Ancora una volta, con la sua quarta produzione, Stranger Things ha ripescato tra vecchi e impolverati successi del passato per impreziosire scene soprannaturali dove paura, impotenza e un profondo senso di alienazione fanno da padroni. In questi giorni a tornare in auge è stato un brano dell’artista britannica Kate Bush, la sua "Running Up That Hill" è in vetta a tutte le classifiche Spotify e iTunes sbaragliando le più ascoltate di Harry Style e la popolarissima di Lizzo. Quello che sta accadendo con il brano di Kate Bush, che segna a diventare la colonna sonora di un’estate dal sapore nostalgico, è ciò che abbiamo visto accadere lo scorso anno con "The Never Ending Story" di Limahl, il mitico brano de La Storia Infinita. E come dimenticarlo.

Lontani dal riappropriarci dei nostri cari vecchi walkman che se ne stanno dormienti in scatole dimenticate tra cantine e scaffali troppo alti, ci immedesimiamo subito in Max interpretata da Sadie Elizabeth Sink. Lei, le sue cuffie e la sua "Running Up That Hill" diventano all’unisono protagonisti di parte della nuova tenebrosa stagione di Stranger Things. Evitando spoiler, basti sapere che il brano di Kate Bush è il suo preferito e diventerà il collegamento indispensabile con la dimensione reale per salvarsi.

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Ma perché riportare in auge Kate Bush sembra così rivoluzionario? L'eclettica cantante degli anni Ottanta è stata rivoluzionaria lei stessa, un’artista che racchiudeva nei suoi brani riferimenti a situazioni private, pubbliche e performance. A notarla, agli inizi degli anni Settanta, fu il chitarrista dei Pink Floyd, David Gilmour il cui aiuto fu prezioso per far arrivare una sua demo alla casa discografica EMI, una delle quattro major più importanti del panorama londinese del tempo. Il primo album, The Kick Inside, conquistò la capitale inglese con tre dischi di platino e, poi, l’intero mercato mondiale lavorando a cinque copertine diverse a seconda dei paesi (USA, Canada, Sudamerica, Giappone e Jugoslavia). Un album al cui interno inserisce anche un brano omaggio a Emily Bronte, "Wuthering Heights", scritto anni prima (qui, si ispira al riadattamento cinematografico di Cime Tempestose del 1970 e ne scrive un brano ispirandosi ai sentimenti di Cathy, come se a provarli fosse lei).

"Running Up That Hill", invece, arrivò con l’album Hounds of Love pubblicato nel 1985 che la rende una delle cantanti pop più apprezzate del tempo. Il brano che domina oggi le classifiche grazie a Stranger Things originariamente nasce con un altro titolo, "A Deal With God", ma il riferimento religioso è così forte che si decise subito di trasformarlo in un sottotitolo per evitare che mercati eccessivamente religiosi impedissero la sua riproduzione. Tra questi Paesi, negli anni Ottanta, c’era anche l’Italia. «Se solo potessi, farei un patto con Dio e gli farei scambiare i nostri ruoli», canta Kate Bush per raccontare l'incomunicabilità tra uomini e donne che diventa il motivo di profonde incomprensioni risolvibili solo con l’aiuto di qualche forza più grande.

Stranger Things, ancora una volta, riesce a catapultarci in un passato reale fortemente americano, quello dei fast food con milkshake extra large, delle salopette e delle cuffie attorno al collo pronte a proteggerci dai mali invisibili o spaventosi come quelli che dominano la cittadina di Hawkins. Prima di essere inclusa nella serie paranormale, Kate Bush non era mai entrata nelle classifiche streaming. Nel momento in cui scriviamo la sua "Running Up That Hill" si trova in seconda posizione nella classifica Viral 50 di Spotify e alla quarta posizione tra le Top 200 con più di 5 milioni di ascolti. Anche il profilo Instagram dell’artista (che oggi ha 63 anni) è stato circondato da un caloroso abbraccio d’amore di tutti gli appassionati della seria. I commenti sono tantissimi am tra tutti se ne ritrova sempre uno uguale agli altri: «Grazie Kate, hai salvato Max».