«Cara Minaa,
nel corso della mia carriera ho svolto principalmente lavoretti precari – zero tutele e paghe misere – ma ho ora finalmente un contratto a tempo indeterminato. Lavoro come assistente amministrativa presso un ospedale, e mi piace molto. La mia capa però è una maniaca del controllo. Mentre produco un modulo dopo l’altro mi chiede aggiornamenti costanti e non fa che controllare ossessivamente ogni mia mossa, portandomi a dubitare delle mie capacità. Non lo fa solo con me: qualche collega ha iniziato a ribellarsi mettendo tutti i giorni in discussione la sua autorità, e le cose hanno preso una brutta piega. Tra l’altro neanche le persone con cui lavoro sono il massimo: stanno qui da anni e formano un gruppetto a sé stante. Quando, dopo essermi fatta coraggio ho invitate tre di loro a pranzo, hanno declinato con scuse diverse, però poi le ho beccate che andavano a mangiare insieme. Sembra una stupidaggine da ragazzini, ma ci sono rimasta male. Questa situazione mi sta costando la salute mentale, eppure non ho mai guadagnato così tanto in vita mia. Ovviamente ho già fatto diversi colloqui, ma finora senza trovare niente con uno stipendio paragonabile. Dovrei restare qui per i soldi o andarmene?»

a woman moves to comfort a co worker who is slumped over her desk in despair, circa 1940 photo by fpghulton archivegetty imagespinterest
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«Cara lettrice, questa domanda richiede un esame di coscienza da parte tua. Da un lato, mettere a repentaglio la propria salute mentale per il denaro non è una gran mossa. Ma la precarietà economica impatta negativamente sul benessere, quindi anche dare le dimissioni potrebbe non essere la scelta ideale. Anziché limitarti a questi due estremi, perché non stili una lista di pro e di contro che ti aiuti a valutare cosa hai da guadagnare (o da perdere) dal tuo lavoro attuale? Inizia dai contro. Per ogni punto negativo, chiediti se riusciresti a sopportarlo per un altro anno. Magari capirai che puoi farcela finché non avrai trovato un altro lavoro dalla paga altrettanto consistente. Se invece ti senti ancora più scoraggiata, si vede che non ne vale la pena. Ora veniamo ai pro.

Uno stipendio alto è una gran cosa, ma che altri vantaggi ci sono? Stai acquisendo competenze per il futuro? L’azienda offre benefit? Per ogni punto positivo, chiediti se è qualcosa che riusciresti a trovare altrove. Se la risposta è sì, continua a fare colloqui. Magari ci vorrà del tempo ma, se ci sono abbastanza pro, io pazienterei ancora un po’. Ai fini di una soluzione rapida, invece, perché non provi a difenderti ogni tanto? Quando i superiori si comportano così spesso è perché sono in preda a qualche conflitto interiore, tipo ansia o insicurezza. E per affrontarne la pressione tendono a criticare i sottoposti. Non è giusto, ma si riflette negativamente su di loro più che su di noi, quindi cerca non prenderla sul personale.

Per sentirti meno stressata, potresti parlare con la tua capa. Chiedile un incontro e inizia così: «Mi definisci una lavoratrice instancabile e io lo apprezzo molto, ma il modo in cui controlli il mio operato mi fa percepire una mancanza di fiducia nei miei confronti». Avere una discussione del genere non è facile ma se non parli chiaro lei non saprà mai che ti rende difficile il lavoro. Se dovesse mostrarsi insensibile saprai a cosa far attenzione nei prossimi colloqui, ovvero chiedere ai potenziali datori di lavoro di descrivere il loro stile di leadership. Quanto al gruppetto di colleghe in ufficio: purtroppo le relazioni non possono forzarsi. Mi sembra che tu abbia già provato a inserirti e, se ci tieni davvero, vale la pena ritentare. Ma se otterrai la stessa reazione dovrai accettare che si tratta di persone con cui avere solo conversazioni superficiali. E va bene così. Accettare queste relazioni per quel che valgono potrebbe migliorare la tua qualità di vita finché non avrai trovato un altro lavoro».