«Oddio, scusa, giuro che sto arrivando». Se avete mai ricevuto questo messaggio da parte mia, vi chiedo perdono. Stavo mentendo. Sono quella persona che manda messaggi del genere quando voi siete già sul luogo dell’appuntamento. E io? Molto probabilmente sto chattando su WhatsApp, dal water. Devo solo trovare le chiavi. E preparare la borsa. E cambiarmi.

Mi sono persa l’inizio del matrimonio di un’amica, sgomitando tra la gente in fondo alla chiesa, mentre lei percorreva la navata. Ogni volta che sono in aeroporto chiamano il mio nome con l’altoparlante, perché io sono intenta a provare profumi a caso al Duty Free. Perdo un’infinità di treni che si allontanano mentre io resto sulla banchina.

Non è che io voglia arrivare in ritardo. Mi concedo sempre molto tempo. È solo che in qualche modo riesco a riempirlo, e a sforare. Riempio le mie ore come riempio il mio appartamento, con qualsiasi cosa. Inoltre, non è che non creda nel tempo – so che governa il mondo – ma non riesco a coglierlo appieno. Perché a volte le ore scivolano in pochi secondi, e altre volte una settimana sembra un anno? Ma non posso più combatterlo. Arrivare in ritardo poteva magari sembrare affascinante ai tempi dell’università (forse mi prendevo in giro da sola), ma ora ci sto rimettendo in denaro (quanti mezzi da riprenotare) e relazioni (i miei amici puntuali hanno smesso di invitarmi a cena), così ho deciso di lanciarmi una sfida: posso cambiare? E diventare una persona che arriva in anticipo? Mi sono imposta, con l’aiuto di un’esperta, di completare alcune missioni per scoprirlo.

ritardo latte e cerealipinterest
Adam Kuylenstierna / EyeEm//Getty Images

Missione 1: capire che tipo di ritardatario sono

È emerso che i ritardatari cronici sono in ritardo per un motivo ben preciso (no, non stiamo dando la colpa agli autobus). È perché tutti noi abbiamo uno “stile” di ritardo – per esempio, chi pensa di essere superiore, chi si trova in vera difficoltà, chi si fa prendere da qualche dramma e fa scenate – che si collega a qualcosa di più profondo; è un modo inconscio di esprimersi. C’è chi arriva in ritardo perché semplicemente non vuole andare in un posto e chi, come me, ha uno “stile ansioso”. O almeno così lo chiama Jodie Cariss, terapeuta e fondatrice di Self Space, che mi spiega che il mio costante ritardo e l’angoscia che mi provoca (sono sempre in difficoltà e mi sento in colpa) è in realtà una forma di auto-sabotaggio. Cariss dice che per avere veramente successo nel mio esperimento dovrei provare varie tattiche per due settimane, ma per me stessa, non per gli altri. «Prova ad avere il controllo della situazione», consiglia. Ok, voglio avere il controllo e non sentirmi inghiottita in una spirale ogni volta che esco di casa. Sembra allettante. Ma capirlo è la parte più facile.

Missione 2: seguire il consiglio del posto fisso

Non riesco mai a trovare le chiavi. Cariss mi dice che forse sto deviando la mia ansia su quelle sfuggenti e piccole stronze. «Se ti focalizzi su dove sono le chiavi», dice Cariss, «non ti stai sintonizzando sull’ansia che provi nell’uscire di casa». Il tratto che sembra ricorrere è che sono una persona che odia lasciare la propria comfort zone.

Cariss mi dice che sto alimentando questo problema e che in realtà me lo sto creando per distrarmi dall’angoscia di lasciare la mia bolla. Mi dice che devo usare la più semplice delle tattiche per ridurre al minimo tutto questo dramma: devo trovare un posto solo dove mettere le mie cose. Sarà il solo modo a permettermi di ritrovarle sempre, mi assicura. Lo so, lo so. È incredibile. Ma funziona. Da due settimane, quando torno a casa metto le chiavi in un vaso in cucina. Devo concentrarmi molto per non appoggiarle sul letto, in bagno o in qualsiasi altro posto a casaccio. E sta cominciando a diventare un’abitudine. La vecchia me rincasava e ficcava la borsa in un angolo, con tutto il suo contenuto. Ora la svuoto con cura, mettendo tutte le mie cose in un unico posto.

Missione 3: scegliere i vestiti la sera prima

Sono certa che ognuna di noi si sia trovata davanti a una pila di abiti alla rinfusa, alla spasmodica ricerca di quel paio di orecchini che completasse il look. Io lo faccio sempre e finisco per accontentarmi di qualcosa che non mi convince per niente. «È davvero stressante, perché sappiamo di non avere abbastanza tempo per scegliere cosa indossare, e questo ci spinge a mettere indumenti in cui non ci sentiamo a nostro agio», spiega Cariss. «Semplifica il tuo guardaroba. Sbarazzati di tutto ciò che non ti piace. Ogni piccola decisione che prenderai ti farà guadagnare tempo per le scelte future». Seguo il consiglio e passo una serata a provare abbina-menti per capire cosa voglio tenere e quali sono i capi che stanno davvero bene insieme.

