"Progetto" è la parola chiave che caratterizza il Back to The Future Live Tour, il nuovo tour di Elisa, la cantautrice di Monfalcone seconda all’ultimo Festival di Sanremo con "O forse sei tu". Un progetto ampio e omogeneo che tiene al centro la musica certo, ma soprattutto la sostenibilità.

20 regioni, trenta date a partire dal 28 giugno in location dal valore paesaggistico e storico e tre giorni speciali all’Arena di Verona il 28, 30 e 31 maggio dove Elisa sarà Direttrice Artistica dell’Heroes Festival, quest’anno rivolto al tema green. La prima idea qualche mese fa, pensando alla musica come mezzo per cambiare le cose, anche nei piccoli gesti. Credendo davvero che la musica possa fare partire una piccola rivoluzione.

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Regolamentato da un protocollo ideato dal Politecnico di Milano e Music Innovation Hub, lo spettacolo è stato pensato per avere impatto minimo sul pianeta: per questo è stata nominata advocate/champion per le Nazioni Unite con la campagna SDG Action Campaign, prima alleata sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Durante la conferenza stampa Elisa ha parlato ai giornalisti per la prima volta dopo il Festival dichiarando di non vedere l'ora di ricominciare a suonare. Eppure, più che di musica si parla di attenzione, di rivoluzione, di cambiamento, con la consapevolezza di non poter essere sostenibile al cento per cento, ma di poter dar il via a un processo importante per iniziare a cambiare le cose.

La sostenibilità

«Quello che cerchiamo di fare rispetto alle tournée precedenti è di ridurre la quantità di tir che si spostano per trasportare il nostro palco. Trovare parte delle strutture sul posto è una scelta più ecologica. Stiamo progettando un palco con un sistema di video e di luci che richieda meno spazio. Mancano ancora tante cose in Italia, ma noi dobbiamo accendere l’attenzione per creare l’accelerazione del processo di sostenibilità. Mi è stato proposto di suonare durante il giorno in luce diurna. Non ho accettato, devo dire la verità, anche se so che è molto più sostenibile, perché capisco anche che bisogna essere realisti e provare a restituire al pubblico la magia che è mancata in questi anni e quello che ci si ricorda dei concerti che ci mancano tanto, soprattutto ora che abbiamo la certezza che non saranno più rimandati. Rinunciare completamente in un’Arena di Verona alla luce della sera, rischia di non far amare la sostenibilità ma far sentire che manca qualcosa. Con le luci è tutto più magico, non voglio avere un meno sul mio show. Risolvo qualcosa con tante altre azioni piccole e individuali continue. Spero di ispirare il cambiamento dell’atteggiamento e che altri colleghi mi seguano».

Il tour

«Un concerto deve rimanere un concerto e la musica deve rimanere la musica. I contenuti poetici e il tema della sostenibilità ci saranno, in maniera artistica. Non voglio che tolga nulla alla magia e anche alla leggerezza che deve trasmettere un live. Sarà un equilibrio, una bella sensazione. Dobbiamo sentire che stiamo celebrando la bellezza non che qualcuno ci sta sgridando. Avremo video, parti che parleranno di sostenibilità, ma avranno sempre uno sfondo artistico. Il concerto deve rimanere uno sfogo. Non voglio avere la pretesa di cambiare il mondo con un tour, ma è importante la rieducazione. Abbiamo cercato di essere presenti in tutte le regioni e in posti diversi. Dai concerti a mezzogiorno in alta quota ai concerti in cave naturali. Tutti posti bellissimi, non potrò fare cambi di arrangiamento, sono alle prese con un repertorio enorme, la lista di canzoni è lunghissima. Ho fatto un doppio album, sto qua da 20 e passa anni. La scaletta non sarà quindi diversa nelle vaerie date. Farò i brani in un modo solo, meglio che posso. Con me ci saranno cinque elementi della band e cinque coriste, porteremo un suono molto organico. Molto ricco. All’Arena avremo anche un ensemble di archi di più di 20 elementi e fiati da big band. Sono molto felice e… ho tanto lavoro».

La forza del cambiamento

«Quando si pensa a un tour, fai disegnare un palco e lo porti avanti. La differenza di progettare dall’inizio un tour più sostenibile dal punto di vista dei tir considerando che dovrai utilizzare materiali presenti sul posto e quindi eliminare le cose “non standard” che non puoi trovare, ti limita. E allora ragioni con limiti e ti basi su questo. Potremo proseguire così anche in autunno. Anche per il cibo invece dei grandi marchi cercheremo i produttori di paese, come fosse una grande festa in piazza, in una condivisone di arte cultura e umanità. E gli avanzi anni fa venivano buttati via, oggi si lavora a protocollo e gli avanzi devono essere dati alla mensa dei poveri o dove c’è bisogno. È una piccola cosa che moltiplicata per tutti gli artisti e tutti i tour è grande. La politica della gocciolina, cercando altre gocce con la stessa intenzione. Solo insieme possiamo lasciare un segno significativo. E il segno che voglio lasciare è che vale il contenuto e non la forma. Il contenuto è più grande della forma, dobbiamo uscire dai canoni estetici. Prima facevo il mio show senza pensare a quanti tir servissero. Io oggi ci penso, per avere meno camion sulle strade. Questo è quello che posso fare. Non posso cambiare tutto subito, ma posso cercare di fare quello che è nella mia possibilità. La plastica l’ho bandita due tour fa. Le magliette del merchandising sono da anni in cotone organico, made in Italy».

Gli opening e gli ospiti in Arena

«Posso annunciare i primi tre ospiti: Elodie, Marracash e Rkomi. Ne seguiranno altri ma non li posso ancora dire. Le aperture saranno invece di Joan Thiele, Chiello e La Rua e Venerus.

L’impegno

«Ci sono due livelli in cui cerco di essere sostenibile. Uno è personale, quello che faccio come persona tutti i giorni. Troverò il modo per parlare con il mio pubblico delle nostre abitudini. L’altro è lavorativo, come artista ho la possibilità di poter agire parlando a tante persone. Farò tutto quello che posso fare, perché è giusto così. Lo faccio per il mondo e per la natura che amo sempre e ho sempre amato, da quando ero piccola. Non mi sento pulita ad ignorare questo problema oggi. È folle. Non penso mi fermerò qui, questo è solo l’inizio. Spero di trovare amici, colleghi, fan e aziende che vorranno aiutarmi».

Il futuro

«I giovani purtroppo hanno tanto da perdere. Sono quelli che pagheranno il prezzo più alto. Sono anche quelli che hanno strumenti moderni, un’attitudine spesso più consapevole. Rispetto ai nonni o noi genitori. I giovani sono più pronti a cambiare, io mi sento di doverlo fare. Sarà difficile, è un percorso, ed è l’inizio. Ma quello che posso fare lo voglio fare tutto».