Parte la musica e un gruppo di persone, incappucciate di bianco percorrono il palco mentre il vapore sale dal centro della passerella e Blanco appare da una botola. Inizia così il suo primo concerto allo Stadio Meazza di Milano, per la gioia di chi era lì ad aspettarlo già dalla notte prima.

Su un palco di ispirazione gotica con una doppia passerella a formare una U, tra luci e visual che giocano con tre colori, rosso verde e blu, e grafiche dal richiamo ecclesiastico, il concerto si trasforma in un rituale. È la sua cerimonia, le telecamere sono su di lui, è la celebrazione di una carriera esplosa poco più di due anni fa che lo ha portato a riempire le classifiche dello streaming, i club e i festival, a vincere Sanremo nel 2022 e annunciare i suoi primi stadi a soli vent’anni. È il più giovane di sempre.

Riccardo Fabbriconi, dalla cameretta di Brescia alle prime produzioni con Michelangelo, vive il suo sogno circondato da 55 mila persone. Non c’è il sold out, ma il pubblico riempie tutto con la voce. In un'epoca in cui la comunicazione si basa sul grande successo di biglietti introvabili e grandi annunci su chi riempie di più, le regole più semplici di marketing avrebbero forse consigliato di riempire al massimo i palazzetti, comunicare i sold out, continuare l’inarrestabile scalata senza lasciare spazio alle critiche. Ma fare lo stadio è diverso, è uno status, è un punto di arrivo per regalare alla propria gente uno show imponente. E da quanto urla il pubblico, dal primo istante all’ultimo, era quello che tutti volevano.

blanco al concerto di san siro milanopinterest
luca marenda


Quattro atti, un’orchestra di venticinque elementi, un coro di cinquanta voci, "Anima Tormentata" in apertura, il suo manifesto, e subito "L’Isola delle Rose" a conquistare lo stadio. Cade la pioggia, ma il pubblico salta: «Sarà ancosa più magico», dice lui.

"Pornografia", "Ancora Ancora Ancora", "Finché non mi seppelliscono", la batteria comanda il ritmo delle mani di tutti alzate al cielo. «Michelangelo mettimi le ali», tutti in coro, per inneggiare il direttore artistico dello show e amico fraterno, prima della voce di Mina sull'ultimo singolo "Un briciolo di Allegria", cantata dai giovanissimi. La pioggia sempre più forte, esplode il vapore su "Scusa": «Non ci credo ancora, è un sogno. Mi sembra impossibile, c’è una persona tra voi che mi ha detto che bisogna credere nei sogni ma io non me lo sarei mai immaginato».

Il concerto si ferma per qualche minuto, bisogna coprire la strumentazione, il pubblico cerca riparo, c’è chi si chiedere se lo show riprenderà e Blanco torna fuori: «Non vi abbandonerò mai. Voi siete qui per me, voi siete "La mia famiglia"». Canta Blanco, con la pioggia sembra ancora più felice. Tocca a "Innamorato", il brano che dà il titolo al suo secondo e più recente disco, certificato platino, chitarra e voce tra i flash dei telefoni e i lampi nel cielo. "La canzone nostra", con Mace, "Tutti muoiono" con Madame, "Bon Ton", il brano di Drillionare che canta con Lazza (Sfera Ebbasta assente per una sua data live). Gli ospiti sono inattesi, l'effetto sorpresa è il più gradito. Salgono due ragazze sul palco, si siedono a guardarlo cantare "Fotocopia".

blanco al concerto di san siro milanopinterest
luca marenda

«Vi farei salire tutti», dice lui «per farvi vedere cosa si vede da quassù». Salta, corre, si lancia a toccare le mani del pubblico, si toglie la maglia e canta con tutta l'energia che ha. La pioggia per fortuna si ferma e lascia spazio al momento più intenso dello show e che dimostra la poliedricità di un artista che sa vivere di hit energiche e di canzoni intime, tra "Lucciole", "Lacrime di Piombo", momento in cui si lancia nel parterre, tra la gente: «Perché io sono come voi. E tra voi voglio stare». Fino a "Blu Celeste", la canzone che ha cambiato tutto e che dedica a una persona importante: «Che spero abbiate tutti». E poi "Brividi", quando arriva anche Mahmood e un coro così forte nei concerti di quest'estate non si era ancora sentito.

«L’unica cosa che mi manca davvero stasera è mia mamma che non è qui, ma ringrazio perché ci siete voi», dice prima di passare al gran finale. "Paraocchi", "Figli di Puttana" e "Nemesi", non poteva mancare Marracash. È un grande show, non per gli effetti speciali o per chissà quale costruzione scenica. È per la sua energia e voglia di dimostrare che si sente nato per quel palco e che su quel palco ci vorrà tornare. "Notti in Bianco", "Mi fai impazzire", una dopo l'altra per saltare insieme: «Spegnete i cellulari, voglio vedere tutti saltare, sentire». È un'esplosione di luci e di festa che si conclude con "Vada come vada". Qui, va detto, pioggia o non pioggia, numeri o operazioni di marketing, è andata benissimo.