Quando parliamo di didattica in Italia, la prima immagine che viene in mente non è sicuramente la fotografia di una classe in cui gli studenti usano laptop, pc, tablet, ma in cui carta e penna hanno ancora un ruolo fondamentale. La situazione è diversa all'università, dove il digitale è più presente, ma è ancora evidente che il nostro Paese sia uno dei meno digitali d'Europa, dove l'accesso alle tecnologie è ancora limitato per molte famiglie. In queso senso è complice il divieto in moltissime classi di usare i device in classe, gli stessi insegnanti spesso hanno resistenze a permetterne l'uso a scuola. Il cambiamento, però, sta avvenendo grazie anche a aziende come Lenovo, che con strumenti dedicati a studenti e insegnanti si rivela un alleato fondamentale per l'istruzione. Noi abbiamo intervistato Riccardo Tavola, Education Manager di Lenovo Italia, per parlare con lui di progresso e transizione digitale, partendo dai risultati della ricerca realizzata insieme all’Osservatorio Didattica Digitale di Skuola.net.



Gli studenti più giovani sono più fedeli all’analogico, gli universitari si affidano al pc, come mai?

«Dalla ricerca emerge che all’università gli studenti sono liberi di scegliere gli strumenti più efficaci per il risultato finale, mentre alle superiori c’è maggiore controllo del metodo. Il digitale, tra gli strumenti a disposizione della didattica, è sicuramente quello più nuovo, meno conosciuto, per certi versi più complesso da integrare nella didattica senza le necessarie competenze.

Quindi, a maggior ragione, nelle scuole è necessario adottare soluzioni tecnologiche ideate per la didattica e il percorso di transizione al digitale nella scuola passa primariamente dalla scelta del dispositivo e dalla piattaforma, che deve essere condivisa e funzionale alle esigenze degli studenti e degli insegnanti».

Che ruolo hanno i professori nella promozione del corretto utilizzo dei device nelle scuole?

    «L’innovazione digitale nella scuola passa fondamentalmente dalle esigenze dei docenti per questo è importante sviluppare insieme a loro soluzioni che li aiutino a ispirare e potenziare le abilità degli studenti. Una delle soluzioni più diffuse nelle scuole è Lenovo Lanchool, realizzata dai docenti per i docenti, incentiva la collaborazione nella classe e massimizza il tempo a disposizione dei professori per la didattica.

    Allo stesso tempo è sempre più importante investire nella formazione e nell’aggiornamento delle competenze digitali dei docenti, che si muovono in un ambiente in continua evoluzione, dove sono gli studenti, spesso, i primi utilizzatori delle nuove tecnologie e quindi è importante che l’offerta didattica segua l’evoluzione delle nuove esperienze d’uso del digitale. Le scuole che investiranno negli insegnanti e nello sviluppo tecnologico saranno quelle che avranno più successo con gli studenti».

    Dall’indagine emerge che sono gli stessi professori a non favorire l’uso dei computer in classe. È un discorso culturale?

      «Ci sono diversi aspetti che incidono su quella risposta, principalmente un discorso di metodo, e quindi come dicevamo della possibilità di integrare il digitale tra gli strumenti della didattica, e poi di competenze: dalla ricerca emerge che il digitale è utilizzato da 9 studenti su 10 per la scuola, sono i primi utilizzatori, andrebbero guidati e sostenuti, anche per sviluppare le competenze per i lavori del futuro».

      Tema del non disporre di un device, non tutti possono averne uno: l’analogico è più “democratico” in un certo senso?

        «In realtà la ricerca ci dice che 9 studenti su 10 possiedono un dispositivo, oltre allo smartphone, dedicato allo studio. L’integrazione del digitale nella scuola può solo migliorare l’accessibilità all’istruzione, al lavoro in team, allo sviluppo delle competenze digitali. Da questo punto di vista la pandemia ha accelerato fortemente l’utilizzo del digitale e l’accesso ai dispositivi, e come Lenovo siamo impegnati affinché il maggior numero di persone nel mondo ne abbia accesso, perché riteniamo che grazie al digitale avremo una società più inclusivi, sicura e connessa.

        Ci sono poi una serie di vantaggi che porta con sé il digitale. Prendiamo ad esempio Lenovo Smart Paper, un blocco note digitale con utilizza la tecnologia e-ink per dare la possibilità a studenti e professionisti che prendono appunti a mano un’alternativa tecnologicamente all’avanguardia, che offre la sensazione della penna su carta, una serie di funzionalità aggiuntive, come la registrazione dell’audio ambientale, la possibilità di trasformare appunti scritti a mano in fogli di testo, archiviare, organizzare, condividere e memorizzare oltre 50 mila pagine di note digitali.

        Con un solo dispositivo si possono scegliere 74 modelli di blocco note, 9 impostazioni di penna e la possibilità di cancellare e spostare all’infinito gli appunti. Una rivoluzione per i nostri studenti, soprattutto quelli che percorrono diversi chilometri per andare a scuola, o quelli nelle zone più remote che non sempre riescono ad essere in presenza a lezione».

        In che modo il digitale può rappresentare uno strumento di sostegno?

          «L’utilizzo del digitale aiuta lo sviluppo delle soft skills. Con il digitale gli studenti sviluppano maggiori competenze nel lavoro in team, nel problem solving, diventano autonomi in meno tempo in un contesto che mutua continuamente».

          In che direzione stiamo andando? Negli altri Paesi europei qual è la situazione e come ci posizioniamo noi?

            «Se guardiamo all’indice DESI (Digital Economy and Society Index ), l’Italia è solo al 18 posto tra i 27 paesi membri dell’Unione Europea. C’è quindi molto da fare, sia in termini di strutture ma anche di competenze. Per accelerare l’adozione questo percorso lavoriamo insieme ai nostri partner certificati, al fianco delle scuole italiane, accompagnandole nel processo di digitalizzazione della didattica, offrendo soluzioni di apprendimento personalizzate e immersive, che promuovo l’inclusione e favoriscono lo sviluppo delle competenze digitali nel rispetto dei requisiti di progetto previsti dal piano di investimenti di Scuola 4.0, che fa parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e del Piano Nazionale Scuola Digitale, a cui stiamo collaborando attivamente per la stesura delle nuove linee guida. Una grande opportunità per motivare le scuole a investire in tecnologia e a realizzarne il pieno potenziale nella didattica».