Lo champagne è un vino spumante francese di lusso, che deve il suo nome a una provincia storica della Francia, Champagne, che si trova a nord-est rispetto a Parigi. Da sempre considerato un vino pregiato, diffuso spesso in eventi elitari e cerimonie di vario genere, lo champagne torna alla ribalta in questo periodo perché parte integrante di una rivoluzione green ed ecologica molto importante.

Verso un consumo ecosostenibile

Ci stiamo avviando tutti verso un consumo e una produzione consapevole di cibo e bevande, alcoliche e analcoliche. Di conseguenza, anche le produzioni vinicole hanno deciso di puntare su prodotti biologici e biodinamici, nella speranza di impattare il meno possibile sull’ambiente e allo stesso tempo di offrire ai consumatori un prodotto di altissima qualità.

La rivoluzione green ed ecologica dello champagne si inserisce proprio in questo contesto: si stima, ad oggi, che nella regione dello Champagne si trovino oltre 200 viticoltori bio o green, che rispettano cioè le normative vigenti. Se consideriamo che da quelle parti si trovano circa 16mila viticoltori ci può sembrare una cifra irrisoria, ma la verità è che si tratta di un numero significativo soprattutto perché in continua crescita.

In che modo, però, lo Champagne biologico e green risulterebbe migliore di tutti gli altri? Perché dovremmo preferire una coltivazione biodinamica a una tradizionale? Partiamo dalle certificazioni, che garantiscono controlli continui e metodologie di coltivazione e raccolta secondo le normative vigenti. Proseguiamo poi con l’utilizzo di solfiti, sempre più controllato e, di conseguenza, sempre più sicuro.

Le aziende vinicole spinte verso il futuro: il caso Moët & Chandon

Sono tantissime le aziende che producono Champagne che hanno deciso di spingersi verso una produzione sempre più green e consapevole: tra queste le più note Veuve Cliquot e Moët & Chandon. Ma perché parliamo di rivoluzione, se è ormai tantissimo tempo che si parla di biodinamicità e coltivazioni biologiche ed ecosostenibili?

L’intento delle grandi aziende vinicole francesi è quello di impegnarsi a 360 gradi per offrire ai propri consumatori un prodotto di altissima qualità e allo stesso tempo totalmente ecosostenibile - e quindi attento a rendere sostenibile tutta la filiera produttiva, che va dal terroir (l’area fisica, il terreno in cui avviene la coltivazione, ottimale anche per condizioni ambientali) fino al packaging e alla distribuzione vera e propria. È una sfida, impegnativa, ma molte aziende vinicole sono pronte ad accoglierla.

In questa ottica, Moët & Chandon è l’azienda che forse più di tutte sta cercando di allinearsi con le esigenze contemporanee, rendendo così tutta la sua area effettivamente ecosostenibile. Ma come si può fare a mantenere alta la qualità di questo vino, senza rinunciare a un approccio biodinamico. È necessario cambiare il proprio assetto, i propri ideali, la propria filosofia, in qualche modo, ma da dove cominciare?

Nasce così il programma “Natura Nostra”, che cerca di effettuare una vera e propria transizione ecologica e che punti soprattutto alla biodiversità. Nel giro di cinque anni Moët & Chandon ha in mente di realizzare circa 100 km di corridoi ecologici, che coinvolgano tutte le figure che fanno parte della filiera, dai vigneron agli agricoltori. Inoltre, cercherà di consolidare in parallelo tutte le iniziative agricole ed ecologiche che fanno parte della sua regione di riferimento, l’area di Épernay, a nord-est di Parigi, lì dove si sviluppa tutto il territorio di Champagne.

Le aziende vinicole spinte verso il futuro: il caso Veuve Cliquot

Come Moët & Chandon, quindi, anche altre aziende vinicole di Champagne stanno cercando di recuperare un rapporto con la terra sempre più consapevole e in linea con le normative vigenti in tema di ecosostenibilità. Anche Veuve Cliquot, dicevamo, realtà da sempre attenta a proporre modalità innovative di produzione e raccolta. Uno dei primi impegni concreti riguarda una linea di gadget pensata per celebrare i loro 250 anni: Icons, una linea di prodotti “a lungo termine”, completamente plastic free e riciclabile e prodotta con un’emissione di gas sensibilmente inferiore alle produzioni del passato. Proprio a questo scopo, Veuve Cliquot cercherà di ridurre le emissioni di gas in generale almeno del 50% entro il 2030.

La svolta green ed ecologica della produzione di Champagne in giro per il mondo ha attirato l’attenzione di tantissimi investitori, anche piuttosto famosi. Tra loro anche Leonardo Di Caprio, che ha di recente acquistato una quota azionaria della maison Telmont. Da sempre ambientalista attento e attivista ecologico, Di Caprio ha scelto Telmont perché ha apprezzato la volontà dell’azienda di rendere l’intero vigneto biologico al 100% nel giro di pochi anni e di garantire ai consumatori una produzione e distribuzione totalmente ecosostenibile.