Ci sono attese difficili da riempire, soprattutto se sono dense di significato come quelle nate dalla penna di Elena Ferrante. E aspettare la serie La vita bugiarda degli adulti, annunciata a maggio 2020 e ispirata al romanzo omonimo dell'autrice, è costato molto a tutti gli appassionati delle opere di Ferrante, desiderosi di rivedere sullo schermo, trasformate in parole, immagini e musica, le scene che, sfogliando le pagine del libro, si erano solo immaginati nella loro testa.

Il 4 gennaio, con un cast esemplare (in cui brilla, senza nessun dubbio, una Valeria Golino il cui alter-ego, zia Vittoria, le è cucito addosso, quasi come se fosse stato scritto per lei) la serie di Edoardo de Angelis, scritta con Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci è finalmente arrivata su Netflix. Riaprendo il baratro delle ossessioni, dei tormenti, delle allucinazioni dell'universo ferrantiano e affidandole al corpo, al volto e alla voce di Giovanna (Giordana Marengo), la protagonista assoluta sia del romanzo che della rivisitazione televisiva.

Ne La vita bugiarda degli adulti su Netflix, esattamente come nel libro (edito da E/O) i temi cari a Ferrante ritornano tutti: c'è la scalata sociale incarnata dal papà di Giovanna (Alessandro Preziosi), c'è la contrapposizione tra lo sporco della Napoli del Pianto, quartiere da cui il padre si è affrancato e sua zia Vittoria ancora vive, e il luccichìo del Vomero, in cui Giannina, sedicenne, vive con due genitori avanguardisti e di sinistra. C'è il sesso cattivo, la ribellione, la ricerca di se stessi, c'è pure una sorta di brilliant friend (Ida, una delle migliori amiche di Giovanna che annota tutto ciò che vede su un bloc notes e poi lo racconta a un pubblico incantato: forse alter ego della stessa Ferrante). Ma nonostante le aspettative e i pregiudizi su quest'opera e dunque sulla serie che se ne fa specchio, La vita bugiarda degli adulti non è, in alcun modo, L'amica geniale.

Giannina non è Lila e neanche Lenù, le due protagoniste della saga più famosa di Ferrante da cui HBO e Rai hanno tratto uno show indimenticabile (di cui si aspetta la quarta e ultima stagione con un cast rinnovato). E la serie è tutt'altra cosa rispetto alla creatura italo-americana cui la stessa autrice ha lavorato alla sceneggiatura. Approcciare La vita bugiarda su Netflix pensando di vedere una versione anni Novanta di quanto raccontato nella quadrilogia de L'amica geniale è un torto che si fa a De Angelis, che ha saputo dare un'anima sfaccettata e originale alla serie senza mai snaturarla.

La Giovanna di Giordana Marengo non è una versione evoluta della Lenù di Margherita Mazzucco, personaggio che, proprio a cavallo del secondo e del terzo libro scopre la vita oltre il rione in cui è nata, si affranca dalla povertà, si impegna per emergere e va a vivere lontano. Il percorso di vita di Giovanna è già dato: è arrivata a sedici anni senza intoppi, senza traumi, senza pianti. Sappiamo vagamente come sia arrivata al punto in cui iniziano i fatti, neanche ci interessa: sappiamo solo che ci è arrivata. E ora, con l'aiuto dei nuovi occhi avuti in dono dalla zia Vittoria, cancellata dalla famiglia perché troppo brusca, troppo verace, troppo sensuale, troppo sincera, Giovanna dovrà iniziare il suo personale cammino di formazione frantumando, una a una, le vite bugiarde degli adulti che ha intorno.

la vita bugiarda degli adultipinterest
Eduardo Castaldo/Netflix//Netflix
Giordana con le sue amiche Ida e Angela

La serie ha il merito di procedere su un piano esteticamente suggestivo - forse più della "collega" firmata dalla HBO - ha una colonna sonora che racconta, a volte, più dei dialoghi degli stessi protagonisti, ha un cast interessante, una resa convincente rispetto al contraltare letterario. Frutto, questo, della presenza dell'autrice nel pool di sceneggiatori. Paragonarla o aspettarsi una serie gemella della trasposizione de L'amica geniale su Rai Uno sarebbe ingiusto: sono due opere con chiavi di lettura simili ma universi a sé stanti, che meritano di non finire nello stesso calderone. Non è della smarginatura di Lila che stiamo parlando, ne La vita bugiarda Giovanna è completamente a fuoco: bisogna dargliene atto e poi decidere se amarla oppure odiarla.