Sta per tornare (15-21 aprile 2024) la Milano Design Week e come ogni anno, in concomitanza con il Salone del Mobile, la città della Madonnina si appresta a vivere i giorni frenetici del suo Fuori Salone, il grande evento collettivo (spontaneo e plurale) vera e propria vetrina creativa dal sapore internazionale.

Una settimana di eventi, mostre e installazioni che quest’anno, con il tema Materia Natura, si interroga sulla connessione profonda tra questi due elementi, per promuovere una cultura del progetto consapevole dove la sostenibilità è principio guida e valore fondamentale del processo creativo e della progettazione.

Se dunque Salone del Mobile e Fuorisalone sono di fatto due eventi simbiotici che non potrebbero vivere l’uno senza l’altro, è pur vero che il Fuorisalone vanta ormai una sua precisa identità, una sorta di indipendenza rispetto alla ‘madre’, che resta comunque il suo motore trainante.

Com’è nato e come si è affermato, negli ultimi decenni, questo grande evento collettivo? Ripercorriamone a grandi tappe la storia.

La storia del Fuorisalone

Lo show-room di Cassina: l’esperimento che divenne precedente

Il Salone del Mobile di Milano nasce nel 1961 in un contesto nel quale il mondo del design aveva già una sua dimensione di spicco nel panorama dell’arredo.

Sul finire degli anni ’70 ci fu un’azienda, Cassina, che per prima utilizzò il proprio show room in città per mostrare i propri prodotti, di fatto estendendo lo spazio del Salone al di fuori dei luoghi della fiera.

Fu quest’azienda dunque a creare il precedente che poi molte altre imprese avrebbero seguito nel tempo, portando il design fuori dal Salone e dando vita in modo spontaneo agli albori dell’attuale Fuorisalone.

Gli anni ’80: le fondamenta del Fuorisalone

Nel 1981 Alchimia e Memphis mostrarono i propri allestimenti in location alternative in città, contribuendo in modo significativo a portare il Salone al di fuori degli spazi consueti, con grande riscontro di pubblico e visibilità.

Nel 1983 la rivista Abitare dedicò una sezione al Fuorisalone, di fatto riconoscendolo come fenomeno innovativo.

Sempre più riviste di settore, negli anni successivi, consacrarono il Fuorisalone quale evento appannaggio tanto di commercianti, designer e architetti, quanto di un pubblico ampio fatto di appassionati e curiosi.

Gli anni ’90: il decennio dei nuovi impulsi

Per il 30° anniversario del Salone del Mobile la rassegna si spostò dal settembre ’90 all’aprile ’91.

In quel vuoto lasciato dallo slittamento del Salone la direttrice della rivista Interni, Gilda Bojardi, organizzò appunto nel settembre 1990 la prima Milano Designer’s Week, coinvolgendo 120 show-room di arredamento e gallerie d’arte e di design in un progetto che prevedeva di presentare una mostra o un allestimento speciale.

Questi eventi furono raccolti nella prima guida ufficiale del Fuorisalone (anche se il termine fu ufficialmente adottato qualche anno dopo, nel 1997).

Già dall’anno successivo l’esperienza della Milano Designer’s Week fu riallineata al calendario ufficiale, ma tanto era bastato per dare un ulteriore slancio al palinsesto di eventi che avrebbe imperversato negli anni successivi.

Gli spazi della città esplorati, le esperienze proposte e l’arrivo di iconiche aziende internazionali quali la giapponese Muji crearono un fermento tale anche tra i ‘non addetti ai lavori’ che negli anni successivi il Comitato Organizzatore (Cosmit) decise di aprire il Salone anche al pubblico generalista.

Il nuovo secolo tra fasti e sobrietà

Gli anni 2000 sono quelli di Zona Tortona, il primo progetto di marketing territoriale del Fuorisalone, e del Bar Basso, delle grandi feste dai capannoni abbandonati allo stadio San Siro fino ai palazzi storici del centro di Milano.

Il Fuorisalone diventa una realtà -in costante evoluzione- in cui il design estende i propri confini fino ad includere nuovi settori produttivi e nuovi campi di applicazione della cultura del progetto.

Fino ad arrivare ai giorni nostri, con il Fuorisalone vetrina della creatività a 360°, sempre più democratico e meravigliosamente inimibitabile, necessariamente attento ai grandi temi della sostenibilità e dell’ambiente che segnano questi anni e il futuro tutto.