«Nel 2023, il mercato ha cospirato per venderci una cosa, impacchettata in modi diversi, e quella cosa era: l'essere una ragazza». Così ha annunciato Isabel Cristo su The Cut e non a torto. Forse il 2023 è stato davvero l'anno delle ragazze, ma per confermarlo dovremmo prima rispondere a un'altra domanda: chi sono davvero le ragazze?

Le ragazze, per prima cosa, si vestono di rosa: lo dice il cliché che, da secoli ormai, o si ama o si odia, spesso semplicemente lo si accetta. Si veste di rosa, del resto, anche il loro idolo per eccellenza, Barbie. La casa di Barbie è rosa, l'ambulanza di Barbie è rosa, è rosa la macchina di Barbie ed è rosa, in diverse sfumature di rosa, tutto il suo guardaroba. Nulla di strano, dunque, se, nel creare la scenografia per il film di Greta Gerwig si è andati incontro a una carenza internazionale di rosa fluorescente di marca Rosco. Forse per questo, a fine anno, Pantone ha preferito scegliere una diversa sfumatura per il suo colore 2024: sempre rosa, comunque, ma un pesca, il Peach Fuzz 13-1023.

È stato indubbiamente l'anno di Barbie, del barbiecore - finito nei nostri armadi e sfoggiato, sull'onda di un entusiasmo osmotico, quasi da tutti - l'anno di Gerwig e l'anno di un'altra ragazza, almeno: Taylor Swift. La pop star è stata nominata persona dell'anno da Time Magazine a 34 anni: anche lei bionda, anche lei pronta a incarnare il girl power cantando del suo percorso per diventare donna, fa notare Cristo. La girlhood, per come la intendiamo a livello estetico, si è diffusa dalle tendenze beauty tra fiocchi e forcine, alla moda Y2K che strizza l'occhio proprio a quegli anni 2000 in cui l'ossessione per la vita delle ragazze si è scoperta essere una prerogativa da maschi bianchi e ricchi, mentre Britney si radeva i capelli per dire al mondo «Non sono più la vostra ragazzina in minigonna e codini».

Noi donne adulte oggi usciamo ugualmente un po' nostalgiche a comprarci le ballerine come nel 2005, ci coloriamo le guance di rosa con qualche glitter. Nel frattempo le più piccole, su TikTok, fanno quello che si è sempre fatto, ma meglio di come lo facevamo noi: si mostrano già donne, armate di fondotinta e rossetto. Poco importa se così finiamo tutte schiacciate nel mezzo, in una fantasia precisa: «abbastanza adulte da essere disponibili, abbastanza giovani da non essere minacciose», come ricorda The Cut. L'essere ragazze è stato costruito così, come un tempo-luogo dettato più dal marketing e dai desideri patriarcali che da una caotica, luminosa sperimentazione della nostra identità adolescenziale. Questo, scrive Isabel Cristo, solleva «una domanda un po' inquietante»: se il problema dell'adolescenza è che si tratta di «un prima» («prima della pubertà, prima della vita e, soprattutto, prima del femminismo»), «cosa c'è, esattamente, di così poco invitante nell'essere una donna adulta?». Molte cose a dire la verità: le bollette, le decisioni di vita, le pressioni sociali, «Quando fai un figlio?», le leggi antiabortiste, le rughe. Allora forse è meglio vivere a Barbieland o come Stay-at-home girlfriend, ignorando decenni di lotta per l'emancipazione, ignorando i pericoli di una vita da mantenute e magari abbracciando le potenzialità che capitalismo e patriarcato offrono a chi sa stare al gioco. Lo facciamo tutte, in certa misura.

L'alternativa è provare a rivendicare l'essere ragazze e l'adolescenza stessa. Ripartire da quello spazio di possibilità su cui creare una narrazione nostra, prima che, come fa notare l'autrice e giornalista Peggy Orenstein, l'autostima di ogni ragazza subisca un crollo drastico di fronte alle prescrizioni sociali. Uno spazio di creatività dove le ragazze possano sperimentare per loro stesse, scegliendo - un po' come la Barbie Stereotipo di Gerwig - il tipo di donna che vogliono essere. Lì le ragazze si vestiranno di rosa o di nero, rideranno e saranno frivole, faranno sesso, se gli va. Le ragazze faranno video su TikTok, si innamoreranno, piangeranno, si lasceranno maltrattare e si arrabbieranno. Le ragazze studieranno, otterranno la laurea e coltiveranno nuovi sogni. Se le ragazze verranno molestate per strada, sessualizzate, stuprate e uccise dai loro ex, indosseranno i loro fazzoletti rosa e scenderanno in piazza a manifestare. Le ragazze andranno a ballare e combatteranno il patriarcato senza un ordine prestabilito. Le ragazze saranno tutto questo insieme e la loro libertà non avrà un prezzo.