Amanda Harlech non ama definirsi «la musa di Karl Lagerfeld».

«Perchè non è quello che sono», ha dichiarato spiegando la sua idiosincrasia verso il termine «musa» all'edizione inglese della rivista Grazia.

«Lagerfeld può trarre ispirazione da una sfumatura di bianco, da un angolo di una casa che sovrasta il mare, da qualcosa che ha letto o dal rivestimento interno di un libro».

«E poi ci sono molte donne muse come la Marchesa di Casati, Vita Sackville-West, Cara Delevingne, Choupette... Di certo non ho il loro atteggiamento, loro devono affidarsi nelle mani dell'artista, hanno un ruolo principalmente passivo».

La Harlech ha recitato nel film del designer «The Tale of a Fairy» e ha anche curato la sua mostra Happiness alla Royal Academy of Arts di Londra.

Oggi Amanda ha una vita all'insegna del lusso ma da bambina non aveva certo il gusto per lo stile.

«A sei, sette fino ai dieci anni confezionavo delle bambole bruttissime».

«Vivevo in una sorta di quartiere dove c’erano scrittori, artisti, attori, una prima ballerina e anche una donna straniera che indossava enormi parrucche. Ci vestivamo per gioco, per Halloween e avevamo delle vere e proprie cabine armadio!».

L'icona di stile è di recente volata a Londra in occasione dell'apertura del più grande negozio di Chanel a New Bond Street.

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