Lo sappiamo: è venerdì e non vorreste sentire brutte notizie, specie se riguardano violenze sessuali e il solito victim blaming. Vi capiamo, ma questa vicenda - per quanto terribile - necessita di una riflessione qui e ora. Si tratta del caso di una ragazza diciottenne di

Campobello di Mazara, nel trapanese che racconta di essere stata violentata da quattro ragazzi che l'avrebbero attirata con l'inganno a casa di uno di loro. Doveva esserci una festa con altre ragazze ma non si è presentato nessuno: dopo aver bevuto e ballato si sarebbe consumata la violenza che la ragazza ha denunciato con l'aiuto del fratello. Dopo le prime indagini, il giudice ha confermato la misura di custodia cautelare per i quattro così come richiesto dalla procura di Marsala, ma quello che sconvolge è la reazione del padre della ragazza. "Mia figlia vi ha raccontato dei fatti non veri", ha dichiarato l'uomo, "era sotto l’effetto di sostanza alcoliche e quindi non era in grado di capire quanto accaduto". Insomma, gli indagati sarebbero dei "bravi ragazzi", la colpa casomai è della vittima.

instagramView full post on Instagram

Fermiamoci per un attimo e ripetiamo insieme: avere rapporti con una persona visibilmente intossicata da alcol o altre sostanze è un reato. Già, in caso qualcuno se lo fosse perso, quando la volontà di una persona non può essere espressa lucidamente a causa di sostanze che la alterano, il consenso semplicemente non può essere espresso. Non è chiaro quindi cosa voglia intendere questo padre: che la figlia si è inventata tutto in preda all'alcol? O forse che "non si ricorda" di essere stata "consenziente" ai rapporti perché era troppo ubriaca? Resta il fatto che l'attenzione viene spostata ancora una volta su chi denuncia: Dov'eri? Com'eri vestita? Cosa hai bevuto? Il processo viene fatto al contrario. Il punto, però, è che aver bevuto, essere ubriaca o fatta di qualunque sostanza non è una buona ragione per giustificare uno stupro.

Mi torna in mente una scena di Promising Young Woman - il film che ha appena vinto l'Oscar per la Migliore sceneggiatura originale. Cassie, la protagonista, si aggira per un locale senza riuscire a reggersi in piedi, sembra chiaramente ubriaca al punto da non riuscire a tenere gli occhi aperti. Così un "bravo ragazzo" decide di accompagnarla a casa. Lungo il tragitto, però, fa una tappa al suo appartamento. Cassie non dice mai di sì, evidentemente è troppo ubriaca per esprimere il suo volere, ma all'accompagnatore non sembra importare. Lui le offre da bere, inizia a baciarla, la porta nel suo letto e ignora le deboli proteste di lei. Solo a quel punto - quando la situazione sta per degenerare - Cassie torna in sé, smette di fingere di essere ubriaca, e inchioda il ragazzo alle sue responsabilità: "Che cosa stai facendo?"

Avere rapporti con chi non è in grado di intendere di volere dovrebbe essere considerato semplicemente off-limits. E invece è normalizzato al punto che è molto comune offrire da bere a una ragazza al semplice scopo di renderla più disinibita e "metterla nella condizione" di dire di sì. Nella nostra cultura manca un presupposto: se non c'è consenso o se il consenso è viziato da alcol, minacce o da qualunque altra cosa, è stupro, è reato. Questo passaggio deve essere sfuggito al padre della ragazza che a quanto pare preferisce credere alla storia per cui se sei una "ragazza a modo" e ti comporti bene queste cose non succedono. Se succedono è perché te la sei cercata. Non possiamo immaginare cosa significhi sentire il proprio padre difendere chi ci ha aggredito, ma possiamo dire a questa ragazza: "Sorella, noi ti crediamo".