C'è poco da dire, se non che per affrontare un cambio di sesso ci vuole molto coraggio. Quello di riconoscere il proprio sé, capirlo, affrontarlo. E non solo. Perché affrontare la terapia ormonale non è uno scherzo, proprio come non lo è fronteggiare lo stigma sociale che ne deriva, l'abbandono della famiglia e degli amici (a volte), le operazioni e la nuova immagine di sé. Non è il caso di scoraggiarsi, ovviamente. Come sottolinea il dottor dottor Argo Penovi, psicoterapeuta e psicologo di MioDottore, infatti, "in genere, le persone che riescono a cambiare sesso lo vivono come un traguardo, un sentirsi finalmente a casa". Metaforicamente, potremmo dire che cambiare sesso è un po' come cambiare pelle e ritrovarsi, finalmente, nel corpo con il quale ci si identifica. Da un punto di vista prettamente pratico, invece, prendersi cura della nuova pelle è leggermente più complicato. La dottoressa Pieralba Todaro, dermatologa di MioDottore, evidenzia, infatti, quanto possa essere difficile mantenere l'equilibrio. "Il primo effetto collaterale di un cambio di sesso è il cambiamento nel microbioma cutaneo. La pelle per mantenersi sana ha bisogno di equilibrio e, sicuramente, la terapia ormonale lo modifica. Il risultato sono acne, follicolite, infiammazione". Come affrontare al meglio la situazione, dal punto di vista dermatologico e psicologico? Lo abbiamo chiesto ai due esperti.

Pelle e cambio di sesso: ha ancora senso parlare di pelle maschile e femminile?

"In realtà, no". La dottoressa Todaro è estremamente chiara. "I ruoli sono cambiati e, se anni fa poteva essere valido, oggi uomini e donne fanno lavori sovrapponibili". La differenza, infatti, è legata molto più alla professione, che non al proprio genere di nascita. Le donne stanno all'aria aperta quanto gli uomini e, di conseguenza, non hanno più una pelle delicatissima e sottile come in passato. D'altra parte, "anatomicamente, sono gli ormoni a condizionare lo stato biologico della pelle. Nell’uomo abbiamo il prevalere degli androgeni e - generalmente - una pelle spessa, con pori, trama grossolana e peli inspessiti. Nella donna, invece, gli estrogeni determinano una grana più delicata, pori e peli più sottili". La tendenza, però, è un approccio sempre più genderless alla skincare, che tende a considerare le "differenze sempre meno marcate nella struttura della pelle maschile e femminile".

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Non ha più senso parlare di "pelle maschile" e "pelle femminile".

Cosa significa non "riconoscersi nella propria pelle", aka nel proprio genere di nascita?

Il dottor Penovi la definisce come "un'odissea". Non riconoscersi nel proprio corpo, infatti, comporta un vero e proprio disagio. "Semplificando all'estremo, essere non binari significa sentirsi nel corpo sbagliato. Una donna non binaria, ad esempio, si sentirà a disagio nel fare la ceretta o nel truccarsi perché potrebbe sentirli come atteggiamenti tipicamente femminili e pensa a sé come a un uomo". A complicare le cose, naturalmente, c'è il fatto che, spesso, l'insorgenza di questo malessere si manifesta durante l'adolescenza e viene etichettato come una fase. Ecco perché, in realtà, affrontare un cambio di sesso è una fortissima manifestazione della propria identità. "Ci sono dolori fisici, la necessità di affrontare il giudizio della società e della famiglia, la sensazione di essere sbagliati". Proprio per questo, occorre fare molta attenzione, ragionare e riflettere. "Dopo la terapia ormonale cambia tutto: gli affetti, la famiglia e il lavoro. Persino la propria rispettabilità sociale".


Affrontare il cambiamento: cosa succede durante la terapia ormonale?

