Byan, brand di abbigliamento femminile concepito in India ma Made in Spain, è nato dalla mente creativa dell’architetto d’interni Andrea Moragues che, stanca di non trovare dei capi che non la rispecchiassero al 100%, si è imbattuta nel mondo dei tessuti, finendo così per produrre una linea di vestiti propria. L’obiettivo di Moragues è sempre stato quello di creare un marchio che non seguisse le tendenze del momento e che fosse pensato per le tutte le donne, indipendentemente dall’età, e che favorisse la qualità sulla quantità. In occasione del lancio della nuova collezione, Cosmopolitan ha incontrato la fondatrice di Byan per scoprirne tutti i segreti.

Byan è stato concepito in India e poi prodotto in Spagna. Come sei riuscita ad amalgamare due background così diversi nello stesso progetto creativo?

«Tutto il processo creativo si è svolto in India, dove ho vissuto per anni: di conseguenza sono stata ispirata dal Paese, dai suoi colori, da ogni scenario e da ogni cosa appartenente ad esso. Io sono un architetto d'interni, quindi trovavo sempre qualcosa da cui prendere ispirazione: purtroppo, a causa di un accordo diplomatico non mi era permesso mettermi al lavoro lì, così intanto ho iniziato a progettare i miei vestiti in India e dopo anni sono tornata in Spagna per realizzare un marchio Made in Spain, con laboratori e manodopera sartoriale locale, così come tutta la parte produttiva e artigianale. Alla fine tutte queste influenze sono state mixate assieme e sono fiorite nel brand che ho chiamato Byan, che deriva dal mio soprannome An e significa fatto da An, che fa sottintendere come tutto sia fatto da noi, dai vestiti, al processo, alla produzione dei tessuti e come siamo vicini ai clienti anche con le logistiche».

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A tre anni dal vostro debutto – e dopo molte collezioni out of stock – arrivate finalmente in Italia. Come mai lo hai scelto come Paese in cui espandere la tua attività?

«Dopo tre anni di attività continuativa in Spagna, abbiamo deciso che l’Italia sarebbe stata la meta successiva nella quale sviluppare il nostro progetto, dopo che molte delle nostre collezioni sono andate out of stock. L’abbiamo preso come un segno positivo nel procedere poiché, una volta esaurite le collezioni, l’intenzione era quella di crescere come brand e la nostra prima scelta, oltre alla Spagna, è ricaduta proprio sull’Italia. Questo perché è un Paese con una cultura molto simile a quella spagnola: sia per quanto riguarda i gusti, sia perché condividono gli stessi valori, come la qualità, l’esclusività, la bellezza degli indumenti. Di conseguenza, abbiamo pensato che fosse una scelta azzeccata al 100%, anche considerando i prezzi simili fra i due Paesi, ottimi per il mercato italiano».

I vostri prezzi sono infatti molto democratici e all’insegna della sostenibilità.

«È vero, siamo un brand che vuole essere molto personale e democratico, non vogliamo alcuna sovrapproduzione di capi né incrementare alcun sovraconsumo, quindi produciamo unità limitate per ogni collezione, abbracciando da vicino la filosofia dello slow fashion e del sistema al quale questa appartiene».

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Il lancio vero e proprio è avvenuto poco prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid: com’è andata?

«È stato sicuramente un periodo difficile per iniziare un’attività, ma devo dire che alla fine è andato tutto molto bene e di questo siamo rimasti molto sorpresi. I vari negozi e sarti ci dicevano che eravamo pazzi ad aprire proprio in quel momento in cui tutti stavano chiudendo e che era assurdo voler continuare con la produzione e con il commercio. Alla fine quello che ha aiutato è stato il fatto che i nostri erano dei vestiti senza tempo, timeless, motivo per cui la clientela non ha dato così tanto peso al periodo e le vendite sono iniziate e proseguite molto bene. Un aneddoto divertente che ci è capitato l'anno scorso è stato che, come ho detto, in Byan, produciamo unità limitate perché non crediamo nella sovrapproduzione o nel consumo eccessivo, oltre a volere che i pezzi risultino speciali. L’anno scorso abbiamo lanciato la collezione autunno inverno 2021/22 all'inizio di ottobre e prima di Natale era già tutto esaurito. Così inaspettatamente, un paio di settimane prima del 25 dicembre, abbiamo ricevuto un'ondata di messaggi da mariti, le cui mogli avevano chiesto loro di ricevere un nostro capo sotto l’albero, non pensando che sarebbe stato tutto out of stock. Hanno cercato di comprare e comprare e non c'era modo di farlo! Ci contattarono come pazzi, e dovemmo fare una piccola capsule per tutti quei mariti last minute in modo che le loro mogli potessero ricevere il loro capo Byan in tempo».

