Qualche mese fa i miei genitori hanno ridipinto i muri della mia cameretta di casa loro, quella dove sono cresciuta nella Valle e che piano piano ho abbandonato per spostarmi a Milano da sola. D'istinto, mi sono messa subito a pensare ai possibili modi in cui salvare la parete adiacente al mio letto, che negli anni avevo riempito di scritte a matita, testi di canzoni fondamentali: c'era tutta «Cinderella» di Mac Miller e più recentemente avevo aggiunto «home with you» di FKA Twigs. Poesie, reference di romanzi e manifesti; le ultime che avevo scritto erano state le parole di Jayana Future Khan (attivista e co-founder di Black Lives Matter) pubblicate su "The Autumn 2020" Issue di Dazed; le prime, mi sembra qualcosa di Leopardi che avevo studiato al liceo (e che ora mi suonerebbero forse patetiche). Un puzzle di liriche, versi e disegni che per me volevano dire il mondo e che hanno accompagnato e definito il mio coming of age di ragazza - sì, ho paura di stancarmi dei tatuaggi e quindi ho scritto tutto sul muro.

Il legame che una ragazza ha con la propria camera da letto è qualcosa di quasi inspiegabile a chi non lo vive. Questo spazio rappresenta una specie di santuario, una culla della privacy adolescenziale, un luogo da decorare con oggettistica carina e tappezzare di poster e polaroid consumati dal tempo. Una sorta di vacuum spazio-temporale in cui liberare la propria creatività, ma non solo: rappresenta anche un luogo in cui formare la propria identità, oltre che un safe space in cui ritirarsi e essere sicure per sempre, salve per davvero.

Parlare di girl bedroom non equivale, come potrebbero affermare semplicisticamente, a collezionare immagini aesthetic di stanze carine con cui riempire ordinatamente le bacheche su Pinterest: in sociologia, la sottocultura vera e propria per cui una donna (nel senso più ampio del termine) è legata inscindibilmente alla propria stanza da letto è denominata Bedroom Culture, e oggi, come sostiene i-D, sembra stia vivendo una rinascita.

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Copertina alternativa di Guts di Olivia Rodrigo

Secondo il magazine britannico, infatti, oggi la cultura della camera da letto si è ritagliata un posto al centro dello zeitgeist, sia praticamente che esteticamente. Gli esempi sono numerosi e eclatanti: nel suo secondo album, Guts (2023), Olivia Rodrigo titola una canzone "making the bed", e in essa racconta di come si nasconda dal mondo rannicchiandosi con la testa sotto le coperte («Pull the sheets over my head»). Un artwork del disco la vede ciondolare in una cameretta dalla vibe Anni '80, circondata da infiniti totem e simboli dell'iper-femminilità adolescenziale. Questa stanza da letto, topos centrale della girl culture, è un leitmotiv adatto per la cantante, che sta rapidamente diventando l'icona indiscussa della girlhood contemporanea.

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Storia della Bedroom Culture

Facendo un salto nel passato, ci si può accorgere di come le potenzialità di questo fenomeno siano oggetto di discussione già da decenni. Era il 1977 quando Angela McRobbie e Jenny Garber identificavano nella Bedroom Culture una ricca sottocultura degna di studi e approfondimenti: in Girls and subculture le studiose osservavano che le adolescenti venivano educate, e socializzate, a trascorrere il loro tempo libero nella propria stanza, per sottrarle ai pericoli e alle violenze sessuali. Al tempo stesso, invece, i ragazzi erano lasciati liberi di occupare le strade, seminando con impunità la loro «avena selvatica». La camera da letto diveniva così il centro del mondo di una teenager, un nesso di comunicazione ed espressione del sé, dove le ragazze «sperimentavano il trucco, ascoltavano dischi, leggevano riviste, valutavano i fidanzati, chiacchieravano, scherzavano», come scritto dalle studiose.

Ma le adolescenti non si limitavano a divorare copie di Seventeen. Le ragazze usavano le loro stanze per scrivere poesie e riempire le pagine dei loro diari, suonare strumenti, comporre canzoni, ma soprattutto coltivare opinioni. Lo spazio della camera da letto-santuario, e il modo in cui le teenager lo decoravano, diventava sempre più una forma creativa di ribellione al controllo dei genitori della società patriarcale, e di iniziazione all'indipendenza.