Da un punto di vista dermatologico, la dottoressa Todaro parla di "un cambio radicale a causa del carico di ormoni molto più elevato". Sono proprio gli ormoni, infatti, a dettare le caratteristiche della pelle. "La pelle femminile, ad esempio, vedrà lavorare di più le ghiandole sebacee, con il rischio di acne e brufoli. Al contrario, la terapia estrogenica e antiandrogena comporta secchezza, addirittura dermatite, e unghie che si spezzano". Un fattore da affrontare è anche l'inevitabile redistribuzione del grasso corporeo, la comparsa - o scomparsa - dei peli e le alterazioni nel microbioma. Da un punto di vista psicologico, invece, la terapia ormonale è il momento più complicato. Il dottor Penovi avverte: "può essere frustrante, ma è proprio questo il momento di non mollare. Ecco perché occorre ricevere sostegno e fare un lavoro psicologico, che possa aiutare ad affrontare i cambiamenti del corpo".

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La pelle, durante un cambio di sesso, deve fare i conti con gli ormoni.

Come cambia il modo di prendersi cura della pelle?

La chiave per affrontare il cambiamento al meglio è farlo progressivamente. Come racconta la dottoressa Todaro, ad esempio, "chi si appresta a diventare donna dovrà fare i conti con i peli, da eliminare con la terapia ormonale e il laser". Alcune zone del corpo, però, possono essere particolarmente resistenti, soggette a follicolite o a melasma e, dunque, difficili da trattare. Come adattare la skincare routine? "Per la terapia ormonale con estrogeni, l'ideale è affidarsi a creme idratanti leggere e adatte al proprio tipo di pelle". Oltre alla detersione e all'idratazione, "può essere utile la biostimolazione per rendere più efficaci le modifiche al grasso corporeo". Acido ialuronico e filler possono aiutare a rendere i tratti più maschili o femminili. La pelle non cambia radicalmente durante la terapia ormonale, specialmente se il cambio di sesso avviene quando la struttura della cute si è già consolidata. "La condizione più difficile da cui partire è una pelle acneica, che potrebbe peggiorare a causa della terapia con testosterone e antiandrogeni". Non meno complicata la gestione della cellulite. "Dopo il cambio di sesso, infatti, sarà meno manifesta, ma non sparirà completamente". Gli estrogeni, poi, prolungano la giovinezza della pelle. Ecco perché assumerli durante la terapia ormonale significa beneficiare della "necollagenesi, che rende la pelle più giovane e compatta, mentre abbattere gli estrogeni significa dover affrontare un crollo del collagene". L'effetto è molto simile alla menopausa, con comparsa di rughe e una pelle dall'aspetto meno compatto.


Come facilitare il cambio di sesso senza smettere di sentirsi sé stessi?

Naturalmente, sottolinea il dottor Penovi, "è importantissimo avere il sostegno delle persone care o della comunità LGBTQ+, a cui aggiungere un aiuto professionale". In particolare, è importante avere il supporto di un sessuologo, che possa supportavi nel cambiamento e nella comprensione di tutte le sfumature della sessualità e dell'identità di genere. Un aiuto fondamentale, specialmente per poter procedere con un'eventuale operazione. "Un aspetto a cui fare grande attenzione è il grado di soddisfazione: spesso ci si creano delle aspettative, che devono essere soddisfatte dal nuovo aspetto". Attenzione, però, a non confondere questa necessità con la dismorfofobia: la preoccupazione per il proprio aspetto fisico è lecita, ma non deve diventare patologica. "La dismorfofobia è un disturbo invadente, che può diventare molto grave e comporta una costante insoddisfazione". Ed è proprio questa la MACROSCOPICA differenza con il cambio di sesso. Quest'ultimo, infatti, ha "un obiettivo ben definito e, una volta raggiunto, non ha bisogno di costanti "ritocchi" e comporta un'immensa soddisfazione", nonostante tutte le difficoltà.

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Beatrice Zocchi

Beauty addicted per vocazione, ho fatto della ricerca della skincare perfetta una missione. Amo scovare nuove tendenze, ma non chiedetemi di tingermi i capelli. Mai sottovalutare il potere della bellezza: il rossetto giusto può cambiarti la giornata.