Anche se le vostre collezioni hanno fatto il tutto esaurito, state ancora realizzando delle limited edition? Con più unità o con lo stesso numero di capi?

«Per ora solo in Spagna. Non con gli stessi numeri e modelli, anche se quando un prodotto va molto bene, si ha sempre la tentazione di produrlo nuovamente. Ma questo va contro a quello che vogliamo per questo brand e quello in cui crediamo: la mia filosofia si basa sul continuare ad essere un brand con prodotti unici e irripetibili, caratteristiche che poi sono anche parte integrante dello charme di Byan e dei valori che il nostro progetto vuole continuare a rappresentare».

Il blazer è un po’ il focus e il prodotto iconico di Byan. Cosa ne determina la sua unicità?

«I blazer sono il prodotto iconico di Byan forse proprio perché alla fine l’intenzione dietro la loro progettazione era solamente quella di realizzare un capo basico, dalle linee classiche, la cui potenza intrinseca fosse quella di rendere speciale ed elevare qualsiasi look. Infatti sono versatili e permettono di creare tanti outfit diversi con un solo pezzo, e possono essere indossati anche solo con dei jeans e una t-shirt bianca».

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Guardando le vostre collezioni saltano agli occhi le stampe e i colori. Come li scegliete? Con che tessuti preferite lavorare?

«Sì, abbiamo varie collezioni stagionali, quindi i modelli e i colori sono molto diversi e unici in ognuna, infatti le differenze tra collezioni estive e invernali si vedono in maniera più evidente. All’epoca una volta all'anno volavo in India per scegliere e progettare i tessuti per le collezioni estive, perché la qualità della seta e del cotone è sorprendente, come le nuance dei colori. Alla fine però abbiamo scelto tessuti ancora più speciali, che si trovano in Europa. Per le collezioni invernali invece mi piace lavorare con tessuti come 100% lana, con 100% velluto di cotone. Di sicuro non ci annoiamo! Adoro scegliere e prendere un po’ di qua e un po’ di là da diverse parti del mondo e rendere il tutto sostenibile, singolare e unico».

Come si vince una delle più grandi sfide del mercato fashion, ma anche in generale, di offrire capi di alta qualità e rigorosamente di fattura artigianale ma a prezzi sostenibili? Qual è il vostro segreto?

«Adesso è diventato ovviamente più difficile, perché crisi e guerra hanno danneggiato il mercato, ma la nostra carta vincente e il nostro elemento distintivo sono la caratteristiche personali e uniche dei modelli che produciamo. Non avrei mai aumentato così tanto i prezzi perché voglio creare un marchio di slow fashion che sia alla portata di tutti. Il nostro segreto risiede nella relazione speciale che abbiamo con i nostri sarti e fornitori».

Cosa avete in serbo per la prossima stagione? Quali sono i vostri obiettivi futuri?

«Per il futuro speriamo di essere qui, a Milano, ma anche in tante altre città. Mantenere i piedi saldi a terra, senza andare fuori strada, e crescere a poco a poco tutt’intorno, oltre a continuare con la parte di e-commerce e scegliere il posto giusto per i prossimi negozi in Italia».

Chi ti immagini indossare Byan?

«Persone di qualsiasi età, con qualsiasi stile, purché apprezzino i prodotti senza tempo, unici e di buona qualità».

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