Che cos'è per te il successo?
Mi ha colpito molto l'immagine che ha usato Joni Mitchell in una sua recente intervista: l'artista di successo è come un pesce rosso costretto a vivere dentro ad una boccia di vetro. Visto attraverso le pareti ricurve, il mondo appare ai suoi occhi completamente deformato, e lo spazio a sua disposizione è limitatissimo, mentre mille sguardi da fuori lo osservano in ogni suo movimento. Se penso alla vita di certi personaggi famosi, Joni non ha sbagliato, ed io sento di non invidiarli affatto. A mio avviso il vero successo è poter continuare a scrivere e registrare dischi, riuscire a farlo continuando una ricerca personale e originale e contemporaneamente restando fedele a ciò che sono. Viaggiare e far conoscere le mie canzoni a quante più persone possibili attraverso i concerti, collaborare con artisti che stimo e arricchire il mio bagaglio di esperienze, senza perdere la possibilità di costruirmi una famiglia e di ritagliarmi degli spazi di isolamento e di normalità... Anche se riuscire a far sopravvivere il rosmarino sul mio terrazzo ai lunghi periodi in cui sono fuori casa oggi è già un bel successo!

Come hai scoperto il tuo talento?
L'ho sempre avuto con me, non ricordo quando ho cominciato a cantare, dicono che ancora prima di imparare a parlare già cantassi. In un tema della quinta elementare dove mi si chiedeva di descrivere che cosa avrei voluto fare da grande, scrissi che avrei voluto fare l'ostetrica o la veterinaria. Il tema concludeva così: "qualcuno mi dice che dovrei andare a cantare in televisione e fare questo di mestiere ma questi devono sapere che io canto per divertimento, per puro divertimento". Non credo di aver mai scelto di fare la musicista. Ho la sensazione che ad un certo punto sia stata la musica a scegliere me. Io non ho fatto altro che accoglierla, e seguire il flusso degli eventi che ne sono seguiti.

Che cosa ti piace di più della musica?
La potenza che ha nel modificare la nostra percezione del mondo, delle cose, delle persone. La capacità che ha di entrarci dentro e trasformarci. Di coinvolgere le persone più distanti e farle entrare in sintonia con il nostro sentire, anche senza dire una parola. Tutto si gioca su un piano differente da quello logico, è un piano fatto di vibrazioni, di stimoli e risposte corporee più o meno sottili, di emozioni, e le emozioni ancora oggi sfuggono al nostro controllo razionale e sono per questo ancora in qualche modo rivoluzionarie.

Che cosa ti ha insegnato la musica?
La pazienza e lo stupore. La pazienza perché non c'è risultato che per essere raggiunto non richieda tempo e dedizione, non c'è ricerca che non richieda fatica e ascolto, non ci sono originalità e autenticità che non richiedano ricerca. Lo stupore perché a volte la musica sembra arrivare da sola, da luoghi misteriosi, anche (o forse proprio) quando non la stai cercando, al di là di tutte le cose apprese e volute. A volte mi sento io lo strumento, il ponte attraverso cui qualcosa che vive a prescindere da me si manifesta concretamente: ho l'impressione che quando scrivo una canzone siano le note e le parole ad usare me, e non viceversa.

Che cosa vuoi trasmettere agli altri con la musica?
Quando scrivo non penso a cosa voglio trasmettere agli altri… Scrivo e basta, quello che mi passa per la testa e per il cuore. Ma a voler analizzare la cosa, credo mi piaccia l'idea di poter trasmettere una certa curiosità, un bisogno che ho di non dare per scontati gli eventi, la possibilità di trasformare situazioni problematiche in risorse e opportunità di comprensione e di trasformazione. Una canzone è un occhio di bue puntato su una storia, un evento, un passaggio dell'anima, una domanda, un dolore, una follia. Scrivere una canzone significa puntare questo faro su una realtà che di solito resta nella penombra, e far sì che anche gli altri si soffermino ad osservarla. E magari a leggerci qualche cosa di sé.

A chi ti ispiri ogni giorno per il tuo lavoro?
Non mi ispiro a persone in particolare. Quando sono in difficoltà cerco di pensare ai miei nonni, a tutti i problemi e le prove che hanno dovuto superare e allo spirito lieve, positivo e fiducioso nella vita che sono riusciti a mantenere nonostante tutto quello che hanno passato, dalla povertà alla guerra alle malattie… vite come le loro sono buone bussole per orientarsi nel mondo e non lasciarsi sopraffare dalla paura o dalla frenesia miope dei nostri tempi…

Che cosa ti hanno insegnato le difficoltà che hai affrontato per raggiungere il tuo sogno?
Che ogni cosa arriva quando siamo pronti ad accoglierla. Che a volte la vita è più saggia di noi, e non sempre la soddisfazione di un nostro desiderio coincide ciò che davvero è bene per noi, con la vera felicità. Disseminiamo le nostre giornate di illusioni e bisogni tutti apparentemente imprescindibili. Se mi guardo indietro, ci sono cose che ho sognato a lungo: alcune non sono arrivate (ed è stato un bene!) ed altre sono arrivate soltanto nel tempo in cui ero davvero pronta per viverle e coglierne il senso e la potenza. Il mestiere del "cantautore" si costruisce anno dopo anno, palco dopo palco, raccogliendo soddisfazioni e tante porte sbattute in faccia. Resistere e superare tutto ciò, imparando a navigare tra gli eventi, a circondarsi delle persone giuste ed evitare quelle dannose, a trovare noi stessi nella continua ricerca musicale è fondamentale.

Come hai sconfitto la tua più grande paura?
Ho molte paure e non credo di averle mai del tutto sconfitte. Mi tengono compagnia, ci lavoro, a volte le prendo in giro, a volte loro si vendicano. Fanno parte del gioco. A volte le esorcizzo scrivendoci una canzone. Perché quando punti un faro su una cosa che ti fa paura, una volta illuminata questa diventa più innocua, se non addirittura insignificante, ridicola.

La tua frase mantra per darti la carica?
Non ho una frase mantra… in genere se ho bisogno di darmi la carica faccio un respiro profondo e penso al bosco, al posto dove sono nata. Con quella pace in corpo, affronto i palchi e le situazioni più disparate.

Un consiglio per chi vorrebbe lavorare con la musica?
Di studiare, praticare e ascoltare tanta buona musica, che è nutrimento fondamentale per la scrittura. Di non avere fretta e non voler tenere tutto sotto controllo. Di restare attenti alle cose sottili, sia quando si scrive che quando c'è da prendere delle decisioni. Di non mollare di fronte alla prima delusione, e avere fiducia nel proprio sentire. Se è davvero quello per cui siamo a questo mondo, sarà la vita stessa a farcelo capire, questo credo. Altrimenti sarà stato un bel percorso, e la vita saprà stupirci con altro!

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