"Perché gli uomini sono fissati con il nudo? In particolare con il seno. Perché avete tutto questo grande interesse?! No, dico sul serio, è solamente un seno. Al mondo una persona su due ce l'ha!". Una saggia Julia Roberts in versione Anna Scott si faceva queste domande in Notting Hill e noi, già che ci siamo, ne aggiungiamo qualche altra: Quando il petto di una bambina diventa seno? Perché si può mostrare il seno di un uomo, ma non quello di una donna? Una donna senza seno è meno donna? Quando il seno di una donna trans diventa qualcosa che è proibito mostrare? E potremmo andare avanti parecchio. Il problema è che tendenzialmente nessuno ci dà risposte ragionevoli. Chissà, però, forse i manifesti formato elefante che hanno invaso le strade di Bologna potrebbero aiutare. Si intitola TETTE FUORI la nuova campagna di CHEAP, progetto di public art attivo dal 2013 a Bologna in collaborazione con con School of Feminism, piattaforma dedita all'attivismo e alla produzione di contenuti grafici. Le protagoniste ovviamente sono loro le tette, le minne, le zinne, le poppe. Chiamatele come volete, ma smettetela una buona volta di sessualizzarle.

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Già, perché possiamo girarci intorno quanto vogliamo, ma il problema rimane lo stesso: l'ipersessualizzazione del seno femminile. Sappiamo già quali sono le obiezioni classiche: "Eh, ma il seno è una zona erogena", "Eh ma il seno è qualcosa di sessuale", "Fa eccitare", eccetera. Il punto è che, se è vero che il seno femminile è uno dei caratteri sessuali secondari più evidenti nel corpo femminile, tutto il resto è una costruzione sociale. C'è chi trova eccitanti piedi o ginocchia e sappiamo che di zone erogene ce ne sono diverse e sono qualcosa di piuttosto personale. In più, proprio a dirla tutta, lo scopo principale del senso sarebbe quello di "nutrire la prole". "La sessualizzazione del seno femminile non è una verità universale" recita uno dei manifesti della campagna bolognese eppure nella nostra società sembra proprio così.

tette per le strade di bologna la campagna contro l'ipersessualizzazione del senopinterest
Courtesy Photo - CHEAP Festival

Se qualcuno avesse ancora dubbi, basti pensare alla censura dei capezzoli femminili sui social e alla campagna #FreeTheNipple che, lungi dall'essere solo un capriccio, ha ottenuto il supporto di associazioni per la lotta al tumore al seno perché dove c'è censura, c'è mancanza di informazione, ci sono tabù e oscurantismo e quindi anche ignoranza e rischi per la salute. Ma non è solo una questione di immagini online: lo scorso settembre ha fatto parlare il caso di una ragazza a cui è stato chiesto di coprirsi la scollatura prima di entrare al Musée d'Orsay (sì, quello dove è esposta L'Origine del Mondo insieme a centinaia di altri quadri con donne completamente nude). La cosa ha fatto giustamente arrabbiare le Femen (che, per chi non lo sapesse, sono un gruppo di protesta femminista fondato a Kiev nel 2008) che hanno organizzato una "visita di protesta" al museo occupando la sala principale, esibendo i loro corpi (e i loro seni) e gridando forte e chiaro "I nostri corpi non sono osceni".

Eppure i nomignoli si sprecano quotidianamente: "tettona", "tavola", "piatta", "mozzarellona", tutto perché, dal momento che il seno è visto in primis come un oggetto sessuale, la sensualità di una donna è legata a doppio filo alla taglia del suo reggiseno con tutte le conseguenze del caso. La più evidente, forse, ha a che fare con l'allattamento: sembra impossibile dimenticare il valore sessuale attribuito al seno anche quando si vede una mamma che allatta, tanto che l'allattamento in pubblico non sempre è visto di buon occhio. Emily Ratajkowski in questi giorni ha postato su Instagram delle foto con il suo bimbo attaccato al seno: apriti cielo! I commenti con riferimenti sessuali si sprecano anche di fronte a un'immagine che di erotico non ha proprio nulla. Per non parlare del fatto che, in quanto focus del desiderio altrui, il corpo femminile è sempre oggetto e mai soggetto. Così ci si sente in diritto di criticare la scelta di una donna di allattare o meno come è successo in questi giorni a Chiara Ferragni. A sottolineare che il seno non è un'appendice esterna, ma parte integrante del corpo su cui chi lo abita esercita la propria volontà ci ha pensato Fedez ricordando a tutti in un commento che "Una donna dovrebbe essere libera di allattare o meno senza sentirsi colpevole o sbagliata in un momento così delicato come la post-gravidanza". Grazie.

Eppure l'allattamento non è l'unico "momento delicato" reso ancor più difficile dall'ipersessualizzazione. Le donne colpite dal cancro al seno, ad esempio, oltre alle ovvie preoccupazioni di salute, devono spesso affrontare la paura interiorizzata che il tumore porti alla perdita o a una sorta di "mutilazione" della sede della loro femminilità. La ricostruzione mammaria dopo la mastectomia, poi, viene presentata dalla narrativa comune come l'unica soluzione possibile perché una donna senza seno è automaticamente "meno donna".

tette per le strade di bologna la campagna contro l'ipersessualizzazione del senopinterest
Courtesy Photo - CHEAP Festival

Tutto questo è agghiacciante e rende ancor più evidente l'importanza di una campagna come TETTE FUORI. Servono narrazioni nuove che parlino del seno in modo sfaccettato, ironico e non sessualizzante. Per fortuna ci sono sempre più esempi di questo tipo: a settembre qui in Italia è nato il magazine Megazinne (i cui proventi vengono devoluti a progetti di beneficienza femminili) proprio allo scopo di "parlare del seno nella cultura pop e nelle rappresentazioni mediali con l’obiettivo di sradicare ogni forma di pregiudizio e preconcetto nei confronti del corpo delle donne". Durante i Golden Globes, invece, è andato in scena uno spot pubblicitario del brand di prodotti per neo mamme Frida Mom allo scopo di creare una narrazione più veritiera e meno edulcorata dell'allattamento. "Prenditi cura del tuo seno, è tuo ben prima di essere di qualcun altro" sembra suggerire la clip e forse è proprio questo il punto. Riappropriarsi del nostro corpo centimetro dopo centimetro. Testa alta, sguardo fiero e tette fuori.