La legge approvata in Texas per proibire l'aborto ci sta sconvolgendo tutte: poco importa dove ci troviamo, cosa facciamo, se siamo famose o meno, se ci è già capitato di abortire nelle nostre vite. Quando toccano il nostro corpo è davvero difficile non sentirci minacciate. Così è immediato identificarsi in quelle donne che d'ora in avanti - dopo l'entrata in vigore del cosiddetto "heartbeat bill" - non potranno interrompere una gravidanza indesiderata oltre le sei settimane e rischieranno per questo di essere punite dalla legge. Ed è come una chiamata alle armi: dobbiamo fare qualcosa. "Condivido il mio dolore privato per schierarmi a fianco delle nostre figlie e sorelle. Siamo insieme in questa battaglia". A pubblicare queste righe su Instagram è Uma Thurman: anche lei si è sentita presa in causa, ha capito che non poteva tacere e ha scritto un commovente editoriale pubblicato sul Washington Post. We are in this together, per davvero.

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"Quando avevo soltanto 15 anni e avevo appena cominciato la mia carriera da attrice, rimasi accidentalmente incinta di un uomo molto più grande di me". Thurman parte dal personale che, mai come quando si parla di aborto, diventa politico.

"Condivido il mio dolore privato per schierarmi a fianco delle nostre figlie e sorelle. Siamo insieme in questa battaglia"

I corpi delle donne, il loro desiderio sessuale, la loro vita e i loro sogni sono messi in bilico dalle scelte di chi legifera decidendo per loro. "Ero indecisa", continua l'attrice, "All’epoca mia mamma era gravemente malata, discussi con mio papà delle difficoltà di crescere da sola un figlio, oltretutto da adolescente. Così, insieme alla mia famiglia, ho deciso che non potevo portare avanti la gravidanza e mi resi conto che abortire era la scelta giusta", aggiunge.

Per l'attrice non è stata una scelta facile, anzi lei la ricorda con grande dolore: "Il mio cuore era comunque spezzato" dice ripensando a quando si è risvegliata in ospedale con "tanta vergogna". Ora Thurman è madre di tre figli (Maya e Levon Roan con il collega Ethan Hawke e Luna ultima con il finanziere Arpad Busson), ma non per questo ha dimenticato quella scelta che, per quanto difficile le ha permesso di andare avanti scegliendo per se stessa. "Sostengo le donne che fanno questa scelta perché conosco il dolore che si prova", scrive infatti, "L’aborto è stata la decisione più difficile della mia vita, mi ha causato talmente tanta angoscia che mi rattrista ancora adesso. Mi ha permesso però di crescere e diventare la madre che volevo essere". L'aborto, per come la società ce lo propone è spesso fonte di sensi di colpa, ma è importante ricordare che non dovrebbe essere necessariamente così: ogni esperienza è valida e per molte donne non è per forza un gesto traumatico.

Mi ha permesso di crescere e diventare la madre che volevo essere

Il punto, come sempre, è la possibilità di poter scegliere che rischia di venire completamente negata. Gli effetti della legge stanno già iniziando a far parlare: Alan Braid, un medico che qualche giorno fa aveva apertamente dichiarato di aver aiutato una donna ad abortire oltre ai termini (molto restrittivi) della norma, è stato citato a giudizio e il suo caso farà scuola (anche per capire se la norma è da considerarsi incostituzionale). La particolarità di questa norma, infatti, è che tutti i cittadini hanno il compito di tutelarla e hanno la possibilità di denunciare chi sospettano possa averla violata e in più ricevere 10mila dollari se la causa ha successo. "Sono addolorata che uno Stato metta i suoi cittadini contro altri cittadini, negando la libertà", ha commentato ancora Uma Thurman "Stiamo assistendo a una vera crisi dei diritti umani per le donne americane". Ed è questo ciò che ci fa più male.