"In Spagna ci sono voluti sette mesi tra l’inizio della discussione e l’approvazione. In Italia, come associazione Coscioni, abbiamo depositato una legge di iniziativa popolare sette anni e mezzo fa". Queste sono le parole con cui Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni che in Italia si batte per il diritto a mettere fine alle proprie sofferenze, ha commentato la notizia arrivata ieri: la Spagna ha legalizzato l'eutanasia approvando una legge presentata dal Partito Socialista del premier Pedro Sánchez. Paragoni con l'Italia a parte, si tratta di una grande novità dato che al mondo sono pochissimi i Paesi che garantiscono il diritto a decidere della propria morte e che il dibattito su questo tema è sempre molto acceso tra questioni etiche, religiose, legali, personali che si intrecciano inevitabilmente rendendo difficile anche prendere una posizione.

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In Spagna la norma è stata largamente approvata: 202 voti favorevoli, 141 contrari e due astenuti. L'idea alla base è che, proprio come si ha il diritto a vivere una vita degna, si dovrebbe anche avere il diritto a morire in modo "degno". La nuova legge spagnola stabilisce che il diritto all’eutanasia possa essere esercitato quando ci si trova in un contesto di sofferenza che "la persona percepisce come inaccettabile e che non possa essere mitigata in altro modo". Potranno usufruirne quindi le persone maggiorenni che soffrano di "malattie gravi e incurabili" o di "patologie gravi, croniche e disabilitanti" che impediscono loro l’autosufficienza e che generano "una sofferenza fisica e psichica costante e intollerabile". Queste persone potranno così ricorrere all’eutanasia "attiva", con "somministrazione diretta di una sostanza al paziente da parte del professionista sanitario competente" o al suicidio medicalmente assistito, tramite la "prescrizione o fornitura al paziente da parte dell’operatore sanitario di una sostanza, in modo che possa auto-somministrarla, per provocare la propria morte".

Per poter accedere all'eutanasia, però, non basterà trovarsi nella situazione descritta, sarà necessario - come spiega la BBC - presentare per iscritto due richieste nell’arco di 15 giorni attestando la propria condizione e specificando di essere a conoscenza di eventuali cure palliative. Il medico, poi, inoltrerà la richiesta a una commissione che dovrà fornire una risposta entro 19 giorni. A quel punto il paziente dovrà dare un’ultima volta il suo consenso.

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Anadolu Agency//Getty Images
Una manifestazione a sostegno della legalizzazione dell’eutanasia a Madrid

Come spiega Il Post, attualmente l’eutanasia è legale solo in quattro Paesi: Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Canada e (ora) Spagna. A questi si aggiunge la Colombia dove la Corte Costituzionale ha stabilito che la pratica è legale, anche se non ancora normata e la Nuova Zelanda dove una legge a favore dell'eutanasia è già stata approvata ma dovrebbe entrare in vigore il prossimo novembre. Infine l’eutanasia è consentita in alcune zone degli Stati Uniti e dell’Australia. Si tratta in ogni caso di una pratica ancora considerata da molti controversa: se da un lato c'è chi sostiene l'importanza fondamentale della libertà di decidere del proprio corpo sempre e comunque, c'è chi ritiene che la vita di una persona sia un bene da preservare a prescindere dalla scelta del singolo. C'è poi il discorso dell'accanimento terapeutico e il difficile confine tra vita e morte "naturale" (che si presta a notevoli strumentalizzazioni) oltre a una riflessione sul concetto stesso di "vita". La Spagna, in ogni caso, ha preso la sua posizione dando valore alla libera scelta e il presidente dell’associazione Derecho a Morir Dignamente (Diritto a morire dignitosamente), Javier Velasco, ha commentato che la legge "risparmierà molte sofferenze a molte persone" e che "le eutanasie richieste saranno poche, ma la legge farà bene a tutta la società".