Pensate alla cultura afghana, pensate agli abiti tradizionali: cosa vi viene in mente? Difficile non ricadere sul burqa: le immagini delle donne coperte di azzurro da capo a piedi per le strade di Kabul le abbiamo ancora ben stampate nella memoria (e oggi più che mai). Eppure questo fa capire quanto poco sappiamo del Paese che negli ultimi mesi è tristemente sulla bocca di tutti. Perché no, il burqa non è certo l’abito tradizionale afghano, non è la scelta di chi voglia onorare la cultura locale, anzi. Gli abiti tradizionali afghani sono colorati, allegri e finemente elaborati e le donne sui social lo vogliono urlare al mondo scardinando la narrazione unica che i talebani hanno imposto negli anni di dominio. Tutto è partito da un tweet di Bahar Jalali, fondatrice del programma di studi di genere in Afghanistan presso l’Università americana di Kabul e ora la campagna è diventata virale. #DoNotTouchMyClothes, non toccate i nostri vestiti.

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“Questa è la cultura afghana. Indosso un abito tradizionale del mio Paese” ha scritto su Twitter Jalali postando una foto di lei con un meraviglioso abito colorato. Da lì è iniziato un flusso continuo di immagini: foto del passato e del presente per ricostruire la storia e la cultura di un Paese che per anni è stato appiattito alla dottrina fondamentalista dei suoi dominatori. “Nessuna donna ha mai indossato il burqa nella storia dell’Afghanistan” ha spiegato infatti Jalali alla BBC, “È del tutto alieno alla cultura afghana. Ho postato la mia immagine in un abito tradizione per informare, educare e allontanare la disinformazione propagandata dai talebani”.

Le foto condivise sui social sono un tripudio di colori: stoffe con ricami fatti a mano e disegni elaborati, piccoli specchi cuciti con cura intorno al petto per creare giochi di luce, gonne lunghe e pieghettate, perfette per volteggiare durante l'attan, la danza nazionale dell'Afghanistan. Alcune donne, poi, indossano cappelli ricamati, altre dei copricapi con il velo: c’è una grandissima varietà a seconda della regione dell'Afghanistan da cui provengono. La potenza di questa campagna sta proprio nel mascherare l’ipocrisia dei talebani che propongono come "tradizionale" e autentico (rispetto al mondo occidentale) qualcosa che di fatto non lo è. In un recente video alcune donne che sostengono la dottrina fondamentalista hanno spiegato che make-up e abiti moderni "non rappresentano la donna afghana musulmana" e che non sono accettabili diritti e libertà "che sono stranieri e in contrasto con la sharia". Il punto però, è che così si finisce per negare anche la cultura e la storia dello stesso Afghanistan e questo va detto e ribadito. "Per secoli siamo stati un Paese islamico e le nostre nonne si sono vestite in modo modesto con i loro abiti tradizionali, non il 'chadari' blu e il burqa nero arabo", scrive su twitter Maseed, Spozhmay Maseed, un'attivista per i diritti che attualmente vive in Virginia, "I nostri vestiti tradizionali rappresentano la nostra ricca cultura e la nostra storia di 5.000 anni che fa sentire ogni afghano orgoglioso di chi è". I talebani possono togliere i diritti e la libertà, ma non possono cancellare la Storia e la cultura di un popolo: queste donne si sono unite per ricordarlo al mondo e noi non smetteremo di amplificare le loro voci.