Se volete augurare ai vostri amici musulmani un buon Ramadan sono due le espressioni in arabo che potete usare: "Ramadan Mubarak" o "Ramadan Kareem". Potete dirglielo fin da subito, anzi siete già in ritardo perché il "mese del digiuno" è iniziato il 10 di marzo e continuerà per trenta giorni fino al di aprile. Proprio per questo - che siamo atei, cattolici, buddisti o quant'altro - è il momento perfetto per farsi una domanda: quanto sappiamo qui in Italia del Ramadan, il mese più importante dell'anno per i musulmani? La risposta probabilmente è: "non molto" e infatti nel nostro Paese se ne parla tendenzialmente poco e male continuando ad alimentare stereotipi.

instagramView full post on Instagram

Ramadan 2024

"Ramadan", in arabo, significa “mese torrido” e, secondo la tradizione, si tratta del mese in cui Maometto, il principale profeta dell’Islam, avrebbe ricevuto la rivelazione dei primi versetti del Corano. È il nono mese dell'anno secondo il calendario lunare islamico e cade quindi ogni anno in un momento diverso rispetto al calendario solare. Inoltre il Ramadan non inizia in tutti i Paesi nello stesso momento. In ogni caso, però, si tratta per tutti i musulmani osservanti di un periodo di preghiera, riflessione e digiuno. I fedeli nel corso del mese praticano il digiuno, senza assumere né acqua né cibo, dall’alba al tramonto, quindi per circa 16 ore al giorno. Ci sono ovviamente alcune eccezioni, dato il che il digiuno non deve compromettere la salute di nessuno: possono sottrarsi al digiuno ad esempio i bambini sotto gli 11 anni, gli anziani, i malati (anche di disturbi alimentari), le donne in gravidanza o con le mestruazioni.


Non solo digiuno

Il Ramadan non si esaurisce solo nel digiuno che è forse l'aspetto di cui in Italia di parla di più e che è uno dei cinque pilastri dell'Islam, introdotto da Maometto nel 624. È prevista anche l'astinenza dal fumo e dai rapporti sessuali ma, più in generale, si tratta di un periodo in cui si cerca di migliorare a livello personale e spirituale, mettendo in secondo piano tutto il resto, cercando di compiere buone azioni e astenersi da quelle cattive, pregando, meditando, leggendo i testi sacri. All'alba c'è il primo pasto della giornata, il Suhur e da lì, con una preghiera, inizia il digiuno spezzato a sera dall'Iftār, un pasto serale generalmente sostanzioso, spesso a base di piatti tradizionali e consumato insieme ad amici e parenti in un momento di convivialità. Il Ramadan, infatti ha una forte componente comunitaria ed è un'occasione di incontro e vicinanza agli affetti. Alla fine del mese, il Ramadan si chiude con una festa, l’Id al-Fitr.

Come sostenere chi osserva il Ramadan

Proprio perché in Italia se ne parla poco, il Ramadan rischia di venire ancora percepito come qualcosa di strano che suscita domande e perplessità. «Chi mi sta intorno è sicuramente molto curioso di capire come funziona: gli orari, cosa posso mangiare, quando posso mangiare» aveva spiegato tempo fa il tiktoker Momo Bayed in un video realizzato dalla piattaforma digitale Colory. C'è inoltre l'idea - spesso alimentata dall'islamofobia - che praticare il digiuno sia in qualche modo una forma di "imposizione" a cui ci si è costretti a "sottomettersi": «Una cosa che sicuramente vorrei smettere di ripetere», spiega infatti Bayed, «è che non mi pesa affatto, che non lo sento come un obbligo, ma che per me anzi è una scelta». Una sana curiosità può essere ben accetta, ma è fondamentale rimanere rispettosi e non giudicare ciò che non si conosce. Per sostenere chi osserva il Ramadan spesso è sufficiente un po' di vicinanza e accortezza: un pensiero gentile (si possono regalare dei datteri, ad esempio), tenerne conto in pausa pranzo al lavoro o quando si organizza una serata con gli amici e poi informarsi, leggere e seguire le realtà che online fanno divulgazione e abbattono gli stereotipi. Soprattutto: ascoltare le voci di chi è coinvolto in prima persona.