Prima su Facebook, poi su Twitter e ora anche su Instagram. Negli anni, questi tre spazi gloriosi e virtuali, si sono trasformati in una sorta di diario segreto (dove di segreto c’è ben poco) su cui confidarsi, esprimere disagi, denunciare (evviva!), ma soprattutto su cui esporre la propria opinione sulle tragedie che colpiscono ogni paese del mondo. Il web si è sempre diviso tra coloro che amano inviare gattini e cuoricini a qualsiasi ora del giorno e della notte (LOL) e coloro che, pur sapendo poco di geopolitica, dicono la propria rischiando, talvolta, di diffondere anche false notizie. Alessandro Cattelan, ieri, ha fatto come tutt* noi: ha aperto Instagram e si è trovato un esercito di giornalisti e opinionisti improvvisati perché tutti, ma proprio tutti, parlavano e parlano di Afghanistan. Chi ieri si occupava di comicità (per esempio), oggi sui social scrive di Afghanistan. Chi non si è mai addentrato in discussioni di politica estera, oggi sembra aver scritto un libro sulla storia dei Talebani. Quanto questa diffusione di informazioni attraverso profili non certificati come account di testate è utile e quanto è dannosa?

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Per Alessandro Cattelan tutto è molto chiaro e lo spiega con uno schema. “Cosa cambia - scrive - se anche io parlo di Afghanistan? Al paese che soffre, ovviamente, nulla, ma al mio profilo Instagram, sembra cambiare molto”, questo il sunto del pensiero dell’ex volto di X-Factor. Con un po’ di cinismo - che non guasta mai - Ale Cattelan vuole farci riflettere su un pensiero tremendo, ma profondamente veritiero e, qui, ve lo spieghiamo: se a inizio mese ho parlato del termine delle risorse del nostro Pianeta, se la scorsa settimana ho discusso delle temperature eccessive e oggi parlo di Afghanistan, al mondo non cambia niente, ma io guadagno centinaia di like e nuovi follower disposti a leggere i pensieri, molte volte un copia e incolla, per poi rituffarmi in acqua.

Oggi mi interrogavo sull’utilità del pensiero Instagram sulla situazione geopolitica di paesi che non sapremmo nemmeno collocare correttamente sul mappamondo - ha scritto il nuovo mattatore di Rai Uno attraverso una storia Instagram - Prendendo per esempio la situazione Afghana, mi sono permesso di creare un piccolo schema di quello che credo sia l’apporto di noi artisti sui social rispetto a situazioni di cui ignoriamo la complessità e cosa cambi nel concreto, usando però colori alla moda”. Ecco subito un schema, chiaro e intuitivo, del suo pensiero. Troppa informazione da parte di chi, l’informazione, forse, dovrebbe leggerla e fermarsi a condividerla, repostando post o supportando testate o inviati che possono raccontare la verità!

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Francesco Costa, giornalista e vicedirettore de Il Post

Ricordiamoci che Instagram, così come ogni social in generale, non è l’unico mezzo attraverso cui informarsi. Ci sono testate online e offline, radio, podcast che possono offrire quotidianamente informazioni veritiere e in tempo reale. Sostenere sui social chi fa sana informazione è un grande gesto di coesione e collaborazione, ma ricordiamoci sempre che l’informazione è anche e soprattutto altrove!