In un mondo che non ci concede tregua in termini di leggerezza o stabilità, una buona commedia romantica può - e deve - fare il suo sporco lavoro. Ovvero intrattenere, consolare, distrarre, divertire, commuovere, anche a costo di scomodare tutti i cliché del genere, che poggiano il loro potere su un quesito perpetuo: se una cosa può finire bene, perché dovremmo sperare che vada male? Tanto più a Natale, periodo dell'anno in cui, anche chi le feste le detesta, alla fine prova a concedersi un po' di pace per tirare il fiato in vista dell'anno nuovo.

D'altronde non è mica un caso che sulle piattaforma di streaming pellicole ormai considerabili vintage come L'amore non va in vacanza e Love Actually continuino a falciare i cuori degli spettatori. E sempre non casuale è l'ossessione che Gianna, la protagonista di Odio il Natale, serie tv che dal 7 dicembre è tornata in streaming su Netflix con la seconda stagione, ha proprio per il film di Richard Curtis e per la sua famosa scena dei cartelli, che ha segnato la formazione sentimentale e le aspettative di milioni di persone nel mondo. E pure quelle Gianna, l'infermiera interpretata da Pilar Fogliati, ancora una volta al centro di vicende amorose tragicomiche con lo sfondo di una Chioggia vestita di luci e sospiri.

La serie, nata in sordina come remake di uno show norvegese (Natale con uno sconosciuto) che poi diventata, nel giro di una stagione, un guilty pleasure natalizio sforna-meme, è quanto di più romance possa esistere, proprio perché del genere incarna tutti i cliché in una sorta di citazione continua dei grandi classici romantici di Natale. Nell'ordine: i cartelli, i grandi gesti, le corse forsennate per dichiarare il proprio amore. In Odio il Natale 2 c'è tutto questo e pure di più.

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Netflix
Odio il Natale, al centro Pilar Fogliati, accanto a Beatrice Arnera (Titti) e Fiorenza Pieri (Margherita)

Fogliati ha già dimostrato in molte occasioni di essere in grado di vestire ruoli brillanti e anche più drammatici con una certa versatilità e, nei panni dell'infermiera Gianna, che nella prima stagione voleva trovare a tutti i costi un fidanzato per mettere a tacere le domande invadenti della sua famiglia (e ci riusciva per un sano, rassicurante e romantico miracolo di Natale) e nella seconda rimette tutto in discussione in modo bizzarro, centra nuovamente l'obiettivo. Ovvero quello di conquistarci tutti, sguardo in camera ed espressioni ammiccanti - in pieno stile Fleabag, dunque impossibile non amarla - con i suoi casini amorosi.

Visto che i miracoli di Natale non capitano senza il supporto di uno o più aiutanti, ecco ricomparire, accanto a Gianna, pure le sue amiche, ovvero Titti, una cinica Beatrice Arnera che non crede nell'amore solo perché è stata ferita ma sotto sotto desidera solo un abbraccio e Margherita, sorella della protagonista, alle prese con una rottura. New entry del cast della seconda stagione sono Pierpaolo Spollon che interpreta Filippo, nuovo vicino di Gianna che una volta tanto porta sullo schermo un vedovo non lacerato dal dolore, padre di un'adolescente (Monica, interpretata da Chiara Bono) non problematica, non traumatizzata, non lagnosa ma addirittura felice. Il trionfo della leggerezza, insomma. Tra le guest star della stagione anche Jenny De Nucci e Fortunato Cerlino (indimenticabile don Pietro Savastano di Gomorra) nei panni di due pazienti di Gianna dalla storia tragica e commovente. E giusto per non farci mancare niente c'è pure la quota "fuck boy" di Nicolas Maupas, che torna nel ruolo di Davide, uno dei love interest della protagonista nella prima stagione.

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Erika Kuenka/Netflix//Netflix
Pilar Fogliati e Nicolas Maupas

Il fatto di poter anticipare ogni singolo twist dei sei episodi di Odio il Natale 2 - i cliché non sono tali mica a caso - non toglie affatto piacere alla visione. Che, alla fine dei conti, è e rimane spensierata, impalpabile come il vento che scuote l'acqua nei canali di Chioggia, suggestiva come i ponti vestiti di lucine, improbabile e buffa come la protagonista. Che male c'è se vogliamo ridere e liberare la mente? Non c'è peccato nel godersi, una volta tanto, il lieto fine. A Natale e oltre.