Con l’avanzare della tecnologia – ancora di più dopo la diffusione di internet – la portata di questa attività si è progressivamente ampliata: con un semplice clic, le ragazze potevano accedere al mondo da cui erano state protette, studiando e formando la propria identità con il contributo di comunità online di nicchia e informazioni infinite a cui accedere. Dopo essere state nascoste così a lungo, poter usufruire di contenuti, se non diffondere le proprie idee e creazioni a chiunque avesse una connessione web rappresentava un'opportunità oltremodo radicale.

Un'ulteriore trampolino di (ri)lancio della Bedroom culture può essere sicuramente individuato nel periodo del lockdown. Come sostiene sempre i-D, a causa del COVID, dell’impennata degli affitti delle case e del costo della vita, un numero record di giovani vive ancora, o ha vissuto, a casa dei genitori, o con coinquilini, ben oltre l’adolescenza. La camera da letto, e le sue sfaccettature femminili hanno mantenuto quindi la loro funzione di santuario privato, diffondendosi anche nell'età adulta, compagna della tendenza e del sentimento popolare condiviso online secondo cui le donne millenial si sentono oggi teens in their 20s. «Un altro trend di cui Olivia Rodrigo è diventata inconsapevolmente il volto», sottolinea il magazine.

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Da Youtube, «Eugene», Arlo Parks

Rodrigo non è l'unica artista a aver riscoperto oggi l'ispirazione creativa della camera da letto: se nel cinema una menzione d'onore va sicuramente, e come sempre, a Euphoria, nella musica c'è SZA che su youtube regala una video performance alternativa di «Hit Different x Good Days» direttamente dal letto, o Clairo che ha raggiunto il successo, nel 2017, con il videoclip di «Pretty Girl» registrato in modo amatoriale tra le pareti di camera sua. L'estetica della cameretta è centrale anche nei videoclip di «Eugene» di Arlo Parks, di «Nonsense» di Sabrina Carpenter e nelle immagini di una stanza «Sofia Coppola-coded» con cui Madison Beer ha annunciato su Instagram la tracklist del suo Silence Between Song.

Del resto Sofia Coppola stessa è la reference cinematografica definitiva dell'estetica femminile. Non solo di quella glam dei pasticcini gustosi, dei vestiti pastello drappeggiati e degli accessori culto di Marie Antoinette. Si pensi alla stanza da letto delle sorelle ne Il giardino delle vergini suicide: la regista statunitense riassume visivamente molto più del lato glossy delle ragazze, quello delle lenzuola di lino e dei pattern floreali; i suoi film sono anche simbolo delle tendenze della Bedroom culture maggiormente orientate al disordine e al caos. A conferma del fatto che una ragazza può essere quello che vuole: rivendicare uno stile culturalmente a lei associato, fatto di fiocchetti e nastrini rosa, oppure appropriarsi di quei dettagli codardamente relegati all'uso e al consumo esclusivo del maschile.

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Sofia Coppola, The Virgin Suicides, 2000

Tutto si ricollega su TikTok, dove, accanto al dibattuto trend del bedrotting (letteralmente "marcire nel letto"), è apparsa recentemente una clip che paragona le camere da letto disordinate all'estetica di Coppola, in cui i montaggi di stanze caotiche sono scanditi da un audio che recita: «Ecco il punto, quando la stanza di un ragazzo è disordinata è tipo: "Oh mio Dio, è sporco… Ma quando la mia stanza è disordinata, quando la stanza di una ragazza è disordinata, è "Sofia Coppola", cavolo, è "una ragazza adolescente"».

Se lo spirito del tempo del 2024 vuole la Bedroom Culture di nuovo pop, le donne e le ragazze non aspettano altro, almeno dagli Anni '70 in poi (ma sicuramente da molto prima), di poter occupare non solo le proprie bellissime camere da letto, ma anche e soprattutto il suolo pubblico, le strade delle proprie città, gli eventi in prima linea, e i posti di lavoro; con pari diritti, egual dignità, e in un ambiente che possa essere davvero definito sicuro per loro. Il senso, infondo, è sempre quello dello slogan che cancella la frase "Protect your daughter" e la sostituisce con "Educate your son".

Alla fine, non ho trovato modi per staccare una parte del muro dalla mia vecchia camera da letto e preservarne le scritte. Quelle pareti sono tornate tutte bianche, ma io ho iniziato a scrivere nella mia stanza a Milano: per ora c'è la frase che un ragazzo mi ha detto prima di concludere la nostra situationship in una pizzeria di Via Padova che già non c'è più: «Nessuno è tranquillo»; e la poesia del 2011 di Cristina Torres Cáceres, «Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima».