Gli squali hanno origini antichissime, sono comparsi ancora prima dei dinosauri e popolano tutti i mari e gli oceani da 400 milioni di anni. Questi animali, però, non godono di un’ottima fama, complice anche il mondo cinematografico che li ha sempre dipinti come i “cattivi” per eccellenza. In realtà, le specie di squali pericolose per l’uomo sono davvero poche e, anzi, le probabilità che uno squalo venga ucciso da un essere umano sono decisamente più elevate.

Ogni anno, infatti, vengono uccisi più di 100 milioni di squali a causa di attività antropiche come la pesca eccessiva e le catture accidentali. La carne e le pinne soprattutto sono molto ambite e considerate una bontà in molti paesi asiatici, ma non solo. Pensate che l’Italia gioca un ruolo dominante nell’importazione di prodotti di carne di squalo, rappresentando il terzo più grande importatore al mondo. A causa di questo tipo di commercio, il 37.5% delle specie di squali e razze a livello globale è a rischio di estinzione. Il Mar Mediterraneo è persino considerato una trappola per gli squali, perché non esistono adeguate regolamentazioni sulla conservazione di specie vulnerabili. Basti pensare che negli ultimi anni, grazie ad attività di citizen science, sono state raccolte prove che mostrano pescatori catturare illegalmente specie di squali protette o a rischio di estinzione in molti Paesi del Mediterraneo. Tanto è vero che non è raro imbattersi in squali e razze nei mercati locali, dove vengono venduti e spacciati per specie commercialmente più pregiate come il pesce spada. Il consumatore, quindi, a causa della vendita di tranci o filetti già privi di pelle e dell’assente o incompleta etichettatura, rischia di consumare carne di squalo, non solo per ignoranza, ma anche per frode.

Consumare carne di squalo mette a rischio la nostra salute in quanto sono specie molto spesso soggette a contaminazioni da sostanze tossiche come il mercurio. Inoltre, l’esistenza degli squali è essenziale per garantire il corretto funzionamento dell’ecosistema marino infatti riescono a immagazzinare grandi quantità di anidride carbonica mitigando l’impatto del cambiamento climatico e, per lo più, essendo all’apice della catena alimentare mantengono il delicato equilibrio dell’ecosistema..

Per fortuna sembra sia in atto un lento cambiamento di rotta. Diversi progetti come SafeSharkmirano ad aumentare la conoscenza sugli squali e sulle loro minacce e a creare delle misure di conservazione adeguate alla salvaguardia di queste specie. Diversi enti stanno attivamente collaborando con industrie della pesca e governi affinché si possano sviluppare tecniche che permettano la riduzione delle catture accidentali durante le battute di pesca industriale.Il futuro degli squali, e di conseguenza il nostro, dipende anche da ognuno di no, attraverso le piccole azione quotidiane. Per esempio possiamo controllare che i prodotti di bellezza che acquistiamo non contengono squalene, un ingrediente derivato del fegato dello squalo, cerchiamo di consumare pesce in modo sostenibile controllando le etichette e magari evitiamo di incentivare il commercio di souvenir o altri oggetti che contengono parti di squalo come i denti. Ognuno di noi può far parte di un cambiamento attivo e per questo Worldrise Onlus, che da dieci anni si impegna nella tutela dei nostri oceani e nella sensibilizzazione di progetti mirati ad uno sviluppo sostenibile, ha avviato la campagna 30x30 Italia il cui obiettivo è quello di proteggere almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030 tramite l’istituzione e la promozione di Aree Marine Protette.