Fare amicizia dopo i 30 anni sta diventando sempre più difficile. Si chiama Friendship Recession e se ne parla sin dal 2012, quando un lungo articolo pubblicato sul New York Times, incrociando vari studi, confermava una grande evidenza: stringere legami sinceri quando si diventa adulti è sempre più difficile. L'articolo, data la sua natura evergreen, è stato poi ripubblicato recentemente alla luce delle nuove ricerche sul tema e soprattutto delle conseguenze della pandemia sulle relazioni. Uno studio pubblicato nel 2021, ad esempio, aveva messo in luce la difficoltà di stringere nuovi legami soprattutto per gli uomini, un fenomeno che si è diffuso in epoca covid e non è mai più rientrato. I motivi di questa difficoltà, in quel caso riferita alla società americana, erano di natura culturale: negli Stati Uniti le persone si stanziano più tardi, spostandosi continuamente da uno stato all'altro per questioni economiche e lavorative; diversi studi incrociati hanno dimostrato che le nuove generazioni di genitori trascorrono molto più tempo con i figli, sacrificando spesso i legami extra-familiari; infine, chi non ha figli viaggia e lavora molto di più, mettendo da parte i legami e i contatti umani.

xView full post on X

Le amicizie nate durante l'infanzia e l'adolescenza, inoltre, vengono considerate più durature e di valore: gli amici che si conoscono da una vita diventano, anche inconsapevolmente, il modello a cui ambire quando si cerca di avviare una nuova amicizia. Non è dunque solo una questione culturale o sociale - si lavora di più, si sta più con i figli, non si ha tempo - ma anche psicologica. Dopo la pandemia, hanno confermato gli esperti, non ci accontentiamo più di relazioni sfuggenti o di legami senza importanza, ma siccome trovare nuovi amici in età adulta è molto difficile, spesso si tende a mettere da parte la ricerca a favore della famiglia o del lavoro, come se fosse una causa persa in partenza. I social network, infine. Non aiuta che le relazioni social alimentino amicizie aleatorie, poco significative, a volte addirittura non reali. Spesso ci si accontenta delle conversazioni online solo per sopperire al fatto che non riusciamo a trovare il tempo o i modi per incontrare qualcuno al di fuori.

Tra le conseguenze di questa epidemia, come l'hanno chiamata gli psicologi che studiano il fenomeno ormai da decenni, c'è una dilagante diffusione di un senso di solitudine, che, come un vortice, sfavorisce la nascita di nuovi legami e alimenta persino la perdita di quelli esistenti: il fatto di uscire meno e frequentare posti diversi rispetto a quelli della giovinezza, infatti, non aiuta a mantenere i rapporti esistenti, generando un flusso di frustrazione e tristezza per gli amici perduti.