Ora che il diritto all'aborto negli USA è ufficialmente più in pericolo che mai, bisogna organizzarsi per pensare al futuro. Non è più questione di falso allarmismo: se a giugno la Corte Suprema USA dovesse effettivamente ribaltare la sentenza "Roe v. Wade" che garantisce il diritto all'aborto, molti Stati potrebbero davvero introdurre delle leggi per proibire alle donne di interrompere volontariamente una gravidanza. Bisogna protestare, lottare, ma anche pensare a un piano di emergenza. Canada e Messico, fortunatamente, sono pronti ad accogliere le donne USA che dovessero attraversare i confini per abortire.

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Negli anni prima che il Canada legalizzasse l'aborto nel 1988, era normale che le donne canadesi che avevano bisogno di abortire si recassero negli Stati Uniti. «Avevamo una rete di persone a cui fare riferimento», racconta al Guardian Carolyn Egan, portavoce dell'Abortion Rights Coalition of Canada, «ora potrebbe succedere di nuovo, ma nell'altro senso». Secondo il Guttmacher Institute che si occupa di ricerca sulla salute sessuale e riproduttiva, circa 26 Stati USA potrebbero vietare l'aborto se la sentenza venisse ribaltata. «Se uno Stato come il Michigan vietasse l'aborto, sicuramente ci sarebbe interesse ad attraversare il confine canadese», ha spiegato Egan. Per questo, la ministra della Famiglia del Canada, Karina Gould, ha rassicurato le donne americane: «Se verranno qui e avranno bisogno dell'accesso all'aborto certamente sarà un servizio che verrà fornito», ha detto a CBC News.

Per chi vive negli Stati, in Stati più a Sud, un'altra opzione potrebbe essere il Messico che ha legalizzato l'aborto l'anno scorso. Secondo l'organizzazione pro-choice Las Libres, infatti, le donne americane potrebbero ottenere degli aborti chirurgici nelle cliniche pubbliche anche gratuitamente. Lo stesso vale, a maggior ragione, per quegli Stati USA tradizionalmente democratici che continueranno a garantire l'aborto: la California, ad esempio, ha già proposto una serie di progetti di legge volti a espandere l'accesso all'aborto ai pazienti fuori dallo Stato. Il problema, però, come ha fatto notare la Senatrice Warren, è che cercare di abortire in un altro Stato o all'estero oltre a essere complicato, è costoso.

Secondo Egan, ad esempio, le donne americane in Canada dovranno pagare circa 500 dollari canadesi (388 dollari americani) per un aborto chirurgico, senza contare i costi del viaggio. Per questo, negli ultimi giorni, sempre più persone stanno donando fondi alle organizzazioni che si occupano di tutelare l'IVG (come Abortion Care Network, NARAL Pro-Choice America, Planned Parenthood e tantissime organizzazioni locali) che potranno cercare di garantire l'aborto anche qualora diventasse illegale, ad esempio tramite i farmaci abortivi spediti per posta. È un modo per canalizzare la rabbia, per sentirsi meno impotenti e per continuare a difendere la libertà di scelta delle donne mentre si aspetta la decisione definitiva della Corte.