Sandra Bullock e George Clooney sono i protagonisti di «Gravity», film di Alfonso Cuaron che inaugura il festival di Venezia.

Per la Bullock - che si dedica a tempo pieno al figlio adottivo Louis Bardo - Clooney è più che un collega.

«Con Jorge, come lo chiamo io, ci conosciamo da 25 anni, da prima che uno dei due avesse un lavoro pagato come attore. Beh, non esageriamo, non proprio 25 anni. Ma da prima di ER e la cosa bella che posso dire di lui è che è rimasto lo stesso. Lo adoro e sono stata felice di avere lavorato con lui e sarei pronta a rifarlo», racconta la 49enne in un'intervista pubblicata sul sito web del quotidiano La Stampa.

Per realizzare le scene dello script però, i due attori hanno faticato parecchio.

«So che dovevamo essere nello spazio, che per quattro mesi siamo stati in totale isolamento e che tutto è stato fatto attraverso i suoni e il rumore e l'immaginazione e anche se non ho capito bene che cosa stavamo facendo. Alfonso è un vero visionario», precisa la Bullock.

«Le riprese sono state così complesse, anche fisicamente, che sono sorpresa che alla fine siamo riusciti ancora a stare in piedi. Ogni singolo giorno è stato come una tortura e non avevo calcolato che per riprodurre la gravità sarei diventata una trapezista del Cirque du Soleil, ma sono molto grata di avere fatto questo film. Dopo "Gravity" avrei anche potuto non lavorare più ed essere soddisfatta».

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