Nella sempre ardua impresa di condensare le nostre esperienze professionali e personali in una pagina di curriculum vitae (massimo due, ma non oltre o l'attenzione dei recruiter l'avremo persa per sempre) il dono della sintesi è fondamentale, ma anche la capacità di comprendere quali siano i nostri punti di forza rispetto alla posizione per la quale ci candidiamo. Un gioco di equilibri e acrobazie a cui molto contribuisce anche la scelta del font. Lungi dall'essere un semplice orpello, il carattere con cui scriviamo il Cv ci definisce di fronte alla persona che abbiamo davanti molto più di quanto potremmo immaginare. Lo confermano alcune case editrici intervistate da Bloomberg, secondo cui la veste tipografica è un aspetto cruciale del documento. Quali sono allora i migliori font da utilizzare e quali quelli da evitare in sede di colloquio?

Quali font evitare e quali utilizzare nel Cv

Partiamo dal carattere più abusato e controverso, il Times New Roman. Secondo gli esperti è stato un font di sistema per molto tempo e proprio per questo potrebbe lanciare un messaggio sbagliato al proprio futuro capo. Non avere dedicato del tempo per cambiarlo può essere considerato sinonimo di poca accuratezza, quasi sciatteria. Un po' come indossare i pantaloni della tuta a colloquio, chi lo farebbe? Se al contrario vogliamo che il nostro Cv abbia un aspetto intenzionalmente lussuoso e ricercato, Didot potrebbe essere la scelta ideale, a patto che ci si candidi per un lavoro nel campo della moda. "È molto alto, è un po' elegante, [ed] è un po' femminile", spiega Matt Luckhurst, direttore creativo di Collins, una società di consulenza di font con sede a San Francisco. Forse anche un po' pretenzioso. Per fare un paragone calzante è un po' come indossare uno smoking al colloquio, imbarazzante.

Neanche da considerare caratteri come Vivaldi o Vladimir Script: a meno che non sia il vostro matrimonio questi font sono banditi dai Cv, anche perché difficilmente leggibili. Il malcapitato recruiter straccerebbe il foglio senza nemmeno avere capito come vi chiamate. A proposito del Courier c'è ben poco da dire: "Non avete una macchina da scrivere, quindi non cercate di fingere di avere una macchina da scrivere", spiega lapidario Luckhurst, secondo cui scrivere al computer un documento fingendo che sia scritto a macchina è ridicolo tanto quanto tentare di riprodurre a mano i font di Word. Semplicemente un nonsense.

E che dire di Comic Sans? Per tutti quelli nati negli Anni 90 questo carattere fa parte della nostra infanzia, una di quelle reminiscenze dei primi computer dati in dotazione a scuola dove si giocava a Prato fiorito e ci si esercitava a creare i titoli di WordArt. Appartiene alla preistoria e forse è lì che è meglio che resti. Se non siete alle prime armi e avete tanti contenuti da condensare in una sola pagina di Cv potreste sperimentare invece Garamond, un font "leggibile e facile da seguire per l'occhio". Infine, a meno che non stiate facendo domanda per un posto di lavoro nel campo del design, dove la creatività e l'esuberanza non sono solo tollerate ma auspicate, Helvetica è il font vincente sui cui puntare. "Helvetica è così senza fronzoli, non si appoggia davvero in una direzione o nell'altra. Sembra un font professionale, spensierato, onesto", afferma Brian Hoff, direttore creativo di Brian Hoff Design. "Helvetica è sicuro. Forse è per questo che è più business-y". Sicurezza implica affidabilità, una delle doti chiave per farsi apprezzare nel nuovo posto di lavoro.

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