Dopo dieci anni, le sorelline d'Italia tornano sui dischi, nelle radio, sui palchi ed è festa grande. Entusiasmo alle stelle: le amano tutti, dai fan di sempre ai giovani intellettuali queer, passando naturalmente per i nuovi adepti sanremesi e la comunità Lgbtqi+ che ha scelto Paola & Chiara come madrine del Pride nazionale romano. Dietro questo ritorno c’è una storia di sorellanza, consapevolezza, crescita e rinascita che attraversa il tempo e le sue crepe, le luci e le ombre di un passato che guardava già al futuro e oggi è tutto dentro un disco. In Per Sempre, insieme ad amici (Max Pezzali, Gabry Ponte) e a nuovi incontri speciali e fecondi (da Levante a Cosmo passando per Elodie e molti ancora), le sorelle Iezzi ridanno forma a quello che fu, dimostrando che la modernità è eterna nella sua grana più profonda, e che per affidarsi pienamente al futuro occorre abbracciare, con amore libero, il passato. Ne abbiamo parlato a lun- go il giorno dell’uscita del disco, a una decade esatta da Giungla e a qualche settimana dall’inizio del tour estivo (dal 14 luglio a Ferrara, al 9 settembre a Brescia). Su un divano di velluto blu, indossando i nostri migliori occhiali da sole.

paola e chiarapinterest
ABC
Paola & Chiara, foto di Paolo Santambrogio, styling di Nick Cerioni. Entrambe indossano Dolce & Gabbana

Andiamo agli albori. Cosa dissero alle sorelline Paola & Chiara arrivate per la prima volta nell’ufficio di Roberto Rossi [il compositore e discografico italiano è mancato pochi giorni prima dell’intervista, nda] alla Columbia?

Paola «Per prima cosa Roberto ci chiese se ci vestissimo sempre uguali o avessimo fatto così apposta per andare da lui: si aprì l’ascensore e ci vide, io mora e lei bionda ma con queste magliette a righe rosse e bianche entrambe e, tutte e due, lo ricordo ancora, con gli stiva- li camperos e i jeans neri».

Chiara «Gli dicemmo che ci vestivamo davvero sem- pre uguali».

Ma veramente? E perché?

P «Nostra mamma ci vestiva uguali quando eravamo piccole, poi abbiamo avuto un distacco, alle superiori, in cui ci siamo vestite in modo diverso. Io andavo al liceo, Chiara alla scuola d’arte, ci muovevamo ognuna per conto proprio, poi quando abbiamo ricominciato a cantare insieme con Max [Pezzali nda] ci vestivamo identiche per ragioni anche sceniche: era bello il duo di coriste vestite uguali. Eccoci lì, nel ’95 in tour con gli 883 tornate uguali come da piccole».

C «Siamo cresciute insieme, nostra madre ci ha avute molto giovane e il suo sogno era quello di crescerci esattamente nello stesso modo per far sì che nessuna di noi soffrisse per qualche forma di disparità».

Oggi quanta Paola c’è nel definire chi è Chiara e viceversa?

C «Siamo famiglia, e questa cosa è rimasta invariata sempre. È davvero inevitabile, credo si comprenda solo avendo a propria volta una sorella. Tu ce l’hai?».

Ne ho persino due, gemelle tra loro.

P «Quindi sai che è un po’ un casino [ride, nda]. C’è sempre un terreno comune e poi c’è tanta diversità: c’è bisogno di rispecchiarsi una nell’altra ma c’è anche voglia di affermare sé stesse e queste cose a volte lottano tra di loro. Noi abbiamo avuto secondo me la capacità e l’intelligenza, nel distacco, di lasciare fiorire le proprie attitudini diverse. Nei 17 anni trascorsi insieme sui palchi avevamo un rapporto simbiotico e qualcosa di noi non riusciva a emergere perché quando vivi nella simbiosi comunque, per forza di cose, magari anche inconsciamente, tendi a un’omologazione».

paola e chiarapinterest
ABC
Total look, Amen. Scarpe, Giuseppe Zanotti. Gioielli, Swarovski. Paola: occhiali, Bottega Veneta by Kering Eyewear. Chiara: occhiali Balenciaga by Kering Eyewear.

È stato un dolore separarsi?

C «Grande, ma il fatto di essere riuscite a creare del- lo spazio in cui respirare individualmente è stato vita- le. E poi soprattutto lo è stato per la creatività, perché le cose creative hanno bisogno di spazio».

Tanta terapia eh?

P & C «Tanta! [In coro, ridono, nda]».

Qual è la cosa più bella che avete scoperto l’una dell’altra, ritrovandovi?

C «Una capacità di comprensione reciproca: non è che mancasse prima ma non c’era il tempo per metterla a fuoco».

P «Eravamo un po’ più rigide in effetti perché c’era un progetto e perché c’era la paura di vederlo fallire e inconsciamente anche di deludere gli altri. E quindi ci mettevamo un pochino in secondo piano con le nostre esigenze personali. Questo a lungo andare, ha creato un po’ di stanchezza, di infelicità e di frustrazione».

Vi leggo un passo da un libro che si intitola Sorelle, l’ha scritto una psicoanalista che si chiama Laura Pigozzi e dice che «la sorellanza è la moltiplicazione dell’enigma del femminile e che quindi ha qualcosa di luciferino perché grazie a una sorella ci interroghiamo sulla nostra femminilità, ma ci en- triamo anche in conflitto». Cosa ne pensate?

P «C’è tanto di vero in queste parole, in particolare sul tema del conflitto e sulla spinta continua a domandarci chi siamo al di là della femminilità, direi proprio come esseri umani».

Il resto dell'intervista è solo sul numero di Cosmopolitan, The Sumemr Issue. Dal 9 giugno in edicola.