Il romanzo d’esordio di Monica Re, intitolato Una Venere Isolata, è una storia di moda e astrologia, in un viaggio verso l’evoluzione più profonda di sé stessi e l’autoconoscenza. Fondatrice e presidente di Studio Re Media Relations, Monica Re racconta la storia di Valentina, madre e imprenditrice, che durante l'organizzazione di una sfilata scopre una nuova, inaspettata ma rivelatoria parte di sé. In occasione dell'uscita in libreria del romanzo, l'autrice ha svelato a Cosmopolitan i segreti del suo romanzo.

Una Venere Isolata è il tuo romanzo d’esordio ed è pervaso di riferimenti al mondo dell’astrologia fin dal titolo. Come ti sei avvicinata a questo ambito e come influenza la tua vita e il romanzo stesso?

«Sono sempre stata attratta da tutto ciò che riguarda la crescita spirituale che, nel corso della mia vita ho approcciato da tanti punti di vista diversi, finché non sono incappata nell'astrologia umanistica. Essa è un ottimo strumento per creare una mappa di quali sono le caratteristiche e il tipo di opportunità che può avere a livello evolutivo un individuo, come quali sono le problematiche che possono in qualche modo insegnare qualcosa e portare a un piano superiore. Tutto questo si può leggere attraverso il tema natale, cioè la fotografia del cielo al momento della nascita di un essere umano, che evidenzia i pianeti e le costellazioni che in quel momento si formavano nel cielo. Se interpretato correttamente, il tema natale porta alla luce determinate sfide che una persona nell'arco della vita deve affrontare per riuscire a compiere il senso della propria esistenza: solamente quando tutti gli aspetti che sono stati assegnati al momento della nascita vengono riconosciuti e integrati nella vita e nella personalità, ci si può sentire compiuti. Il mio romanzo parla di questo: la Venere isolata – che dà il titolo al libro – rappresenta la posizione di Venere nel tema natale della protagonista, una Venere ostica che non forma alcun aspetto con gli altri pianeti. Questa caratteristica rende molto complicato integrare il proprio lato artistico, che in Valentina è fortemente compromesso, e rende faticoso gestire tutta una serie di aspetti della vita quotidiana. Il libro racconta di come la protagonista riesce a entrare in contatto con questa parte di sé e finalmente ad acquisire il principio primo dell’arte intraprendendo un percorso evolutivo».

Chi è il «Sabotatore interiore» contro cui Valentina combatte e come si fa per te a non permettere al nostro personale sabotatore di fagocitarci?

«Il Sabotatore interiore è il nemico – ma anche, sorprendentemente, l’alleato – che cammina nella nostra coscienza: in primis bisogna imparare a conoscerlo, perché a volte i più grandi problemi che ci troviamo ad affrontare nascondono in sé anche le risposte. La prima cosa da fare quindi è avere il coraggio di esplorare sé stessi arrivando anche a comprendere che le parti più diaboliche sono quelle che celano le più grandi opportunità. La psicoanalisi dice che per poter crescere bisogna accettare l’ombra di cui spesso abbiamo paura, che ci fa sentire inadeguati; in realtà il lavoro per raggiungere la completezza sta nell’integrare tutte le nostre parti. Per questo dico che il sabotatore è un nemico ma anche un alleato: io penso che tutti i nostri nemici se guardati da punti di vista alternativi, all’interno del viaggio che porta alla scoperta di chi siamo veramente, siano fonte di aiuto. Se si ha paura di qualcosa è facile lasciarsi irretire dalla voce del Sabotatore ma, se si va oltre ad essa, si fa un salto di coscienza impareggiabile. E questo avviene proprio nel momento in cui si capisce che è esattamente quella la direzione da prendere: quando la voce ti dice no tu devi dire . Questo è il destino che ci aspetta».

