Flaminia vive a Roma Nord in un mondo fake e pieno di ipocrisie, è in procinto di sposare un rampollo ricco e viziato, non mangia carboidrati da anni per rimanere magra e si fa torturare psicologicamente da (finte) amiche crudeli. Ludovica è sua sorella: con Flaminia condivide il papà, un'infanzia trascorsa sotto il sole del Circeo e ricordi più o meno imbarazzanti dell'adolescenza. Tanto Flaminia è stitica emotivamente quanto Ludovica è esuberante, sopra le righe e spontanea: se la prima finge per apparire ciò che non è, la seconda è una persona autistica ad alto funzionamento che non potrebbe mai essere altro che se stessa. Flaminia, debutto alla regia di Michela Giraud (che è anche la protagonista), arriva al cinema l'11 aprile: è un film agrodolce, da groppo in gola, che racconta un pezzo della vita di Giraud - e di Cristina, sua sorella, personaggio cui quello di Ludovica si ispira - e un'idea di bellezza che trascende ogni conformità, ogni canone dato, ogni idea precostituita. Per Rita Abela, attrice siciliana che veste i commoventi e brillanti panni di Ludovica, «interpretarla è stato come tuffarsi in un oceano di meravigliosa fragilità». In questa intervista abbiamo parlato del suo ruolo nel film e dell'importanza di portare sullo schermo più personaggi come Ludovica.

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Courtesy Vision Distribution
Una scena di Flaminia, un film di e con Michela Giraud. Nel cast, oltre a Rita Abela, anche Antonello Fassari, Nina Soldano, Edoardo Purgatori, Lucrezia Lante Della Rovere. Il film è prodotto da Eagle Original Content e Pepito Produzioni in collaborazione con Vision Distribution e con Prime Video: sarà in sala dall’11 aprile

Com'è nata la tua passione per la recitazione?

«A scuola. Ero timida e riservata, poi un professore mi ha invitato a fare un laboratorio teatrale. Per la prima volta, sul palco, non ho sentito vergogna nell'espormi. Di più: era una cosa che mi gratificava. Quell’esperienza mi ha cambiato la vita e il teatro non l'ho più lasciato. Dopo aver incontrato Pupi Avati (hanno lavorato insieme nella serie Raifiction Le nozze di Laura, n.d.r.) ho iniziato anche con cinema e tv».

E Michela, come l'hai conosciuta?

«Mi ha chiamato dopo aver visto Big, cortometraggio del 2021 di cui sono protagonista. E quando mi ha scelta mi ha detto che mi stava affidando la cosa più importante della sua vita. Flaminia è un progetto scritto e voluto da una persona che conosce bene e dall’interno la materia e questo è il suo più grande valore. Durante le riprese abbiamo legato tantissimo: è come se tra di si fosse creata una sorta di memoria emotiva condivisa che ci ha fatto vivere ogni sensazione in modo vero e sincero. Se penso al clima sul set ancora mi emoziono».

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Francesco Ormando
Rita Abela. Foto di Francesco Ormando Make up and hair Giulia Mariti per Making Beauty Management Styling Allegra Palloni Look: Caterina Moro

Ludovica ha un’anima e un’intensità che non si vedono da tempo sul grande schermo. Cosa ti piace di lei?

    «Leggendo la sceneggiatura mi sono detta: 'Ludovica è bella!'. Di una bellezza che si distacca dal canone, che riempie la parola di significati altri. Non ha filtri, è irriverente, in tutto ciò che dice c'è una grande profondità. E lo fa senza sforzo, in modo naturale. Non ha sovrastrutture: con l’animo di un bambino dice esattamente ciò che pensa. E questa sua sincerità spiazza le persone, che invece vivono dietro maschere per piacere di più agli altri, come fa Flaminia. L'onestà della sorella infatti la mette estremamente a disagio, prova a sfuggirle, se ne vergogna. Anche se sa bene che Ludovica è lo specchio delle sue ipocrisie».

    Come si esce da questo circolo vizioso di apparenza?

    «Alla fine il cuore del film è il rapporto che lega Flaminia e Ludovica, l'amore tra sorelle. E se ci pensi questo vale anche nella vita vera. Sono i legami e la nostra umanità a permetterci di pulire quella coltre di fuliggine attraverso cui vediamo le cose e a riportarci a quello che è importante, all’autenticità delle persone, all’essenziale. Il film parla di questo, ed è stato un viaggio bellissimo».

    Come ti sei preparata per entrare nel personaggio?

    «Con devozione e studio. Ho cercato di entrare nella resa scenica studiando con rispetto le particolarità di chi vive queste neurodivergenze. Ho anche conosciuto Cristina, la sorella di Michela, con lei ho passato un pomeriggio bellissimo e arricchente. Il nostro lavoro come attori è prestare corpo, voce e cuore a una storia senza coprirla col nostro ego. E quando si racconta qualcosa in modo onesto come fa Flaminia, allora arriva al pubblico».

    Qual è il modo giusto per parlare di temi come la neurodivergenza al cinema o in tv?

    «Un tempo avremmo definito Ludovica 'disabile', 'Asperger', 'autistica'. La strada è ancora lunga, ma film come questo servono anche a cambiare il lessico, a fissare un nuovo linguaggio meno stereotipato e più corretto. Parlare di questi temi non solo è importante, è urgente. Ed è giusto farlo in maniera autentica e senza banalizzare».

    Lo stesso vale per i disturbi mentali e il benessere psicologico...

    «Sì, ed è vero che ormai abbiamo capito come sdoganare le nostre fragilità, ma non per questo dobbiamo considerarci 'oggetti da maneggiare con cura'. Non siamo cristalli, trasparenti e impalpabili, ma esseri umani con uno spessore».

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    Francesco Ormando
    Rita Abela Foto di Francesco Ormando Make up and hair Giulia Mariti per Making Beauty Management Styling Allegra Palloni

    Cosa ti auguri che arrivi a chi guarderà il film?

    «Spero che in Ludovica si possano riconoscere tutti quelli che, almeno una volta nella vita, si sono sentiti diversi. Non sempre abbiamo pensato o ci hanno fatto pensare a questa diversità come un valore: il più delle volte, per paura paura di non essere visti, non accettati, persino di non essere degni di amore, fingiamo di essere ciò che non siamo. E questa è una cosa che riguarda tutti, nessuno escluso. Dobbiamo imparare ad allenare l'occhio per le piccole cose. Senza questa attitudine, perdiamo l’occasione preziosa di essere migliori. E di scoprire che la vera bellezza è nella diversità e che ogni diversità fa fiorire bellezza».

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