«Il corpo non dovrebbe suscitare scandalo. Questo è il mio corpo: il mio manifesto di donna libera». Lo annunciava Elodie, alla vigilia dell'uscita di Red Light. Da quando è iniziato il tour invernale nei palazzetti, tuttavia, il feed Instagram della cantante è diventato un ricettacolo di commenti aberranti e sessisti. Accanto ce ne sono molti anche positivi, ma sono troppi quelli che si focalizzano sull'aspetto estetico dell'ultima diva italiana. Ciò accade in modo particolarmente violento, sugli abiti che Elodie indossa durante i live, performance che parlano di libertà espressiva, sessuale, e di legittima affermazione del sé, come abbiamo discusso con la sua stylist, Alba Melendo.

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@elodie//Instagram
Dal profilo Instagram di Elodie

Sotto alle immagini social degli show, si leggono i commenti agghiaccianti di alcuni utenti, che vorrebbero la performer più coperta: «Sai solo vestirti da z*ccola», oppure: «Quando non hai talento puoi solo mostrare il tuo corpo», scrivono. Per non parlare di chi va oltre, affermando: «Sobria! Poi se per strada qualcuno le grida bella f*ga quel poveretto si becca una denuncia», scadendo nelle pericolose retoriche del victim blaming.

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Dai commenti alle foto sul profilo Instagram di Elodie


Non è tutto. Oltre alle già problematiche considerazioni secondo cui la cantante si vestirebbe con abiti troppo succinti, nei commenti a questi post si nota anche la diffusa convinzione di alcuni utenti, o meglio la loro pretesa, per cui chi lotta contro il patriarcato lo debba fare seguendone attentamente il dresscode. Elodie allora non diventa più solo quella che ha successo perché è bella o perché si spoglia, ma anche quella che «non doveva combattere il patriarcato?». Ancora troppe persone, lo ricorda anche Outpump, pensano che il modo di vestire e la lotta alle differenze strutturali di genere c'entrino qualcosa l'uno con l'altra. Così un utente è portato a scrivere: «È questo l'outfit giusto contro il patriarcato che mercifica la donna. Ma un po' di coerenza no?», mentre un altro ironicamente afferma: «Brava, è così che si combatte il patriarcato, su un palo della lap dance».

Come se una donna che lotta per i propri diritti e la propria libertà dovesse farlo vestendosi secondo le regole di chi, costantemente, tenta di privarla di questa libertà. È questo sistema di matrice patriarcale, infatti, a decidere quando e come una donna può spogliarsi, e a stabilirne il valore in base all'apparenza. Un giro di pole dance non sminuisce l'impegno femminista di una donna, così come una minigonna stretta non invalida la serietà della sua battaglia e uno spacco ampio non intacca la solidità delle sue posizioni. Una donna che si riappropria degli usi e costumi a cui è stata costretta, secolarmente, per compiacere e soddisfare lo sguardo maschile oggettivizzante può essere, a suo modo, rivoluzionaria. E non volgare: la volgarità sta negli occhi di chi guarda. La differenza è una e risiede proprio nel soggetto che decide di svolgere una particolare azione, come quella di vestirsi o di non farlo troppo.

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Dal profilo Instagram di Elodie

Anche in questi giorni di piazze piene, unite dal grido collante de Se domani sono io voglio essere l'ultima, e il problema della violenza di genere è finalmente al centro del dibattito, c'è chi ancora non riesce a concepire l'esistenza di una donna libera in grado di decidere per sé stessa, capace di definire i contorni della sua autodeterminazione, anche quando questa passa per coreografie sensuali e balletti promiscui, eseguiti mentre indossa tacchi alti e minidress.

Sono passati solo pochi giorni da quando hanno provato a silenziare Elena Cecchetin sulla base del suo aspetto estetico. Negli attimi forse più duri della sua vita, la sorella di Giulia Cecchettin ha sensibilizzato sul problema della violenza di genere, trasformando il dolore personale in dolore politico. C'è chi ha provato a screditarla, accusandola codardamente di satanismo perché indossava una felpa della Trasher o per via delle sue foto su Instagram. Prima di mettere in discussione loro stessi, prima di criticare il sistema violento e le dinamiche che lo stesso incoraggia, prima di ammettere il loro privilegio, gli uomini e le donne che aderiscono, nei pensieri e nelle azioni, alla cultura patriarcale, proveranno a minare la libertà di chi invece lo vuole contrastare. Una libertà che, per chi lo desidera, passa anche da abitini scollati o look da goth girl.