Sha'Carri Richardson: segnatevi il suo nome perché questa ragazza ventitreenne ha tutte le carte in regola per diventare una star. Anzi, lo è già. Sguardo risoluto di chi non la manda a dire a nessuno, unghie che sembrano artigli bordati di glitter (anche se dopo la vittoria se le è tagliate), sulla spalla un drago tatuato. In un video la velocista, prima di iniziare a gareggiare, si toglie la parrucca color arancio, la butta per terra e corre con i lunghi capelli intrecciati al vento. Parla apertamente di salute mentale, risponde a tono ai giornalisti, racconta del suo passato difficile e quando le cose vanno male non si lamenta, corre ancora più forte. Da ieri è la nuova campionessa mondiale dei 100 metri piani e la donna più veloce al mondo.

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Nata a Dallas, in Texas, Richardson ha 2,5 milioni di follower su Instagram, mentre TikTok impazzisce per lei. Sarà il suo aspetto indimenticabile: i cappelli sono sempre acconciati in modo ricercato e tinti di colori sgargianti (pare sia un consiglio di stile della sua fidanzata), le sue unghie lunghissime (un omaggio a Florence Griffith-Joyner, la centometrista americana morta nel 1998 che detiene il record di tutti i tempi nei 100 metri) non mancano di attirare l'attenzione. Ma è soprattutto la tenacia e la risolutezza della ventitreenne a renderla così amata è, per usare una parola inglese difficile da tradurre, "unapologetic": non si scusa per quella che è, mantiene saldo il suo orgoglio di donna nera. Lo fa nelle vittorie (molte, il suo percorso iniziato alle scuole medie è costellato di successi) e nelle cadute, nei momenti difficili.

Di questi, nella sua vita, ce ne sono stati molti. È stata abbandonata dalla madre da piccola, è cresciuta con la nonna, al liceo ha tentato il suicidio perché vittima di bullismo. Nel 2021 è stata squalificata dalle Olimpiadi di Tokyo dopo essere risultata positiva al THC, il principio attivo psicotropo della marijuana. La sostanza non influisce sulla performance sportiva tanto che l’agenzia antidoping degli Stati Uniti ha ammesso che il regolamento internazionale sull’uso di marijuana da parte degli atleti dovrebbe cambiare. L'atleta non si è lamentata, ha detto «Sono umana», ha spiegato che in quel periodo aveva appreso per caso da un giornalista che sua madre era morta e che la marijuana la aiutava a gestire gli attacchi di panico che la notizia le aveva scatenato. «So cos’ho fatto», ha dichiarato, «So cosa avrei dovuto fare fare. E ho deciso comunque di fare così». Ora, comunque, è tornata più forte di prima e pronta a far parlare di sé e delle sue conquiste nel mondo sportivo, da ultimo il suo record di 10''65 nei 100 metri. «Sembra quasi che dobbiamo essere delle supereroine», ha detto a Teen Vogue parlando di cosa significa essere donne nere nella società attuale. Lei, comunque, ci va molto vicina.