Quasi 320 mila persone, chiamate a votare la parola più rappresentativa del 2022 dall'Oxford Dictionary, hanno scelto globlin mode come espressione emblematica dell'anno appena trascorso. E, ovviamente, come mantra per il futuro. È stato un plebiscito, o quasi, con quasi il 94% di preferenze: goblin mode vuol dire, letteralmente, lasciarsi andare, concedersi una tregua, mollare il colpo e respirare. Fisicamente e forse anche un po' psicologicamente. Il termine si riferisce infatti

a quel tipo di comportamento auto-indulgente, pigro, sciatto tipico di chi rigetta le norme o le aspettative sociali.

Casper Grathwohl, presidente dell'Oxford Languages, ha detto al Guardian che l'espressione sembra essere sintomo di una volontà collettiva ed evidentemente molto sentita di trascendere le regole imposte da social e filtri, che spesso ci spingono a stemperare o addirittura nascondere le imperfezioni a favore di una narrazione che punta solo sul bello, sull'aesthetic edulcorata. Su un piano più ampio, 'entrare in goblin mode' rappresenta anche un certo modo di rifuggire quei meccanismi che ci vogliono sempre performanti e aggiornati, soprattutto in senso professionale. Le recenti critiche all'etica del lavoro predicata da Elon Musk ai suoi nuovi dipendenti in Twitter la dice lunga sul fatto che non siamo più disposti a scendere a compromessi per vincere il trofeo dei migliori.

La sciatteria cui si riferisce la definizione dell'Oxford Dictionary è dunque sia fisica che mentale e non ha necessariamente un'accezione negativa: sono questi, infatti, gli anni in cui stiamo imparando a considerare peli, capelli bianchi e forme del corpo non come difetti che ci allontanano da un ideale, ma più come unicità che da quel traguardo, imposto da chissà chi, invece ci allontana per sempre (e per fortuna).

Sono gli anni in cui il bisogno di dare un nuovo volto alla consapevolezza e nuove forme al prendersi cura è diventato prioritario: prima di vincere, è necessario vivere. E farlo tenendosi ben lontani da quegli esempi di perfezione che spopolano ad esempio su TikTok - che, pur essendo un brillante contenitore di lifestyle label free, spesso diventa anche riflesso di un modo di vivere che, letteralmente, non può essere sostenibile nel mondo reale - dove ragazze già perfette lo diventano ancora di più in hangover, in cui le case non sono mai in disordine, dove persino i mobili Ikea diventano di design e ci sono sempre fiori freschi sulla tavola da pranzo. C'è da dire che goblin mode è un espressione che marchia diversi video sulla piattaforma sin dal febbraio 2022, quando l'hashtag è diventato virale: sono contenuti orientati a mostrare un altro modo di vivere, altrettanto possibile ed esteticamente meno appetibile, di quello promosso dalla società della performance.

L'iconografia del "perdente"

Certo, sia le serie tv che la cinematografia, nell'ultimo ventennio, hanno spesso cercato di esplorare affettuosamente questo universo composto da gente inadeguata ('akward' o 'weirdos', direbbero gli americani), individui che cercano di arrabattarsi come possono per emergere, o quanto meno per restare a galla, in un mare di colleghi più bravi, amiche più belle, parenti più furbi, conoscenti più di successo. Ma lo ha fatto, appunto, con grande condiscendenza. Così Bridget Jones, indimenticabile personaggio nato dalla penna di Helen Fielding e incarnato, sullo schermo, da Renee Zellweger, è sì un'anti-eroina piena di vizi e ridondanze, ma è pure insoddisfatta, invischiata in una perenne lotta con la voglia di cambiare e l'incapacità (o la mancata volontà) di farlo davvero. Nell'iconografia classica delle commedie romantiche o delle serie tv, il protagonista anti-convenzionale non mantiene a lungo questa sua unicità: la sceneggiatura lo porta spesso a cambiare, migliorarsi e, infine, evolvere. Spesso questa evoluzione lo allontana da chi era in fase iniziale, stravolgendone i tratti e avvicinandolo di più alle aspettative sociali dello spettatore, ormai interiorizzate.

Oppure, se mantiene la sua akwardness, è spesso perché soffre di una patologia o di un malessere che gli impedisce di adeguarsi alle norme sociali (Sheldon Cooper di The Big Bang Theory, la stessa Mercoledì dell'omonima e recentissima serie su Netflix con Jenna Ortega). Pure la stessa protagonista della serie di Tim Burton, a un certo punto, cede e abbraccia la sua compagna di stanza Enid Sinclair (Emma Myers) - l'abbraccio è simbolo di quella vicinanza che non hai mai provato per nessuno e da cui si tiene ben lontana - segno che neanche Wednesday è immune al bisogno fisiologico di appiattire ogni personaggio nato 'strambo' sulla formula "impegnati per diventare la versione migliore di te, per assomigliare di più a quell'ideale cui tutti dovremmo ambire".

La versione migliore di noi non esiste più

'Sii la versione migliore di te stesso', dicono gli esperti, non è più un mantra sostenibile

Prova a farcela e in caso ritenta, sii fragile, ammetti onestamente che quell'obiettivo non è raggiungibile e scala marcia. Punta al downshifting, salta l'appuntamento dal parrucchiere per coprire le radici se proprio non hai voglia, rimani sul divano a poltrire invece di rendere produttiva una giornata secondo un planning pre-impostato. Questo sì, che possiamo farlo.