Durante la settimana della moda di Parigi che si è appena conclusa, Sarah Burton ha presentato la sua ultima collezione come direttrice creativa di Alexander McQueen. Storica collaboratrice di Lee, la designer britannica lascia il brand dopo 13 anni con una stagione che in molti hanno ritenuto la migliore della sua carriera. L'identità del suo successore è stata svelata a pochi giorni dalla sua uscita di scena. Si chiama Seán McGirr, ha 35 anni e arriva da JW Anderson. Tuttavia, considerando che si tratta dell'ennesimo uomo messo al timone di uno dei principali marchi di lusso, quella del suo mandato non è stata una buona notizia per il mondo della moda.

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Chi è Seán McGirr, il nuovo direttore creativo di Alexander McQueen

Responsabile delle collezioni ready-to-wear di Jonathan Anderson dal 2020, Seán McGirr ha iniziato la sua carriera come assistente in Burberry e Vogue Hommes Japan, per poi lavorare come Women's Designer per Dries Van Noten ad Anversa e per le collezioni Uniqlo di Christian Lemaire a Tokyo e Parigi. Sebbene il suo primo amore sia stato la fotografia, McGirr ha studiato alla Central Saint Martins di Londra, dove nel 2014 ha conseguito un Master of Arts in Fashion.

Moda 2024, cosa racconta la nomina di Seán McGirr da Alexander McQueen

Con la nomina di Seán McGirr a direttore creativo di Alexander McQueen il numero di designer uomini alla guida dei brand di moda del gruppo Kering sale a sei: da Balenciaga c'è Demna [Gvasalia, nda], da Gucci c'è Sabato De Sarno, da Bottega Veneta c'è Matthieu Blazy, da Saint Laurent Anthony Vaccarello e da Brioni Norbert Stumpfl. Di conseguenza, la notizia ha acceso la discussione online, denunciando un evidente problema di rappresentazione di genere all'interno di Kering e, in generale, in tutto il sistema moda.

A tracciare il miglior ritratto del riscontro ottenuto dalla notizia dell'ennesimo uomo alla direzione creativa di un grande marchio di lusso è un collage realizzato da 1Granary con i ritratti dei sei direttori creativi di Kering. Olya Kuryshchuk, founder ed Editor-in-Chief della testata, lo ha ricondiviso nelle sue Instagram story commentando: «what a day to be a woman in fashion», «che gran giorno per essere una donna [che lavora] nella moda». In generale, sono numerose le giornaliste che si sono espresse sull'argomento online, tra collage come quello di 1 Granary e meme come quello di Diet Prada.

Giuliana Matarrese, per esempio, ha ricondiviso lo stesso post specificando che alla guida di un altro brand del gruppo c'è una donna – Claire Choisne, che guida la maison di gioielleria Boucheron, per poi menzionare tre designer donne che, insieme a «tantissime altre che non sono seconde a nessuno», a suo parere meriterebbero di avere una direzione creativa «tipo adesso». Si tratta di Veronica Leoni, l'italiana che oltre a portare avanti il suo marchio, Quira, lavora come consulente per The Row, e le britanniche Martine Rose e Grace Wales Bonner. Sulla stessa linea, Sarah Mower ha creato un reel in stile «indovina chi» dedicato a tutte le designer donne che non hanno mai ricevuto la proposta di andare al timone di una casa di moda.

Per un curioso gioco di coincidenze, meno di 48ore prima dell'annuncio del nuovo direttore creativo di Alexander McQueen la critica di moda del Washington Post Rachel Tashijan ha pubblicato un articolo in cui evidenzia che anche nel gruppo LVMH «solo Dior e Pucci hanno al timone delle stiliste donne», mentre parlando del percorso di Virginie Viard da Chanel si chiede perché le donne siano «ancora soggette ai concetti dei designer uomini, soprattutto quando molti di loro sembrano non avere una comprensione particolare di ciò che le donne vogliono o necessitano, o di come vivono».

Se il malcontento di appassionati e addetti al settore derivato dalla (mancata) rappresentazione di genere nella moda sia arrivata all'orecchio di Pinault, Arnault e tutti i dirigenti delle grandi aziende di lusso non è dato sapere. Quel che è certo è che, citando il titolo dell'articolo di Rachel Tashijan, «abbiamo bisogno di più designer donne». E che il primo passo per ricevere presto buone nuove sulla questione è auspicare un maggiore sostegno da parte di tutto il sistema a talenti come Veronica Leoni, Marin Rose, Grace Wales Bonner e le altre giovani creative che hanno dimostrato di avere una visione unica e riconoscibile.