Sono cresciuta nei primi anni Duemila, prima che diventasse universalmente riconosciuta come nociva la cultura della dieta, un'epoca in cui si glorificavano i corpi magri al punto da mettere a rischio la nostra salute e il nostro benessere. «Niente è meglio di essere magre», era una delle tante frasi che mia madre e le mie zie pronunciavano con disinvoltura parlando della nuova dieta che stavano provando quella settimana. Tanto per cominciare, nessuna di loro era grassa, ma l'ossessione di assottigliare il proprio corpo era comunque sempre presente. Io, invece, ero grassa; lo sono stata per la maggior parte della mia vita.

Crescendo in quell'ambiente, pensavo che il mio corpo non mi rendesse degna d'amore, ma il contrario. Per la maggior parte della mia vita, questo è stato praticamente l'unico messaggio che ho ricevuto: dai miei genitori, dai miei amici, dalla mia famiglia allargata, dai media. I libri che ho passato ore a leggere e i film che ho amato tanto avevano tutte come protagoniste donne magre che trovavano l'amore della loro vita e ottenevano quel «vissero per sempre felici e contenti» che desideravo disperatamente per me stessa. Ciò significava che prima di poter anche solo sognare che qualcuno fosse lontanamente attratto da me, avrei dovuto perdere peso, a qualunque costo.

All'epoca, probabilmente intorno alla prima superiore, ero quella che oggi chiameremmo «taglia media». Tuttavia ero ancora la ragazza più grassa della mia classe e già allora mi accorgevo di essere trattata in modo diverso dai maschi. Mi ero abituata a essere l'amica dolce e divertente, mai la fidanzata. Ero considerata abbastanza degna di mantenere un loro segreto, ma non altrettanto meritevole d'avere un appuntamento con loro o di andarci a letto. Al tempo questo ha plasmato il modo in cui vedevo e comprendevo il mondo. Anche adesso, a 30 anni, sto lottando per disimparare tutte quelle cose che sono stata abituata a credere su di me a causa del mio corpo.

Certo, ora le cose vanno meglio, in un certo senso. Le donne in carne vengono rappresentate qua e là nei media tradizionali. Abbiamo finalmente delle icone curvy da ammirare e celebrare. Ma la realtà è che le cose non sono cambiate poi molto. È ancora difficile trovare contenuti sul sesso e sulle relazioni incentrati sulle esperienze delle donne grasse, scritti da e per le donne più in carne. Non riesco ancora a trovare rubriche di consigli o articoli che mi aiutino a fare i conti con le parti più oscure e vergognose di ciò che ha significato per me crescere grassa. Si tratta sempre di cose come: «Ecco il mio percorso di dimagrimento e come ha cambiato la mia vita in meglio», come se essere magri fosse l'unico modo possibile per essere felici. «Non riesco a trovare vestiti della mia taglia» o «Sono stata vittima di bullismo da bambina», non sono mai il centro della narrazione. Così ho deciso di scriverne io, in prima persona, raccontando la mia esperienza.

Presumo che tutti abbiate visto o sentito parlare del famoso programma di MTV, Catfish. Quello in cui le persone che si erano innamorate di sconosciuti su Internet chiedevano l'aiuto di Nev Shulman e Max Joseph per scoprire se i loro amanti online erano chi dicevano di essere. Non c'erano vincitori in questo show: tutti finivamo per denigrare la persona che si era spacciata per qualcun altro online e aveva mentito a degli sconosciuti per attirare l'attenzione, così come giudicavamo negativamente la persona che era stata così ingenua da cadere nella trappola. Agli albori dei social media, tuttavia, ingannare qualcuno con un falso profilo online era abbastanza facile. Si creava un'e-mail falsa, un falso Facebook o MySpace, si aggiungevano un paio di foto di qualche modello sexy e si aspettavano le richieste di amicizia. Lo so perché l'ho fatto: ebbene sì, sono stata un'adolescente catfish.

Avrò avuto circa 13 anni quando ho creato il mio primo profilo falso. All'epoca credevo davvero che ci fosse qualcosa di sbagliato in me e nel mio corpo. Desideravo essere come le altre ragazze della mia classe: abbastanza magra da sentirmi sicura nell'indossare il costume da bagno in pubblico, senza fianchi e senza seno. Ero stanca di non ricevere attenzioni dai ragazzi, di essere presa in giro dalle altre ragazze perché mi piaceva il ragazzo più sexy della squadra di calcio e dicevano che non gli sarei mai piaciuta. Così ho fatto quello che da giovane piena di vergogna pensavo fosse la cosa migliore: ho finto di essere un'altra persona, almeno quando ero online.

