Hey ciao. Rock Emoticon è stato un po’ rallentato da Jack On Tour un programma tv musicale al quale sto lavorando come autore che mi ha un po’ impegnato la tastiera del portatile, ma rieccomi qui. Questa volta volevo parlarti di una canzone che si chiama Nanà. È di un cantaurore moderno italiano che si chiama Brunori Sas. A farla breve potrei dirti che stilisticamente ricorda spesso Rino Gaetano, ma nel caso tu non lo conosca, lascio che ti faccia naturalmente una tua idea, apprezzando la sua identità che, nonostante questo richiamo, è comunque piuttosto definita.

Di questa canzone mi ha colpito la potenza e la bellezza della schietta e umile sincerità che Brunori esprime. Dopo aver raccontato un po’ della sua infanzia: «Le giornate passate a giocare, in un mondo inventato, le ginocchia sbucciate, il pallone bucato da un vicino incazzato (…) mentre la gente si faceva le canne e io frequentavo le chiese» celebra a squarciagola la sua “vita normale” dicendo: «Perché la mia non è una vita speciale, e molto spesso me la devo inventare. Perché la mia è una vita normale, ed è per questo che la voglio cantaaa-re-do… Nà- Nanà- Nanaaa-Nanà».

In realtà questo testo mi fa venir voglia di parlare di almeno un paio di cose ma ne sceglierò una. Hai già capito dove voglio andare a parare vero? Brunori sembra voler rispondere a quel luogo comune secondo il quale bisogna apparire supercool a tutti i costi. Si ma per apparire bisogna esserlo dentro.

“Cool” è un concetto interpretabile in vari modi. Io trovo che non ci sia nulla come l’armonia con noi stessi a renderci belli e sereni tanto da poter cantare la propria vita a squarciagola. No, non sto dicendo di arrivare all’aperitivo vestita con le ciabatte e il golfino da casa! Però ciò che ci rende veramente brillanti è viversela bene essendo noi a rendere brillante il nostro vestito senza affidarci al contrario. Più passa il tempo più sembra che diventiamo bravi a nasconderci e a mascherarci.

Forse possiamo scrivere uno status o un messaggio su un social network dove ci mostriamo per quello che vorremmo che gli altri ci vedessero, ma è bene sapere che con occhi attenti e cuore attivato altre persone sono in grado di leggere la disperazione che talvolta viene celata da messaggi grammaticalmente super convincenti. Così come cercare vestiti e pettinature sempre folli. Sbaglio o nonostante tutto, mi riferisco a chi le ha provate, non ci si sente adeguati e a proprio agio? Sbaglio o ci si sente bene finché vale il gioco dell’interpretare un ruolo non nostro, ma poi la festa finisce? Perché la vera bellezza credo che venga sprigionata dalla spontaneità dell’esprimere se stessi per quelli che si è.

Così come l’effetto che fa, almeno a me (ma spero anche a te) sentire la canzone di Brunori. Una leggerezza di vita invidiabile. Trovo sia un bel punto di partenza quello di riconoscersi, accettarsi e fare pace con se stessi e con le proprie radici per ritrovarsi, capire cosa non ci piace, non ci calza, non ci appartiene e cominciare a crescere, evolvere e scegliere cosa veramente è meglio per noi e ci piace sul serio. Una vita “normale” o “speciale”? Come ho scritto ad una mia amica io credo che la vita si muova in funzione di come stai tu, che tu lo voglia o no.

Tu sei la tua vita, tu sei unica e se le cose non ti piacciono come sono ora o non del tutto, sappi che puoi farci qualcosa perché hai tutto lì dentro, con te, a portata di mano, basta cercarlo… che ne dici quindi di una vita “unica”?