Ami il pallone ma ti sei sempre sentita dire che non è uno sport da ragazze? È arrivato il momento di dare un calcio a questo preconcetto. La disciplina sportiva di Ronaldo e Donnarumma non è mai stata così alla tua portata. A dirtelo non è una persona qualsiasi, ma la neo vicepresidente della Lega Pro Cristiana Capotondi.

Sì, hai capito bene, proprio la talentuosa attrice che hai visto al cinema in tanti film di successo, da Notte prima degli esami a La mafia uccide d’estate (e a gennaio 2019 esce la sua ultima fatica: Attenti al gorilla). Oltre all’amore per la recitazione, infatti, Cristiana coltiva fin da bambina una grande passione per il calcio, che pratica da vera sportiva e conosce nei minimi dettagli tecnici. Una competenza che, unita a un'approfondita esperienza nella formazione e nell'organizzazione di eventi (è pure tra i direttori artistici della manifestazione Milano Movie Week), le hanno fatto guadagnare il prestigioso incarico. Insomma, non è certo un caso se Capotondi è la prima donna a scalare i vertici tradizionalmente maschili di una realtà presente in 18 regioni italiane con circa 60 club: il più grande laboratorio di giovani promesse calcistico del nostro Paese. E tra le aree di sua competenza ci sono proprio la formazione e la digitalizzazione.

L’abbiamo incontrata al convegno “Calcio e basket, sport al femminile. Riforme e pari opportunità” organizzato nella sede del Coni a Milano da Lega Pro e Federazione Italiana Pallacanestro. Un’occasione per chiederle della sua passione in campo. E degli obiettivi che si propone di raggiungere per avvicinare le ragazze (e i ragazzi) a questo sport.

Cristiana Capotondi Lega Propinterest
Lega Pro

Da dove nasce il tuo interesse per il calcio?

“È nel mio Dna: sono romana e mio nonno faceva l’accompagnatore per la Roma. Set permettendo, ogni martedì gioco a calcetto. Preferisco il calcio a 7 misto, uomini e donne insieme. Di solito, i maschi fanno soprattutto da playmaker, permettendo a noi donne di segnare. È una bellissima metafora di come sia possibile cooperare”.

Quali sono le tue prossime sfide come vicepresidente Lega Pro?

“La nostra realtà conta ben 8 milioni di tifosi: occorre riportarli negli stadi da cui si sono un po' allontanati, parlando un linguaggio più giovane e facendo massa critica. Sarà molto utile anche coinvolgere i comuni, e io ci sto già lavorando. E poi, naturalmente, è importantissimo promuovere il calcio tra i ragazzi, il che significa anche monitorarli, tirarli via dalla strada. Di sicuro c’è molto da fare: stiamo organizzando un consiglio direttivo a settimana!”.

Cos’è che tiene lontani molti giovani dallo sport?

“I ragazzi ci sfuggono a causa dei social, ma dobbiamo riprenderli. Praticare uno sport come il calcio serve a crescere in modo sano e aiuta anche nel percorso scolastico. È uno sport di squadra capace di trasmettere valori essenziali che ti educano alla vita”.

Perché, secondo te, in Italia, patria del football, il calcio femminile è ancora poco praticato e poco seguito, rispetto ad altri Paesi?

“Altrove lo si è sviluppato ormai da parecchi anni, in Italia si cerca di recuperare il tempo perduto. Ma lo si sta facendo in velocità e con risultati tangibili, in particolare con club che hanno creduto, investito e costruito, passo dopo passo, in nuovi progetti, che sono un modello per il nostro calcio femminile. E sono orgogliosa di dire che questo sta accadendo non solo in Serie A, ma anche in Lega Pro”.

C’è ancora un pregiudizio contro le ragazze che giocano a calcio, sport considerato maschile?

“Non ho mai creduto all'esistenza di pregiudizi. Credo nella capacità di confronto e di scambio. Uomo e donna nelle loro differenze e peculiarità possono dar vita ad una squadra. E una squadra si aiuta, condivide, segue una stessa direzione per tagliare un traguardo. Unendo le forze e' cosi che si vince la partita. Il calcio è una bella metafora della vita”.

Qual è a tuo parere la competenza più sorprendente che si apprende giocando a calcio?

“Per esperienza diretta, anche se la mia in campo non è paragonabile a chi gioca a livello professionistico, dico il senso della sfida. Sfida che equivale a mettersi alla prova. Misurarsi con se stessi e con gli altri nel rispetto delle regole e del fair play: è questo il punto di partenza che affronti quando indossi gli scarpini e vedi davanti a te il rettangolo verde”.

Tre buoni motivi per cui una ragazza dovrebbe scegliere di praticare questo sport?

“Se fosse una top list, sul primo gradino del podio metterei la passione. È la base che muove tutto. Un secondo motivo è la condivisione di un obiettivo con il gruppo. Infine, come medaglia di bronzo indicherei la voglia di vivere il calcio e ogni sua emozione, che si chiami goal o rigore parato, ma anche un abbraccio”.

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Adelaide Barigozzi
Editor

Reporter d'assalto e corrispondente dai Tropici in una vita precedente, oggi per Elle scrivo di attualità (ma non solo). Dopo 9 traslochi (tra cui uno transoceanico), ora ho piantato le tende a Milano, ma non mi tiro indietro se c'è un buon motivo per rifare le valige. Colore preferito: azzurro. Comfort zone: la spiaggia di Agrio Livadi a Patmos.