Da un lato l'hashtag #NotMyAriel, dall'altro le bambine che vedono per la prima volta l'attrice nera Halle Bailey interpretare La Sirenetta nel nuovo film della Disney. Da un lato chi sostiene che il "politicamente corretto" stia portando a una sorta di revisionismo delle tradizioni e dall'altro chi spiega che le sirene sono creature mitologiche e che, oltre al fatto che non esistono, se ne ritrova traccia in tutta l'area del Mediterraneo. «Questo significa che le sirene possono venire dall'Asia, dall'Europa e dall'Africa e avere letteralmente ogni tipo di pelle», spiega il TikToker Jaden Bricker, girando un video sulla polemica che in poche ore è diventato virale. Forse il punto, per andare alla radice delle critiche razziste sul nuovo live action Disney in arrivo nel 2023, è rendersi conto che, anche nel nostro modo di vedere il folklore, abbiamo spesso un approccio eurocentrico e coloniale.

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Come racconta Refinery29, la scrittrice e dottoranda all'Università di Cambridge, Mary Ononokpono ha concentrato parte della sua ricerca sulla vita delle donne costiere del Biafra durante l'età atlantica scoprendo che le comunità africane precoloniali veneravano degli spiriti dell'acqua per certi versi simili alle sirene. Tra questi c'era Yemaya, una dea dell'oceano, che, secondo la leggenda, creò i sette mari. Era considerata una feroce protettrice delle donne e tuttora viene adorata in diversi luoghi del mondo. Si dice che per connettersi con questa dea e sentire la sua voce si debba tenere una conchiglia sull'orecchio e interpretarne i suoni.

Un'altra divinità precoloniale marittima è Oshun, dea della femminilità, della fertilità, della bellezza e dell'amore. In Nigeria, le dedicano ogni anno una processione lungo l'omonimo fiume, dove i pellegrini le rendono omaggio e chiedono in cambio ricchezza, salute e felicità. Forse la figura mitologica che più ricorda la Sirenetta di Andersen, però, è la famigerata dea Mami Wata conosciuta anche come Watramama o "Madre dell'acqua". Questo spirito acquatico è in parte umano, in parte pesce ed è spesso raffigurato con organi genitali maschili e femminili. Mami Wata viene celebrata in festività folkloristiche come il festival Epe-Ekpe in Togo e si ritrova in diverse forme d'altre.

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Education Images//Getty Images
Il santuario di Oshun nel sud-ovest della Nigeria

Il motivo per cui studiamo e ci rivediamo in alcune mitologie piuttosto che in altre e attingiamo a esse per raccontare di noi non è solo una questione geografica e storica, ha anche a che vedere con la scala gerarchica in cui siamo abituati a inserire le diverse civiltà. Tutto questo non è esente da razzismo e colonialismo. «L'ingiustizia razziale è in definitiva radicata nell'analfabetismo storico», spiega Ononokpono a Unbothered. «Se le persone non capiscono come siamo arrivati ​​a questo punto come società, l'ingiustizia persisterà», per concludere affermando che: «A questo proposito, la decolonizzazione delle cosmologie, delle mitologie e del folclore delle società dell'Atlantico nero ha un ruolo davvero importante da svolgere».