La sera prima di andare da qualche parte mi ritaglio del tempo per scegliere un putfit che non mi faccia sentire inadeguata. Lo provo, immagino come mi acconcerò i capelli e penso a quali orecchini ci si abbinano. Penso a tutte le cose che devo fare quel giorno. E mi immagino di farle indossando l’abito che ho appena scelto. Questo mi ha fatto ricominciare ad apprezzare i miei vestiti e mi ha permesso di non perdere più dieci ore a causa della mia indecisione.

Missione 4: mollare il cellulare, ora

La maggior parte delle mattine prima dell’esperimento, mi collegavo a Instagram con l’intenzione di fare giusto qualche scrollata. In quelli che sembravano 10 minuti, passavo un’ora nella timeline di qualcuno. Perdevo il senso della realtà. Perciò, per tutta la durata di questo esperimento, non userò i social media quando so di avere un appuntamento. «Disinstalla le app dal telefono», consiglia Cariss, spiegando che in questo modo si evitano le tentazioni. «E aprile solo quando sei al computer». Ok, in questo caso baro un po’. Non rimuovo tutte le app, ma le sposto in un’altra parte del telefono. Mi sono anche vietata di avvicinarmi a Ig e TikTok quando devo uscire. Probabilmente non c’è bisogno che ve lo dica io, ma questo metodo funziona parecchio. E se riesco ad arrivare in anticipo, posso passare qualche minuto a scrollare su Instagram dal luogo in cui sono.

Missione 5: un pre-appuntamento privato

Ho sempre pensato che arrivando in anticipo mi sarei annoiata e sentita sola. Cariss mi dice che devo cambiare mentalità. «Pianifica di farti un regalo quando arrivi in anticipo», consiglia. «Ma assicurati di pianificare il percorso». Con questo intende dire di aggiungere almeno 20 minuti, perché nessun viaggio andrà mai esattamente secondo i piani. Ora, prima di incontrare un’amica a cena, di andare in una galleria o in qualsiasi altro posto, prevedo un po’ di tempo per me. Venti minuti bonus da spendere come meglio credo. Qualche attimo in cui posso sedermi, prendere un caffè, magari leggere. Un piacere semplice, solo per il fatto di essere in anticipo. Va bene anche scrollare su Ig.

Missione 6: non fare mai e poi mai quella “cosa in più” perché c’è tempo

Dico a Cariss che spesso, mentre sto per uscire di casa, mi viene in mente di rifare il letto o di riordinare. Ma devo chiedermi: è davvero necessario farlo? Cariss mi dice che questo comportamento è sempre legato all’ansia di uscire di casa. «La mamma di una mia amica lavava le tende appena prima di partire per una vacanza», dice Cariss ridendo. «Ma se non riesci a mollare le faccende domestiche, forse stai soffocando la tua angoscia seppellendola nell’ordine. Non completare una certa attività potrebbe metterti ansia, ma non puoi rimandarla a quando rientri? Fai una scelta: quella di non fare tardi». Cosa mai potrebbe accadere se non rifaccio il letto come si deve, o se non faccio la lavatrice o non lavo la tazzina del caffé prima di uscire? Ultimamente preferisco scegliere di essere in anticipo. Mi sono resa conto che l’ansia di lasciare un piatto sporco in cu-cina non è così forte come quella di arrivare in ritardo.

PER RIUSCIRE A NON PERDERVI, LA REGOLA DEI 20 MINUTI

Ero solita prevedere un’ora per portare a spasso il cane, ma ci voleva sempre di più. Quando pianificate la giornata, aggiungete 20 minuti a ogni singola attività. Ciò consente anche di avere tempo extra per eventuali contrattempi col treno o l'autobus.

SDRAIARSI AIUTA

Se come me vi accorgete di essere in una spirale divora-tempo, Cariss consiglia di sdraiarsi sul pavimento. Funziona: dà modo di rifocalizzarti e riconnettere mente e corpo. Tuttavia, sconsiglio questa mossa se siete in pubblico o già in ritardo. In tal caso meglio fare una pausa, chiudere gli occhi e provare invece a fare respiri profondi.

FARE LE SCELTE PIÙ IMPORTANTI IL GIORNO PRIMA

Pianificate l’itinerario e gli abiti che indosserete per evitare di fare le cose in fretta e furia. Anche se vi illudete sia figo vivere alla giornata, vi assicuro che non è così.

LA DOMANDA DELLE DOMANDE

Prima di uscire, chiedetevi: voglio davvero andarci? Uno dei motivi per cui si arriva in ritardo è che non si vuole proprio andare in un certo posto. «È un classico», spiega Cariss. «Diciamo di sì, ma in realtà avremmo voluto declinare l’invito. Allora procrastiniamo. Avremmo voluto restare a casa, ma ci presentiamo, anche se in un modo che dimostra quanto avremmo preferito non andare». Cercate di essere il più onesti possibile con voi stessi riguardo agli appuntamenti e cancellate tutto ciò che non vi va di fare (ovviamente non parlo di incontri di lavoro e visite mediche, ma di vita sociale). Scoprirete che non potete arrivare in ritardo a un appuntamento, se non ci andate.