio a Giulia).

«Finiscimi. Fammi sentire quanto sono pessimo. Quanto ti ho mancato di rispetto di rispetto non dicendoti la verità».


The Kolors
"Un ragazzo una ragazza"

Non c’è molto da dire se non che avremo questo ritornello in testa dalla mattina alla sera, probabilmente anche mentre dormiremo. Stash canta un incontro, vediamo già la pubblicità del Cornetto, estate 2024. E se "Italodisco" è stato un forte tormentone, tanti auguri con questa.

«Un ragazzo incontra una ragazza. La notte poi non passa. La notte se ne va».


Clara "Diamanti Grezzi"

Cassa dritta, brano da ballare, la ricerca della propria identità, tra le domande di chi si sente diverso e chi scopre l’amore. L'attrice di Mare Fuori fa qui della sua unicità il valore più grande.

«Non saremo mai quello che ti aspetti oro nei fallimenti solo diamanti grezzi».


Santi Francesi
"L'amore in bocca"

Alessandro De Santis e Mario Francese da Sanremo Giovani arrivano tra i Big con una canzone d’amore suonata. Cantano l’amore, anche qui finito, tra rimpianti e nostalgia e provano a ricostruire i pezzi.

«Mi hai lasciato con l’amore in bocca senza farlo apposta. Sono le ultime gocce di pioggia».


Bnkr44
"Governo Punk"

Fares, Erin, Caph, JxN, Faster, Piccolo e Ghera puntano all’autoanalisi di chi cerca di scappare dai propri incubi e vizi. Il collettivo che gioca a fare la boyband porta la provincia sul palco, la sua nebbia, con citazioni alla musica del passato, dai Blur ai Queen, facendo ondeggiare le teste a ritmo di musica, senza spettinare.

«C’è una novità, un governo punk. L’anno che verrà me ne vado un anno al mare (sotto il temporale)».