Dopo la puntata di Porta a Porta di giovedì 18 aprile, i social sono invasi di foto, meme e commenti: «Un gruppo di uomini si è riunito dopo il calcetto per parlare di aborto», scrive un'utente su Twitter, altri condividono la clip della serie animata BoJack Horseman: «Non è che il concetto della libertà di scelta per le donne non è andato oltre? Abbiamo chiamato un gruppo di uomini bianchi con il papillon per parlare dell’aborto». Le cose, effettivamente, sono andate più o meno così, dato che nel famoso talk show su Rai 1 condotto da Bruno Vespa per circa dieci minuti sei ospiti e il conduttore hanno discusso degli ultimi provvedimenti in tema di IVG. Il parere di sette uomini sulla libertà delle donne di decidere del loro corpo è stato presentato come talmente autorevole da non richiedere un intervento femminile.

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«Gli uomini (alcuni uomini) ci spiegano le cose», scrive Rebecca Solnit nel suo famoso saggio che ha lanciato il termine "mansplaining", «le spiegano a me come ad altre donne, indipendentemente dal fatto che sappiano o no di cosa stanno parlando». Questo avviene troppo spesso anche in televisione, nei panel, alle conferenze, nelle assemblee istituzionali. Sotto l'hashtag #tuttimaschi si trovano foto di riunioni politiche importanti dove, cancellati gli uomini, rimane una, al massimo due donne. A prendere le decisioni - anche quelle sui corpi delle donne - sono ancora oggi i maschi. A Porta a Porta si è parlato dell'emendamento sul PNRR, presentato da Fratelli d’Italia che ribadisce la possibilità per le associazioni antiabortiste di operare nei consultori con il rischio che donne che vi si recano subiscano pressioni e condizionamenti morali.


«Questo emendamento», aveva dichiarato la deputata del M5S Gilda Sportiello durante una discussione alla Camera, «lo avete fatto decidere a un uomo. Lo avete fatto presentare a un uomo che deve decidere cosa dobbiamo fare noi donne con i nostri corpi». Il video è circolato molto online e ha anticipato l'indignazione di fronte alla discussione a Porta a Porta. «Siamo noi donne che scegliamo cosa vogliamo nella nostra vita, se essere madri o se non essere madri, nessuno ce lo concede o ci dà l’opportunità», ha dichiarato Sportiello, ma l'argomento continua a essere presentato pubblicamente come qualcosa che non coinvolge in primis il corpo, l'autodeterminazione, il presente e il futuro della diretta interessata. Gli uomini si sentono legittimati a discuterne occupando spazio e influenzando le opinioni: nessuno dei sette ha sollevato il problema della mancanza di donne in studio e Vespa ha dichiarato che «Non ce n'erano di disponibili». Così, come scrive Solnit, «La maggior parte delle donne combatte una guerra su due fronti, uno riguardante l’argomento presunto, qualunque esso sia, uno semplicemente per il diritto di parlare, di avere idee, di vedersi riconosciute in possesso di fatti e verità, di valere, di essere considerate umane».