Hai raccontato che per te non si tratta “solo” di un romanzo ma di un viaggio interiore alla ricerca dell’Eudaimonia: «La manifestazione del mio Daimon». Alla fine l'hai trovata? Come?

«Sì, devo dire di sì, poiché non c'è stato niente nella mia vita che mi abbia dato gioia come scrivere questo romanzo: quando ho iniziato, la mia esigenza era semplicemente quella di creare un cosmo dal caos che avevo dentro in un momento particolare della mia vita e con il tempo si è trasformato nell’espressione artistica di ciò che da tempo avevo messo da parte. Lo definirei un salto all’ottava superiore».

All’interno del romanzo la collezione con la quale Valentina si trova alle prese, e che è stata presentata anche in occasione del lancio tenutosi al Teatro Gerolamo, è una collezione molto particolare, creata dal designer Alessandro De Benedetti nel 2006, ispirandosi al film cult El topo del maestro Alejandro Jodorowsky: come mai la scelta di questa specifica collezione?

«La collezione di cui parlo è esistita veramente ed è ispirata appunto al film El Topo di Alejandro Jodorowsky, uno dei più grandi maestri del surrealismo, della tarologia e della psicomagia. È stata scelta per raccontare come una sfilata possa essere un medium potente oltre che un'esperienza esoterica collettiva, dove in qualche modo attraverso la lettura di una carta dei tarocchi viene trasmesso un messaggio a tutte le parti coinvolte nella performance ed è solitamente un messaggio che serve a portare verso la guarigione interiore di gruppo».

Come sei riuscita ad amalgamare due ambiti apparentemente agli antipodi come moda e spiritualità?

«Ho sempre visto la moda come un simbolo di bellezza ma anche di consapevolezza: di conseguenza è stato naturale unire le mie più grandi passioni quali il fashion, inteso come canale di espressione di un lavoro bello e consapevole e il lavoro legato al mondo esoterico, interpretato come espressione della parte più profonda di sé stessi. I vari personaggi che la protagonista incontra durante l'organizzazione di questa sfilata molto particolare ispirata a Jodorowsky, dettano infatti in qualche modo il ritmo di questo lavoro evolutivo di natura artistica che però poi esplode alla fine in qualcosa di molto bello e profondo».

Chi ti immagini leggere il tuo libro e qual è il messaggio che vorresti trasmettere?

«Il mio libro ha diversi piani narrativi: il primo è quello che riguarda l'organizzazione di una sfilata, quindi interessante per tutti coloro che amano la moda e che hanno il desiderio di fare un lavoro legato alla comunicazione nel settore. Immagino che tanti ragazzi giovani abbiano la curiosità di scoprire cosa si nasconde dietro a questo mondo che esercita da sempre un grande fascino all’occhio esterno dello spettatore. In secondo luogo c'è tutto il tema dell’evoluzione di Valentina: nel momento in cui la incontriamo, all’interno del romanzo, è una donna giovane che sta iniziando un impiego proprio, da battitore libero, ha delle bambine piccolissime e deve giostrarsi fra la vita come se fosse un equilibrista o un funambolo, sempre pronta a cadere per terra al minimo passo falso. Lo ritengo di conseguenza un libro che può essere apprezzato da giovani donne che sentono il bisogno di capirsi e realizzarsi, grazie al potere femminile intrinseco che racchiude. In ultimo stadio è fondamentale citare la parte legata all’approccio evolutivo, che può essere utile per acquisire consapevolezza e per riposizionare in qualche modo la percezione che molti hanno dell’astrologia, dei tarocchi o dell’esoterismo. Quando si parla di queste cose spesso è insita una forma di pregiudizio, ma il libro riesce a far abbassare le difese personali, grazie al modo in cui trasporta il lettore, e a bypassare le resistenze della razionalità. Spero quindi che sia il là per tante persone per iniziare a guardare a fondo dentro la propria anima e capire che spesso questi strumenti possono essere efficaci nel viaggio verso l’autoconoscenza».

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