Quando nel 2013 è nato il movimento Free the Nipple per combattere la censura del seno (rigorosamente) femminile c'era chi sosteneva fosse un capriccio, chi pensava fosse cosa buona e giusta e chi commentava con il classico "le battaglie femministe sono altre, signora mia". In ogni caso è probabile che nessuno si immaginasse che da lì a qualche anno, nell'estate del 2021, a sostenere la causa sarebbe stato niente meno che Pedro Almodóvar. Sì, stiamo parlando del regista spagnolo di Volver e no, non è il caldo che fa brutti scherzi: Almodóvar ha detto basta alla censura dei capezzoli femminili su Instagram e ha difeso a spada tratta il poster del suo nuovo film Madres Parallelas censurato dal buon costume social. Ma andiamo con ordine.

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Stiamo parlando di un poster realizzato dall'illustratore di Barcellona Javier Jaén per il film con Penelope Cruz in uscita al cinema il 28 ottobre che racconta la storia di due future mamme che si conoscono in ospedale prima di partorire. Quando la locandina ha iniziato a circolare online sia Almodóvar che Jaén sapevano bene come sarebbe andata a finire e Instagram e Facebook non hanno certo disatteso le aspettative. In men che non si dica l'algoritmo ha fatto il suo dovere ed è arrivata la censura per nudità. Il motivo? L'immagine mostra un occhio con al posto del bulbo oculare un capezzolo da cui esce una goccia di latte. Insomma: un vero scandalo! Del resto lo sanno bene le attiviste femministe e sex/body positive che ogni giorno lottano con l'oscurantismo social: il corpo femminile e il seno in particolare è ancora ipersessualizzato e dunque soggetto a continue censure, basta scoprire un centimetro di pelle e passa necessariamente per un'avance sessuale (e tanti saluti al consenso). "Come previsto, Instagram ha rimosso il poster che abbiamo realizzato per l'ultimo film di Almodóvar", ha scritto Jaén, "Lo pubblicherò di nuovo. Grazie per tutte le condivisioni".

“È un meccanismo molto sessista e molto macho", ha commentato l'artista a El Pàis, "Se è il capezzolo di un uomo, non è censurato ma se è di una donna, è censurato". Ha poi aggiunto - centrando a pieno il problema - che "stiamo parlando di un contesto di maternità, che viene trattato come qualcosa di pornografico o sessualizzato. Partendo dal presupposto che non ci sia nulla di sbagliato nella sessualità o nell'erotismo, penso che stiamo parlando dell'immagine meno erotica del mondo". La polemica, in ogni caso, non è finita qui dato che Almodóvar ha deciso di opporsi all'algoritmo chiedendo a Facebook e Instagram di ammettere la locandina per motivi artistici e di fatto aggirando il sistema. "Siamo riusciti a far ragionare le menti dietro l'algoritmo che decide cosa è o non è osceno e offensivo", ha scritto il regista in un comunicato, "hanno fatto marcia indietro e hanno permesso al poster di circolare liberamente".

"È la vostra vittoria, una grande vittoria", ha aggiunto Almodóvar, "E ricorda a tutti che la libertà di espressione è l'ultima frontiera dell'essere umano, che va difesa sempre con le unghie e con i denti ed è qualcosa che riguarda tutti". Il regista ha poi ringraziato per il sostegno online e per aver "discusso sulla necessità di un po' di sanità mentale alla vista di un capezzolo femminile". Per fortuna c'è ancora qualcuno che ragiona... come si dice #freethenipple in spagnolo?