Ho creato con attenzione una nuova identità, un mix perfetto tra l'aspetto di un'altra persona, i talenti e gli hobby di un'altra amica e la mia stessa personalità. Nella mia mente, questa era la combinazione vincente che mi avrebbe finalmente resa degna di amore e attenzione; pensavo davvero che questo potesse essere il modo per avere finalmente un ragazzo. Mi lanciavo in una vera e propria caccia ai like, inviando richieste di amicizia a chiunque. Le richieste di amicizia si sono trasformate in messaggi su Facebook, che si sono trasformati a loro volta in sms e poi in ore e ore di telefonate.

Raccontavo a queste persone la mia giornata, mi sfogavo quando le cose andavano male, flirtavo e ricevevo complimenti, e li ascoltavo mentre mi parlavano della loro vita e dei loro progetti per il futuro. Mi piaceva sentirmi dire quanto fossi bella, nonostante sapessi che loro non avevo nessuna idea del mio aspetto reale. Ma quando non ti sei mai sentita apprezzata dalle persone che conoscono il tuo vero aspetto, un complimento di seconda mano può bastare. Mi dicevano che ero la loro ragazza perfetta e che erano felici di avermi trovata.

Non è mai durata molto.

Alla fine, il tutto mi sfuggiva e la storia che mi sforzavo di raccontare a lungo non corrispondeva a ciò che avevo detto in precedenza. Mi facevo beccare o li ignoravo quando mi rendevo conto che l'illusione non era più sostenibile. Una volta successo, era il momento di mollare; bloccavo la persona e ricominciavo da zero, sperando di trovare una nuova persona, per realizzare tutti i miei sogni d'amore, almeno per un po'.

Pensavo davvero che questo piccolo schema mi avrebbe dato la fiducia di cui avevo bisogno per essere me stessa. Ero sicura che in queste interazioni avrei trovato il pezzo mancante che mi avrebbe resa «appetibile». Così non è stato. Anche adesso, con tutto il lavoro che ho fatto per amare e accettare me stessa, non mi sento sempre all'altezza; di tanto in tanto sento ancora di dover cambiare la mia persona per essere degna di tutto ciò che desidero.

Però, sia chiaro, non mi pento di nulla: ho fatto quello che dovevo fare in quel momento. Col senno di poi, fingere di essere un'altra persona probabilmente non è stata la cosa migliore, anzi sicuramente ha danneggiato la poca fiducia che avevo in me stessa. Ma, al tempo, mi sembrava l'unica via d'uscita dal buco nero in cui mi ero infilata. Era la mia fuga dalle paure e dalle insicurezze che affliggevano me e il mio corpo a quell'età.

Dopo un po', ho smesso di farlo. Non so esattamente cosa sia cambiato o come abbia deciso di smettere. Mi piace pensare che alla fine ho capito che faceva più male che bene, ma all'epoca non ero così consapevole. Probabilmente è stata l'ascesa delle app di incontri, fondo di potenziali incontri reali. Decisi di iniziare a mettere in gioco me stessa, quella vera: niente più maschere, niente più profili falsi.

Anche adesso, da donna adulta e sicura di sè, so benissimo di essere attraente e speciale, ma mi ritrovo ancora a provare senso di colpa e vergogna per il mio passato da catfish. Le mie dating app sono curate con attenzione per mostrare solo la verità su di me, e quindi anche le parti «meno lusinghiere» del mio corpo. Nella mia biografia c'è scritto «sono grassa» e mi impegno a ribadirlo alle persone prima di ogni primo appuntamento, non perché debba a qualcuno una spiegazione o un avvertimento sul mio aspetto e sul mio corpo, ma perché sono interessata solo a persone che mi apprezzino e mi ammirino esattamente per ciò che sono.

Di tanto in tanto ricordo la mia vita passata di adolescente catfish e rabbrividisco, in parte per quanto ero «patetica», ma soprattutto perché vorrei poter dire alla giovane me che valeva così com'era. A volte ho ancora difficoltà a mostrare il mio corpo, ma l'età e l'esperienza mi hanno dato la fiducia e la saggezza necessarie per sapere che chi non riesce ad accettare il mio corpo in carne e la mia personalità frizzante non vale il mio tempo o la mia energia.

Sì, sono stata un catfish e non me ne pento, ma ora mi rifiuto di cambiare o di trasformarmi in qualcosa o qualcuno che non sono solo per ottenere attenzioni romantiche. Non ho bisogno di essere qualcun altro per far sì che le persone mi guardino; voglio che lo facciano solo perché gli piaccio e interesso per come sono davvero.

DaCosmopolitan US