Come avresti vissuto se tua mamma fosse stata un’astronauta? Io probabilmente con il naso all’insù, studiando il cielo, le stelle, puntando il dito verso un luccichio lontano pensando di indicare proprio lei. Avrei vissuto un’infanzia normale e non da “povera bambina senza mamma”, anzi… credo proprio che i sacrifici compiuti da un genitore siano la più grande scuola di valori per un figlio. Samantha Cristoforetti, la prossima primavera, partirà per una nuova missione, questa volta da comandante e se, qualcuno dalla mentalità patriarcale, pensa di poterci fare qualche lezioncina sull’importanza della presenza di una madre per la crescita dei figli, gli rispondiamo a dovere. E la storia di Samantha ci offre un meraviglioso spunto.

“Se uno dei due genitori fa un lavoro che lo porterà a non esserci per un periodo lungo è fondamentale che sia l’altro genitore ad avere il rapporto quotidiano e più forte con i figli. E nel nostro caso è il papà. Non ho mai cercato di avere un rapporto con mia figlia per cui sarei stata indispensabile, sarebbe stato del tutto irresponsabile da parte mia”, ha raccontato Samantha Cristoforetti a Sette per Il Corriere della Sera in una lunga intervista in vista del nuovo impegno per cui si sta duramente preparando. “Mi sono ricatapultata a Houston a fine gennaio, dopo sei anni che mancavo, per una valutazione di cosa ricordavo e cosa no e un programma di aggiornamento. Molte cose sono cambiate, soprattutto nella parte dei sistemi e dei dispositivi che permettono di sopravvivere nello spazio. Per ora sono stata abbastanza separata dal resto del mio equipaggio perché siamo un po’ sfasati: Kjell Lindgren ha fatto il backup un paio di anni fa ed è abbastanza fresco, Bob Hines invece è alla prima esperienza. Adesso piano piano inizieremo a ricongiungerci e a prepararci come squadra, svolgendo attività soprattutto negli Stati Uniti”.

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Ormai per Samantha la preparazione di un viaggio tanto importante sembra meno impegnativa e stressante di quella prima volta nel 2014.“Non hai di nuovo quel picco emotivo, e come potrebbe essere altrimenti, e puoi essere più distaccata. Puoi avere un pochino più di buffer, sia cognitivo sia emotivo, per vivere l’esperienza al rallentatore. Accorgerti dei dettagli. Non solo accorgerti: avere il tempo di registrarli, ricordarli”. Il suo primo lancio la decretò la prima italiana a viaggiare nello spazio e, tra pochi mesi, quando tornerà nella Stazione Spaziale Internazionale per una missione assegnata dall’Agenzia Spaziale Europea, diventerà la prima donna europea a ricoprire il ruolo. “Dovrò prendere decisioni sulla vita e sulle attività nella Stazione, come la pianificazione dell’uso delle macchine per fare sport, e sull’organizzazione del lavoro”.

Samantha Cristoforetti è motivo di orgoglio per il nostro paese, una figura a cui ispirarsi - non a caso è diventata una Barbie - e prendere spunto . Inseguire e vivere dei propri sogni si può. Anche se si nasce donna. Anche se la società ha pianificato per te un destino diverso. Ciò che più amiamo della nostra astronauta è il suo senso di protezione verso la sua vita privata e la capacità di scindere la vita da mamma e moglie da quella da astronauta. “Io cerco sempre di mettere uno spazio tra me e le aspettative del mondo esterno: io sono Samantha, mi dico, quella là fuori è AstroSamantha e si gestisce tutto da sola”.